domenica 7 luglio 2019

Bici Bdc Randonèe Vinadio - Colle Lombarda- Col Bonette - Col Larche (Italia Francia) 7 Luglio 2019


Edizione 2016

Dal racconto dell'OrcoLallo 


Sua maestà, La Bonette, cima storica, una delle strade più alte d’Euorpa; è lei l’obiettivo di giornata dei 2 orchi che partono alla volta della loro ennesima impresa. Stavolta forse la più lunga e dura di tutte.
La sveglia suona all’alba, anzi prima, il gallo sta ancora dormendo pesantemente quando gli orchi partono in auto in direzione Vinadio (CN), solo le 04:45. L’arrivo a Vinadio prevede il sacro rituale della colazione (forse già la terza di giornata) e la preparazione mentale per quella che si preannuncia una giornata indimenticabile.



LA LOMBARDA
A Vinadio il cielo è nuvoloso, sono le 7:00, l’aria fresca è assai gradevole agevola l’affrontare dellla prima salita, senza riscaldamento, subito secca e sincera; è la Lombarda.
Il colle della Lombarda mette subito alla prova, la sua pendenza è costante sempre dal 7% al 10% ma abbastanza pedalabile per via dei molti tornanti; la vegetazione prima rigogliosa inizia a essere più scarna, il vento aumenta di intensità e il cielo si oscura velocemente. A 2 km dalla cima, goccioloni d’acqua picchiano sui caschi e la temperatura scende sensibilmente ma non c’è tempo per mettersi gli indumenti di pioggia, l’obiettivo è arrivare al rifugio in cima al colle per scaldarci e asciugarci. Non riusciamo neanche a goderci gli splendidi panorami che offrono gli ultimi tornanti, piccoli laghi con animali al pascolo, roccia nuda e verdi prati, perchè gli occhi sono fissi sulla ruota anteriore che solleva schizzi sempre più pesanti e fastidiosi. La cima del colle non è quel miraggio che speravamo: il rifugio è a circa 300m e la strada da percorrere è un fiume di fango, tocca vestirci alla svelta, armarci di coraggio e iniziare una discesa frenetica verso il primo paese in terra francese, Isola 2000. Iniziano 4 km di discesa, tornanti, fango e sassi sparsi qua e là; le urla di guerra e motivazione riecheggiano per la valle che sembra popolata solo da 2 individui che le persone normali definirebbero “matt”. E’ quasi buio, e manca poco alle ore 9.00, ma si intravedono le luci della cittadina, è una sensazione bellissima, i 2 orchi sognano un bar, cibo e calore di qualche stufa (benché sia comunque luglio) ma ci attende solo altra pioggia, bar e negozi chiusi, enormi condomini per metà disabitati, e una pensilina di legno sotto la quale ci ripariamo insieme ad altri 2 sfortunati ciclisti, infreddoliti come noi.

Attendiamo che spiova anche se il diluvio non sembra cedere, ma nulla è perduto…da una nuvola d’acqua sbuca una figura con un poncho blu addosso ed un vassoio in mano. “Viene verso di noi?   Ma chi sarà? Un miraggio?”. Lui è Marcel, un gentilissimo signore del posto che ci ha visto in condizioni non ottimali dalla finestra di casa sua e ha deciso di portarci thermos con caffè caldo e biscotti. Il gesto ci ha letteralmente scaldato l’anima e poco dopo ciò il cielo come per miracolo si rasserena, non rimane neanche una nuvola e la temperatura aumenta in pochi minuti. In maniera goffa mettiamo letteralmente a stendere i nostri panni con le bici che fanno da stendino, i passanti ci guardano con ammirazione. Gli Orchi ripartono, la discesa ci asciuga ulteriormente, la direzione è Saint Etienne de Tinee, dove facciamo acqua e ci prepariamo a scalare il gigante. Lo sconforto di poco tempo prima era stato letteralmente azzerato da quel gesto e dal sole che ora brilla in cielo


