martedì 30 luglio 2019

Bici Bdc Pian Munè - Paesana(Cn) 30 Luglio 2019

Foto Bici Bdc Pian Munè
Sito Pian Munè
Sito Cacciatori di Colli

Dal raglio dell'OrcoPinoR 

Una salita poco conosciuta, questa di Pian Munè, per i Cacciatori di Colli. Alla ribalta della cronaca lo scorso anno per aver accolto,sui suoi prati,  il "Concerto di Ferragosto".
Il pianoro posto a 1530 Slm, è  turisticamente nato negli anni 80' quando sull'onda della "valanga azzura" sono stati costruiti i primi impianti di risalita per gli amanti dello sci alpino.
La vista panoramica verso le Cozie, il Monviso e la pianura Torinese e Cuneese è magnifica.
Per non farci mancare nulla decidiamo di partire da Roletto(To) a due passi dalla Pinerolo Cavallerizza.

I numeri:
- Partenza Roletto
- Pinerolo, Luserna, Bagnolo, Barge
. Colletta di Barge
- Paesana
- Pian Munè da Paesana 13km 950D+
- Ritorno da SanFront, Revello, Envie, Cavour, Pinerolo, Roletto
Per 115km 1550D+

Partiti di buon'ora con l'OrcoZoppo, ma non prestissimo, da Roletto(To). A dir la verità ancora un po' bolliti dopo la gara  di Domenica 28 Luglio degli European Masters Games Road Cycling. Ma tant'è il tarlo di andare a mettere il naso a Pian Munè era stato messo,
Attraversiamo il tratto pianura che porta all'ingresso della Val Pellice senza affanni. Appena prima di Luserna S.Giovanni, svoltiamo decisamente a sinistra per inforcare ed attraversare Bagnolo, Barge e la Colletta di Barge. Segue la  discesa verso Paesana. La porta di ingresso per la Valle PO.
Pian Munè è proprio qui, nel comune di Paesana, una zona prativa adatta ai pascoli dei bovini..
La salita si percorre su un manto d'asfalto difficile, e per avvalorare quanto appena detto fa bella mostra di se un grosso cartello con scritto:
               SALITA SCONSIGLIATA AI CICLISTI ED AI MOTOCICLISTI
ma non sconsolatevi, abbiamo visto di peggio.
Il dislivello è ben distribuito, ed a mio parere è un bella salita da abbinare come antipasto all'ascesa al  Pian del Re ai piedi del Monviso, punto finale del manto stradale dell'alta Valle PO.
In cima alla salita, di oggi, si trova il Rifugio Pian Munè, ben tenuto e con ogni ben di DIO, compreso il servizio di parcheggio-Bar-Ristorante aperto tutto l'anno. Come gli Orchi.
Rientro da Sanfront, Revello, Envie e Cavour con la sua Rocca e il detto piemontese famoso che recita:

J asu d'Cavour Je gniun ca i lauda, as laudu da lur

domenica 28 luglio 2019

European Masters Games Road Cycling & GF Torino 28 Luglio 2019


Foto EMG Road Cycling & GF Torino 2019
Video EMG Road Cycling & GF Torino 2019
Classifiche EMG Road Cycling & GF Torino 2019
Sito Euopean Masters Games

Sito Cacciatori di Colli

Edizione 2018 GF Torino
Edizione 2017 GF Torino

Dall'afflato dell'OrcoPinoR 

Del 2008 la prima edizione degli Euopean Masters Games, una manifestazione multisportiva per atleti master (Over-30),
organizzata dalla International Masters Games Association (IMGS), associazione internazionale che organizza anche i World Masters Games.
Ho saltato con mio rammarico i World Master Games a Torino nel 2013, non potevo mancare agli EMG di quest'anno.
Oggi si gareggia con la bici da strada, sullo stesso tracciato, ed in concomitanza, della GF di Torino. Due i percorsi per le diverse categorie EMG

- 90km (30-45anni uomini).
- 70km (50-85anni uomini e 30-35anni donne).
- 45km(40-85 anni donne).

per la GF Torino due le distanze la  125km e la 90km.

Sei gli Orchi partecipanti, chi agli EMG e chi alla GF Torino: OrcoLallo, OrcoRolfy, OrcoZoppo, OrcoRog, OrcoCane e OrcoPinoR.
Un migliaio gli atleti partecipanti su tutte le distanze e tipologie di gare.
Meteo incerto con previsioni di piogge moderate per la mattinata della manifestazione, un manicomio capire cosa mettersi addosso.
La sera del Venerdì 26 Luglio 2019, un forte temporale si è abbattuto sul percorso gara. Il tracciato è stato in parte modificato causa piccole frane di fango che hanno invaso la sede stradale. 10km tagliati per tutti i percorsi.
                                     60km 1200D+ per la EMG70

Il mattino della gara la temuta pioggia non è arrivata e la temperatura era quella delle Canarie. Splendida.

Tutti gli Orchi terminano dignitosamente e sportivamente la propria gara alfine sotto un solo cocente. Angurie all'arrivo andate a ruba.
In attesa di scendere dalla collina di Superga, si gode della vista magnifica su Torino e sulle immarcescibili Alpi; dalle Marittime alle Cozie e alle Graie.

Prossimo appuntamento, per gli EMG, la 10km running al parco della Mandria con partenza dalla regale residenza della Venaria Reale.

sabato 27 luglio 2019

Monte Rosa Walser Trail Gressoney Saint Jean (Ao) 27 Luglio 2019

Foto Monterosa Walser Trail 2019
Classifica Monterosa Walser Trail 2019
Sito Monterosa Walser Trail

Edizione 2017
Edizione 2016

Dal racconto dell'Orco730 

Alcuni mesi fa, il Monterosa Walser Trail è stato inserito nel calendario gare Orchi e immediatamente ha attirato la mia attenzione. Ho immaginato di correre su quelle meravigliose montagne che ho già scoperto in versione trekking  o con gli sci ai piedi.
La decisione a parteciparvi è stata presa solo una quindicina di giorni fa e ho lasciato scegliere alla sorte la distanza da affrontare, così mi sono ritrovata iscritta alla 50 km.
La gara, quest’anno giunta alla 7’ edizione, prevede 3 distanze, 114 km 8240 D+ tra le valli di Gressoney e d’ Ayas, 50 km 3940 D+ ai piedi del Monte Rosa e 20 km 850 D+ nei  2 comuni di Gressoney, attraversando le frazioni Walser.
Il meteo non è stato troppo clemente perché abbiamo corso la quasi totalità della gara sotto forti temporali, alternati a una leggera pioggia.
Le discese tecniche sono diventate ancora più ostiche causa fango e non si è potuto godere nel migliore dei modi dello spettacolare scenario che le Alpi offrono.
Tuttavia, dal mio punto di vista, le basse temperature non hanno assolutamente rappresentato un nota negativa, anzi sono state d’aiuto per tenere sotto controllo crampi e stanchezza.

Un elogio all’organizzazione che innanzitutto dispone di una struttura perfetta per accogliere centinaia di partecipanti, utilizzata anche come base vita del Tor de Geants. Nella SportHaus  si ritirano i pettorali ed il ricco pacco gara, si possono utilizzare spogliatoi e docce, si consuma l’abbondante pasto finale e si assiste alle premiazioni.
Unica critica, condivisa dall’OrcoGreg , altro finisher della 50 km, è la scarsità di volontari lungo il percorso.

Considerato il tempo avverso,  avrei  gradito trovare qualche presidio in più; invece, a parte il personale che curava i 4 ottimi ristori, ho individuato alcune persone dell’organizzazione solamente sulla prima salita.
Giudizio finale: W la MWT!

 …ma soprattutto W gli Orchi!

venerdì 26 luglio 2019

Run Millelumini a Bosconero(To) 26 Luglio 2019

Sito Milelumini a Bosconero

Dal racconto dell'OrcoGiant

Cosa fa un Orco standard il venerdì sera dopo una settimana di lavoro? Si riposa? Va a ballare la mazurka? Ovviamente no! Cerca un'occasione per correre e magari unirsi ad una festicciola di paese.
Così è stato il 26 luglio in quel di Bosconero, dove per il sesto anno consecutivo si è corsa la Millelumini, ovvero una graziosa non competitiva tra paese e campi, teoricamente illuminata da centinaia di lumini...ma la natura ha fatto un regalo speciale. Nell'ambito di una pre-annunciata bufera d'acqua, Giove pluvio ed il suo service ha organizzato uno spettacolo di tuoni e fulmini nel più puro stile orchesco di sfida a tutte le condizioni. Ed un paio di centinaia di splendidi folli, sotto una leggera e gelida pioggia, ha percorso il circuito ridotto (vuoi un leggero maltempo) da percorrere due volte per i fatidici 6000 metri. E OrcoGiant, sempre prono alla crapula ed ai festeggiamenti, ed OrchessaMilug, attiva nel ricercare stranezze corsaiole, si sono ritrovati per sperimentare questa esperienza luminifera-fulminante.
Ovvio che a livello agonistico non è stato un exploit, ma come divertimento direi al top, senza contare il capannone atto alla crapula finale di pasta con locali festaioli e runners delle più varie fogge (di cui si annota un esempio di charme e stile che ha preso il cuore dell'orchessa). Ovvero, correre per divertirsi insieme è sempre un must.
Viva gli Orchi, sempre.

giovedì 25 luglio 2019

Vie Ferrate e Trekking - Civetta dalla ferrata degli Alleghesi e Tissi e Periplo del Pelmo (Bl) 21-25 Luglio 2019