LA BONETTE
Da Saint Etienne de Tinee la strada è ben asfaltata e attraversa boschi e piccole borgate. Non è mai troppo ripida ma la Bonette va affrontata con strategia, non bisogna affrettarsi. Va scalata lentamente e pedalando con ritmo costante, 25 km di salita non sono pochi, soprattutto dopo le avventure appena trascorse. Appena si raggiungono i 2000m di altitudine la vegetazione e il clima cambiano, occorre fare una breve sosta per prender fiato e per i bisogni fisiologici, si riparte ma Orco Lallo inizia a risentire un po’ dell’altitudine… arriva quel senso di caldo/freddo e lieve mal di testa ma i consigli dell’esperto Orco Rolfy sono miracolosi:”Continua a pedalare, rallenta solo un po’, respiri ampi con la bocca, e pensa a quello che stai portando a termine”. Orco Lallo dopo una decina di minuti in apnea, si riprende egregiamente anche mangiando qualcosa, la cima è a circa 3km, Orco Rolfy si stacca perché sente la cima vicina e parte come un capriolo. Il vento si fa insistente e a pochi metri dalla vetta Orco Lallo si appoggia letteralmente su un muro di neve evitando di finire a terra per poi riprendere gli ultimi 300 metri di strada a una media di 6kmh, quegli ultimi metri sono un agonia di vento, sabbia e freddo. Ma la vetta è lì, ci sono camper, moto, auto e qualche altro coraggioso ciclista. Ma c’è Orco Rolfy che suona la carica per gli ultimi metri, l’abbraccio liberatorio ricorda quello di grandi imprese del passato.

Da lassù la vista è mozzafiato, il vento spazza ogni nuvola e la visibilità è eccezionale. 2802m di puro spettacolo; è un peccato dover scappare via causa vento e relativa tempesta di sabbia. I primi km della discesa sono da brivido, freni tirati a tutta, gambe dure come legno e vento che ti sposta di un paio di metri quando meno te l’aspetti. Iniziano poi viste splendide su verdi laghi contornati da caprioli e marmotte, persone a bordo strada che urlano “Allez allez” e pedalate secche per volare letteralmente verso la cittadina di Jausiers dove ci attende la ricompensa di giornata. Il pranzo

COL DE LARCHE
Dopo una panino di dimensioni mastodontiche, ripartiamo. Purtroppo di nuovo di fretta, il cielo si sta annuvolando minacciosamente e Orco Rolfy tuona:” Non possiamo farci un altro colle con la pioggia, adesso tiriamo e arriviamo asciutti a Vinadio”.
Partiamo a tutta, birra media e panino non li sentiamo neanche. Ci aspettano 30km di falsopiano, stavolta l’andatura la fa Orco Lallo che ama questo tipo pendenze. A testa bassa e fissando solo la ruota e il contachilometri voliamo letteralmente verso il Col de Larche o Colle dell Maddalena. Le pendenze non superano mai il 4% - 5%, molto pedalabile e con strada molto larga. Intravediamo la vallata italiana, il cielo li è sereno, ma non rallentiamo, ormai siamo lanciati verso la cima. Foto di rito e via… si inizia a scendere.
Questa non è una discesa, è puro divertimento, è una montagna russa. Con 120km nelle gambe non riusciamo a capire da dove provengano le energie per rilanciare ad ogni tornate, rapporto 50-13 e si scende alla media del 50kmh, la strada lo permette: è larga, senza curve cieche e ben asfaltata.
I cartelli che indicano Vinadio ci indicano non solo che la discesa è finita, ma ci fanno capire che ce l’abbiamo fatta.

161 km tra paesaggi spettacolari, 4500d+ tra colli storici e le più disparate condizioni atmosferiche, con gli orchi protagonisti a diffondere anche oltralpe la cultura dello sport come benessere, amicizia, sacrificio, soddisfazione e soprattutto…AVVENTURA

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