Foto Civetta dalla ferrata degli Alleghesi e Tissi e Periplo del Pelmo

Dal racconto dell'OrcoBee

Da tempo sognavo di andare a perlustrare con un po’ di calma qualche angolo di dolomiti. Sono un collezionista ossessivo-compulsivo di pubblicazioni su gite e itinerari di ogni genere e non mi mancavano certo gli spunti. Rispolvero un po’ di numeri di “Meridiani Montagne” sui vari gruppi dolomitici e mi soffermo sulla monografia dedicata al Civetta e zone limitrofe. Siamo tra la val di Zoldo e l’Agordino, in provincia di Belluno.La rivista rileva il fatto che si tratta di una zona un po’ più appartata rispetto alle valli più famose. Si parla di valloni e sentieri in cui anche in piena estate è difficile trovare la ressa. Poi, come al solito molto lo fanno le immagini...foto incredibili del Civetta, del dirimpettaio Pelmo e delle centinaia di torri di calcare che li contornano.
Ne parlo con l’OrcoCamola che quando sente di roccia e montagna difficilmente rimane indifferente, coinvolgiamo poi anche l’amico Germano, un altro che non si fa pregare più di tanto. Riusciamo miracolosamente a ritagliare 4 giorni di ferie alla fine di luglio e si va.
L’idea è di raggiungere come prima tappa il rifugio Coldai, poco più di un ora e mezza dopo aver raggiunto la localita Palafavera, sopra Val di Zoldo, ...a seicento km da casa.
Partiamo domenica 21 luglio, presto, molto presto da Rivoli e ci ritroviamo abbastanza in fretta a Longarone, imbocco della valle che dobbiamo risalire. Ma questo nome rievoca nella mente di tutti gli italiani una delle più grandi tragedie civili ed ambientali della nostra storia, il disastro del Vajont. Decidiamo quindi di fare una deviazione e risalire il vallone per andare verso Erto, dove sorgeva il bacino artificiale e la relativa diga che erano  stati creati  per la produzione di energia elettrica. Ma la sera del 9 ottobre 1963 una frana del soprastante Monte Toc (che in dialetto friuliano significa marcio) sprofonda nel bacino, riversando verso valle 25 milioni di metri cubi d’acqua e lasciando una scia di  distruzione e morte.
Longarone è la più colpita, praticamente rasa al suolo la parte bassa del paese, si contano quasi 2000 vittime. Ci sono vittime e danni anche nei paesi di Erto e Casso
La visione dello scenario della tragedia è ancora sconvolgente a più di 50 anni di distanza. La zona da cui si è staccata la frana si presenta ora come una placconata di roccia liscia e lucente. L’unico punto roccioso di una versante boschivo verdeggiante. Ma la cosa che sconvolge più di tutte è che la tragedia era ampiamente annunciata. I segnali di allarme c’erano stati, le vittime e la distruzione si potevano evitare, l’arroganza e la cupidigia di chi aveva evidenti interessi economici ebbe però la meglio.
Dopo un boccone nella vineria Corona di Erto (omonima dello scrittore-alpinista- Mauro Corona, originario ed abitante qui) ,riprendiamo il viaggio e ci dirigiamo verso il nostro punto di partenza della spedizione dolomitica.
Cominciamo a camminare verso le 16.30, ci troviamo a circa 1500 m. ma il sole è ancora caldo sulle nostre teste.
Il rifugio Coldai si raggiunge abbastanza agevolmente per comoda carrrareccia prima e sentiero poi.La mole del gruppo del Civetta e dei suoi satelliti incombe da subito. Comincio a chiedermi se esiste veramente un passaggio per arrivare in cima a quel blocco immenso di roccia.
Da queste parti si mangia presto. Arriviamo al rifugio alle 18.15 e ci avvertono che la cena è alle 18.30… una lavata e siamo a tavola, poi con la luce più tenue della sera ci scateniamo con foto del Civetta e del dirimpettaio Pelmo. Siamo a quasi 2200 m. sono le 21 di sera ma basta una felpa per non patire il freddo…
Per il giorno seguente abbiamo un programmino niente male. Salita alla punta (3220 m.) per la ferrata degli Alleghesi, discesa dalla normale e trasferimento al rifugio Vazzoler. Il gestore del Coldai ci consiglia di scendere tramite la ferrata Tissi, per limitare lo spostamento e il dislivello verso il Vazzoler.
Già così saranno  10 ore di traversata, ci avverte.
Va bene, un passo alla volta, partiamo alle 6.45 dal rifugio (tanto per cambiare, non fa freddo) e ci dirigiamo verso la famosa ferrata degli Alleghesi. Lo scenario, man mano che ci portiamo sotto l’anfiteatro roccioso  del versante sud-ovest del Civetta si fa sempre più maestoso e severo.
Senza farci mancare un minimo di “ravanage” giungiamo all’attacco della ferrata. Si tratta di una via non troppo difficile ma assai lunga e per questo faticosa, noi poi abbiamo gli zaini piuttosto carichi avendo inserito la salita all’interno di un minitrekking di tre giorni.
Arriviamo in punta verso le 12 dove ci attende un panorama fantastico! Si distinguono, a 360 gradi tutti i principali gruppi dolomitici. Pur non essendo “di casa” riconosciamo Marmolada, gruppo del Sella, Antermoia, Sassi lunghi e piatti, Pale di San Martino e altri ancora.
Io sono piuttosto stanco e per questo un po’ preoccupato...mi sovvengono le sagge  parole sentite negli anni da altri frequentatori della montagna “ arrivati in punta non si è neanche a metà dell’opera”. Un po’ di riposo , tanta acqua  (l’ho già detto che faceva un caldo boia?) e un po’ di provvidenziale frutta secca dell’OrcoCamola mi fanno riacquistare le forze. Scendiamo di 200 m. su infido sentiero e siamo al rifugio Torrani, un nido d’aquila incastonato nella roccia. Poco sotto c’è il bivio, da un lato la discesa per la normale (che poi, leggendo le relazioni, tanto normale non è…) a destra la discesa tramite la Ferrata Attilio Tissi. Una ferrata in discesa! mai fatta, le gambe cominciano a tremare… La prima parte si dimostra in realtà abbastanza agevole, bei traversi,  qualche parte più verticale ma poco esposta e ben protetta. Ben presto però la ferrata ci darà del filo da torcere. Discese al buio, pochi appigli e tanto verticale. In un punto si passa anche in mezzo ad una cascata che contribuisce ad un generale raffrescamento, ma anche ad aumentare la tensione, adesso la roccia è anche viscida.
La stanchezza aumenta, comincio a sentire le braccia di ghisa, gambe molli, e respiro più corto. Riesco però a rimanere concentrato e grazie ai preziosi consigli e aiuti di Andrea e Germano scendiamo e cominciamo ad assaporare la fine della ferrata ed i piedi finalmente per terra,
Un ultimo ravanage dovuto a un nevaio perenne che copre il cavo di un pezzo di ferrata e siamo giù, ai piedi del gigante. E’ un ambiente veramente incredibile. Centinaia di metri di roccia sulle nostre teste, nessuno in giro (abbiamo trovato solo tre persone che salivano dalla Tissi)
Il più è fatto, ci diciamo, siamo contenti e soddisfatti. Sono le 16.30 dobbiamo solo più raggiungere il rifugio Vazzoler dove passeremo la notte. Guardiamo la carta e ci rendiamo subito conto che si, le difficoltà sono passate ma quel puntino che indica il rifugio non è poi così vicino.
Scendiamo per prati, e pietraie fino ad arrivare ad una bosco di pino mugo, alla base di due spettacolari torri, Torre Venezia e Torre Trieste. Per arrivare al rifugio ci vorranno ancora  ore. Facciamo infatti il nostro ingresso al Vazzoler verso le 19.15, ben oltre le 12 ore di cammino. Per fortuna qui la cena è servita fino alle 20! Alle 21.30 cadiamo sfiniti nei letti della nostra micro stanzetta dove dormiamo con la finestra aperta (per il caldo…).
Il giorno dopo il programma è decisamente più rilassante. Si tratta di una lunga camminata, dal dislivello contenuto per chiudere l’anello del Civetta.
Partiamo verso le 8 (e fa caldo…) e presto siamo al cospetto della parete nord del Civetta, alpinisticamente la parete più famosa di questa montagna, dove ci sono le vie di salita più celebri, famose per lunghezza e difficoltà.
Deviamo leggermente per passare dal rifugio Tissi che si trova su uno spalto erboso di fronte alla parete nord. A mia memoria si tratta di uno dei rifugi che gode della più spettacolare vista su una parete di montagna.Ne approfittiamo per una seconda, ottima colazione a base di torte preparate in casa e poi ci incamminiamo verso il ritorno che prevede il passaggio per il lago Coldai e poi nuovamente per l’omonimo rifugio
Scendiamo alle macchine dove ci aspetta il solito caldo infernale.
Per il giorno dopo non abbiamo programmi ben definiti, la stanchezza accumulata ci ha fatto desistere dal salire per la via normale al Pelmo ed allora decidiamo di cercare un alberghetto più a valle dove poter fare una doccia come si deve e meditare sugli obiettivi dell’indomani.
Con pochi euro troviamo un ottima stanza e dopo una lunga e generosa doccia siamo di nuovo a pensare a come faticare il giorno che seguirà.
Scartiamo nuovamente l’idea dell’ascesa al Pelmo anche perchè le relazioni che troviamo in rete non la descrivono come una banalità e decidiamo di percorrere il più tranquillo periplo della montagna.
Il giorno dopo quindi, dopo un’ottima colazione, ci avviamo verso l’attacco del sentiero, al passo Staulanza.
La prima parte si svolge in una fantastico e ombreggiato bosco con pendenze minime e soprattutto con zaini leggerissimi!!
Dopo una deviazione per vedere antiche orme di dinosauri,siamo di nuovo sul sentiero che in ci porta verso il rifugio Venezia. Tempo di un panino e una birra e siamo di nuovo in marcia (al caldo…) per affrontare il passaggio più ostico del periplo del Pelmo. Si tratta di una “forcella”, come chiamano i passi/colli da queste parti, su terreno infido, ripido e a tratti esposto. La discesa sull’altro versante è invece meno ostica ma anche qui il terreno è spesso scivoloso per via del ghiaino che ricopre sempre, quasi tutti i sentieri in quota.
Arriviamo alla macchina prima dello scatenarsi di un temporale (di calore, non rinfresca nemmeno l’aria) e ci dirigiamo in albergo. Dopo la doccia siamo pronti per una rutilante serata mondana in quel di Alleghe,a circa mezz’ora di auto da noi, nell’agordino.
Il giorno dopo, ci tocca partire e tornare in pianura. Decidiamo di farlo con calma, passando dal passo Fedaia per ammirare la Marmolada e poi scendere dalla val di Fassa
Lungo tutta la nostra permanenza abbiamo dovuto ahinoi constatare dal vivo gli effetti disastrosi del ciclone Vaja, che si è abbattutto nell’ottobre 2018 su tutta l’Italia del nord ma nel nord-est in particolare. Nei giorni precedenti nel versante zoldano abbiamo visto parecchi alberi abbattuti. Solo l’ultimo giorno però abbiamo colto appieno la drammaticità dell’evento. Il versante agordino, e poi verso il Passo Fedaia, la natura si è scatenata con una violenza inaudita abbattendo  centinaia di migliaia di grossi alberi su interi versanti delle montagne,
L’acqua di piccoli torrenti ha distrutto strade e provocato frane. I bellissimi Serrai di Sottoguda, una forra con pareti altissime dentro cui passava un torrente con a fianco una bellissima stradina percorsa da ciclisti e camminatori sono ora completamente devastati. In quei giorni avevo visto foto e immagini, ma devo dire che dal vivo l’impressione è stata veramente tanta. Rimarginare una tale ferita sarà sicuramente difficile. Speriamo che almeno serva da monito per rimarcare che una delle principali questioni da porre nelle agende politiche, a tutti i livelli è quella ambientale. Le sfide sono ambiziose, abbiamo bisogno di classi dirigenti lungimiranti e preparate.
Il discorso però si fa complesso, questa non è certo la sede per affrontarlo. nel mio piccolo mi limito a ringraziare gli ottimi compagni di viaggio e la fortuna di poter comunque godere di così tanta bellezza!:
W Gli Orchi. W la montagna!

martedì 23 luglio 2019

Royal Ultra Sky Marathon - Ceresole Reale(To) 21 Luglio 2019

Classifica Royal SkyMarathon 2019
Video Royal SkyMarathon 2019
Sito Royal SkyMarathon

Edizione Royal Ultra Sky Marathon 2017( racconto OrcoNauta)
Edizione Royal Ultra Sky Marathon 2015 ( racconto OrcoRavaning)
Edizione Royal Ultra Sky Marathon 2013 (foto e racconto OgreExtreme)
Edizione Royal Ultra Sky Marathon 2011 (foto e racconto OrcoPino)
Edizione Royal Ultra Sky Marathon 2010 (foto e racconto OrcoVittorio)
Edizione Royal Ultra Sky Marathon 2009 (foto e racconto OrcoGreg)
Edizione Royal Ultra Sky Marathon 2008 (Sito RUSM)

Edizione Trofeo Kima 2012 (foto e racconto OrcoCamola)
Edizione Trofeo Kima 2018 (racconto OrcoKambu & OrcoNauta)

Dal racconto dell'OrcoRolfy 

Domenica 21 Luglio 2019: una giornata da incorniciare, nella natura selvaggia del Parco Nazionale Gran Paradiso .
Il menù del giorno prevede: 7 colli , 55 km di tracciato e 4141 metri di dislivello positivo. Questa è la “Royal Ultra Sky Marathon”.

Partenza dalla Diga del Teleccio alle 6:30. Si percorre interamente la diga, per poi svoltare a sinistra ed immettersi nel sentiero che porta al Rifugio Pontese.
Dal rifugio inizia la salita verso il Colle dei Becchi (2990 m), innevato nella seconda parte, difficile soprattutto in discesa, tant’è che l’organizzazione ha fatto calzare i micro-ramponi obbligatoriamente.
Molti concorrenti cadono. Chi cerca di correre, chi si tiene alle corde e chi come me la fa di sedere (molto più veloce ed efficace).
Il primo colle è andato! Si continua per una lieve discesa tra i torrenti della vallata e si giunge fino alla seconda salita, la Bocchetta del Ges (2692m). Da qui discesa corribile fino all’Alpe Foges dove riprendo un po’ di fiato ed energie grazie al ristoro. Qualche km più avanti si inerpica la salita che raggiunge il punto più alto della gara il Colle della Porta (3002m). La salita attraversa diversi nevai, ma la neve è ormai marcia quindi procedo senza ramponcini.
La discesa e’ molto bella e in uno scenario maestoso racchiuso tra i ghiacciai si percorrono quasi 2 km completamente sulla neve, fino ad arrivare a un laghetto glaciale. Segue la salita al Colle della Terra (2922m) e poi una discesa e un lungo falsopiano che portano alle rampe del Nivolet, dove costeggiamo i tornanti della strada piena di ciclisti.
Riprendo un po’ di fiato al ristoro e cerco di assumere un po’ di zuccheri. Sono al 37esimo chilometro. Ricomincio a correre giù in discesa raggiungendo una prateria che percorro per un km circa. Ahimè poco più avanti la salita e le pendenze iniziano di nuovo a farsi sentire fino al Colle delle Rocce Bianche (2670m). Il paesaggio è maestoso e riesco a scorgere addirittura due camosci che mi osservano dal pendio poco sopra di me.
                         Foto Mirco Mion (salita al Colle dei Becchi)

Arrivato in cima sto comunque ancora bene. Le gambe tengono, ma mi attende una lunga discesa che mi porta al lago Serrù. La’ pero’ vengo accolto da una folla che applaude e che mi dà la carica per continuare. Altro ristoro e si scende ancora fino a 1800 metri di quota circa. Al 43esimo km inizia un tratto pianeggiante e poi di nuovo in salita fino  al Rifugio Jervis (km 47,5 km), dove la stanchezza ormai incomincia ad essere tanta. Manca però ancora l’ultima salita al  Colle del Nel (2551 m).
Mentre affronto il ripido sentiero, riesco a scorgere gli addetti del soccorso alpino che osservano dalla cima. Sono minuscoli all’inizio, ma pian piano sempre più vicini e grandi. Raggiungo il colle e bevo un po’ di Coca Cola per riprendere energia. Chiedo quanto manca, il mio orologio segna 52 km di gara. Mi avvertono che le salite sono finalmente finite e che ci sono altri 5 km di discesa tecnica e ripida che portano fino al Lago di Ceresole .
Scendo più veloce che posso, ma ormai ho due legni al posto delle gambe. In più il terreno sconnesso tra pietre, arbusti e radici non aiuta di certo. Sono in prossimità del lago quando accade l’imprevisto. Scivolo su un masso e rotolo giù per il sentiero, penso di essermi rotto qualcosa. Resto immobile per qualche secondo cercando di capire i danni. Per fortuna solo qualche graffio e niente più. Mi rialzo dolorante e cerco di riprendere a correre, ma all’inizio faccio fatica. Poi penso che non posso mollare proprio ora che manca pochissimo all’arrivo. Stringo i denti fino all’ultimo km che costeggia il Lago di Ceresole. E' una passerella bellissima, la gente applaude e ci incita. Poi finalmente vedo il pallone dell’arrivo. Concludo i miei 57,2 km ( dovevano essere 55 ma il mio orologio ne ha calcolati due in più) con 4100 m di dislivello in 10 ore 54 minuti e 35 secondi!
Contentissimo di aver concluso la gara più dura e lunga a cui io abbia mai partecipato, in uno degli scenari montani più belli al mondo, tra creste innevate, torrenti, praterie alpine e laghi meravigliosi. Grandissimi e complimenti a tutti gli Orchi che hanno finito come me questa bellissima gara!

lunedì 22 luglio 2019

Bici Bdc Alpignano--->Valle Orco Lago del Serrù (To) 21 Luglio 2019

Sito Cacciatori di Colli

Dalle note dell'OrcoPinoR

Di quelle gite che le sogni e che prendono forma da sole, finche' inaspettata si presenta l'occasione per realizzarla.
Una pedalata unica da Alpignano su fino al Lago del Serrù. Le ore a disposizione sono poche, ho l'appuntamento con la famiglia, al Rifugio Mila, in quel di Ceresole, per il pranzo, alle 12,30.
La scelta del percorso, aiutato da Strava, cade sulla stessa traccia della tappa del giro D'Italia 2019. La Pinerolo-Lago del Serrù.


I Numeri:
- Partenza da Alpignano ore 6.30 (prima era ancora buio, partendo alle 6.00 sarei potuto attiva al Colle del Nivolet).
- Caselette, Givoletto, La Cassa, Fiano, Grosso, Rocca Canavese, Rivara, Valperga, Cuorgne.
- Pont, Locana, Ceresole Reale.
- Arrivo al Lago del Serrù ore 12.00.
- Breve discesa a Ceresole Reale per il pranzo, ore 12,15.
- Doccia con una bottiglia di acqua non gasata.
- Rientro ad Alpignano in macchina.

Per 110km 2400D+

Pedalare, le prime ore del mattino, senza la caldazza, è un vero piacere. I chilometri scorrono veloci senza il traffico motorizzato. Temperatura perfetta. Il Piemonte alle prime ore di un mattino di mezza estate, dorme. Mi sembra di essere nel mondo immaginario della CONTEA Tolkeniana.
Al fresco dei boschi di Rocca Canavese e Rivara con il suo castello, si pedala da signori, lontani dal congestionato Basso Canavese.
Una sosta mangereccia  a Pont Canavese bivio tra la Valle Orco e la Valle Soana mentre sta per partire l'ennesima gara podistica dell'ordine della Tapascia; la "4°corsa tra le torri medievali". Capitano tutte a me.
Azzanno il cibo autoctono e accidenti a me, il formaggio nel panino era il pecorino siculo piccante di Pietro(parente d'anello), la bocca in fiamme, ma mi da' una scossa decisa.
A Locana incrocio un raduno di Vespe, ma senza favi e perlopiù innocue. Mentre da Rosone ciuccio la ruota ad un gruppo di ciclisti provenienti da Bogliasco(Ge) e partiti da Locana,
Poi si procede con il naso all'insù, prima lentamente e dopo Noasca in modo più deciso. Il traffico automobilistico diventa corposo, mi salva la strada fuori dal tunnel che da Noasca porta a Ceresole Reale. Un sogno.

Ceresole Reale a quota 1650 slm è già sveglia, oggi qui si corre la Royal Ultra SkyRace. Tiro decisamente dritto, dopo essermi abbeverato alla fontana vicino alla sede del Comune, ed essere riuscito ad applaudire i primi arrivi della RocRace(gara corta della Royal).
Lasciata Ceresole alle spalle, un forte vento da Nord-Ovest, cerca di rallentare la mia ascesa. Ma Eolo oggi nulla può.
Arrivo bello fresco al Lago-Diga del Serrù 2275 slm, ma poffarbacco, Tempus-Fugit. Sono le 12,00 e il pranzo (spezzatino e polenta taragna) mi aspetta al Rifugio Mila
Peccato, perchè il colle del Nivolet a 2641 slm era a qualche chilometro e 350D+. Mai domi e mai paghi.


mercoledì 10 luglio 2019

Bici bdc 33° Maratona delle Dolomiti Corvara in Badia(Bz) 7 Luglio 2019


Foto Maratona delle Dolomiti 2019
Video Maratona delle Dolomiti 2019
Classifica Maratona delle Dolomiti 2019
Sito Maratona delle Dolomiti

Sito Cacciatori di Colli

Dal racconto dell'OrcoPolare 

Benvegnù (benvenuto), è il motto ricorrente che si legge sugli striscioni appesi alle case della Val Badia, sulle porte dei bar, dei ristoranti e dei negozi. Benvenuto a te che sei stato “scelto” e quindi hai il diritto e l’onore di partecipare ad una delle più affascinanti competizioni ciclistiche italiane. In effetti prima di arrivare qui, la strada è lunga; c’è una pre-iscrizione che si fa one-line ad Ottobre, c’è un sorteggio che avviene a fine anno ed una volta sorteggiato, c’è il regolarizzo dell’iscrizione entro fine Aprile. Si parla di oltre 35 mila pre-iscrizioni a fronte di circa circa 9 mila partenti quindi potete immaginare la “dose di fortuna” che il sottoscritto ha avuto …  Decido di partire qualche giorno prima della gara per poter godere di un po' di albe e tramonti delle fantastiche montagne dolomitiche della Val Badia, per acclimatarmi, rilassarmi  e per provare, senza esagerare, qualche passo prima del giorno della gara. Così, martedì pomeriggio siamo già lì, ci piazziamo con il camper nell’area di sosta attrezzata “Ciasa Odlina” a La Villa a 300 mt dallo start della gara .

La gara prevede 3 distanze : 55 km / 106 km / 138 km
I passi da valicare previsti per la gara “lunga” saranno ben sette, con 4.230 D+ :
Passo Campolongo – 1875 mt slm  - 5,8 km – pendenza media 6,1%
Passo Pordoi – 2239 mt slm  - 9,2 km – pendenza media 6,9%
Passo Sella – 2244 mt slm  - 5,5 km – pendenza media 7,9%
Passo Gardena – 2121 mt slm  - 5,8 km – pendenza media 4,3%
Passo Giau – 2236 mt slm  - 9,9 km – pendenza media 9,3%
Passo Falzarego – 2117 mt slm  - 11,5 km – pendenza media 5,8%
Passo Valparola – 2200 mt slm  - 0,3 km – pendenza media 6,7%


La partenza è fissata a La Villa alle ore 6,30 del mattino con arrivo a Corvara entro le ore 16,15 (tempo max). Sono previsti parecchi blocchi di partenza dislocati in zone diverse del paese, i vip, i senior, i teams importanti, chi ha partecipato a tutte le edizioni, e gli appartenenti all’ordine della “Tapascia” ( i cosiddetti “tapascioni”) del quale faccio parte.
Domenica mattina, sveglia ore 5 . E’ arrivato il grande giorno ! Colazione leggera come da mia abitudine a base di caffè-latte e biscotti; barrette energetiche, gel e sali già preparati la sera precedente ed infilati nelle tasche posteriori della bella maglia tecnica presente nel ricco pacco gara che prevede, inoltre un bel gilet tecnico, una borraccia da 750 ml, un mini prosecco Marchio griffato MDD ed una buona quantità di materiale informativo oltre al pettorale con transponder integrato. Non resta che vestirsi con tanto di manicotti ed antivento e tirare giù la Regina dal portabici.
Le temperature, soprattutto al mattino presto, in Val Badia sono parecchio basse ( 6/7 gradi) quindi è bene coprirsi. Ore 5,50 , pronto nel blocco dei
tapascioni in attesa dello sparo iniziale; qui ne vedi di ogni razza, colore e provenienza. C’è quello che non indossa quasi nulla e batte i denti, quello che ha addosso di tutto che quasi neanche riesce a muoversi e quello in tuta bianca che sembra andare ad imbiancare qualche alloggio. Orcopolare, regular... Salopette corta marchiata MDD con maglia trovata nel pacco gara. Ore 6,30 sparo iniziale, adesso sono capperi tuoi … pensi per un istante di partire ma il realtà sei completamente fermo esattamente come qualche attimo prima … C’è un fiume di gente (qualcuno dice + di 10.000 persone), le strade del paese sono colme di bici e di bipedi dalle scalpitanti gambe depilate. Muoveremo i primi passi alle 7,05 , ben 35 minuti dopo la partenza ufficiale. Il primo passo, attraversato il paese di Corvara, è il passo Campolongo che si raggiunge a fatica, dovendo anche in più circostanze “mettere giù un piede” per evitare di cadere; la speranza è di farsi spazio sulla prima discesa che porta ad Arabba per poi attaccare il secondo passo, il Pordoi, ma anche qui non si riesce a fare un granchè, sui primi 5/6 tornanti c’è ancora troppa calca, bisogna pazientare, stare attenti e sfruttare ogni minima occasione per sgusciare via. La vera gara inizia oltre la metà della salita del Pordoi; la salita fa un po' di selezione, finalmente si può iniziare a pedalare ad un ritmo perlomeno regolare.
Questa è una salita non molto impegnativa ma piuttosto lunga, ma va via veloce per poi discendere altrettanto velocemente verso valle per poi iniziare la salita che porta al passo Sella forse il più bello, paesaggisticamente parlando, dei passi che si affronteranno durante la maratona.
La salita al passo Sella non è molto lunga ma abbastanza impegnativa ma visto che sei ancora fresco te la bevi come un bicchiere d’acqua per poi discendere nuovamente a valle per affrontare il passo Gardena anche questo molto pedalabile e senza particolari difficoltà. Discesa dal Gardena verso Corvara per riprendere per la seconda volta il Campolongo, semplicemente spettacolare in termini di perfezione del manto stradale, paesaggio circostante e velocità con la quale puoi permetterti di affrontarlo vista anche la totale assenza di mezzi a motore. Salita al Campolongo; questa volta si può pedalare senza problemi, qui c’è uno dei 7 ottimi ristori previsti dall’organizzazione dove riempio le borracce ed ingeriscono un ottimo panino prosciutto e formaggio. Si scende nuovamente verso Arabba per poi arrivare a Cernadoi dove c’è l’unico cancello orario fissato alle 11,15; alle 10,30 sono già lì ! Poco dopo al bivio per Selva di Cadore si dividono i gruppi per la 106 o per la 138km; io proseguo per la 138km. Da li a poco c’è l’attacco al tanto temuto passo del Giau, sicuramente il più ostile della gara.
La temperatura è ottima per pedalare, sulle cime si aggirano attorno ai 18/20 gradi con una buona ventilazione; addirittura durante l’ascesa al Giau, minaccia pioggia quindi il refreshment è garantito. Ottimo quindi per me che vado facilmente in ebollizione … Il Giau per me è tutto da scoprire, è l’unico passo che per ragioni di tempo non ero riuscito a provare nei giorni precedenti, questo è bello tosto!
Ci fosse stato il sole sarei sicuramente scoppiato ma fortunatamente le nubi, man mano che si sale si addensano e raggiunta la sommità manca nulla a piovere. Qui c’è un ristoro dove anche qui riempio borracce ed ingerisco velocemente un altro panino. Fa freddo, bisogna andare via in fretta.
Mi aspetta una bella e veloce discesa verso Pocol (frazione di Cortina), dove poi inizia l’ultima lunga salita (circa 12km) verso i passi Falzarego e Valparola. La salita è lunga e la stanchezza inizia a farsi sentire ma penso che passati questi ultimi km c’è solo più da lanciarsi in una lunga discesa verso San Cassiano quindi mi armo di coraggio, stringi i denti e pedali al meglio delle tue possibilità. Non resta che scendere a bomba, siamo agli ultimi Km, si entra a La Villa, la località di partenza e lì ti aspetta il GIAT, un muro stretto di pochi metri con pendenza fino al 19%... ma non ci fai caso, l’incitamento del pubblico che ti attornia è tale che in un attimo raggiungi la sommità. La gara è finita, ultimo sforzo fino all’arrivo posto a Corvara; sono le 14.00, OrcoPolare taglia il traguardo!

Qui le mie donne mi aspettano impazienti… Riconsegna transponder con resa cauzione 10€ o cappellino MDD in cambio, medaglia al collo, ristoro nel palazzetto dello sport con tortellini Rana, salsiccia, patate fritte, strudel e poi, vuoi non aggiungere una birra Forst bella fresca?