domenica 30 settembre 2018

3° ediz Hipporun 1/2 Maratona Vinovo(To) 23 Settembre 2018


Sito Hipporun

Edizione 2016

Dal note Pacer 1h45' dell'OrcoSmigol

Domenica 23 settembre 2018 Hipporun, siamo alla terza edizione organizzata nei minimi dettagli dalla Podistica Torino e mi viene offerto di entrare a far parte del gruppo dei Pacers.
Curiosità e fierezza mi fanno accettare senza esitazioni e decidiamo di prendercela con calma, con un buon margine essendo alla prima esperienza. Meno male questa volta non mi prendo la pelle.
Accompagnerò i runners all'arrivo in 1h45'.
I Pacers li ho sempre utilizzati, ti permettono di non stressarti: non guardare sempre l'orologio e avere grosso modo la garanzia che arriverai nel tempo stabilito.
Esperienza vuole che in due occasioni i miei Pacers siano scoppiati, rientrati ai box , nel senso che si sono defilati ai bordi della strada per espletare alcune pratiche, quindi non dare mai nulla per scontato.
Il rituale inizia al mattino molto presto con la consegna delle canotte personalizzate (nome, tempo, passo).
Da quel momento si diventa branco e ci si muove insieme con riscaldamento compreso.
Prima dello start si agganciano i palloncini alla canotta e si parte per inserirsi in griglia. Ti senti osservato, stai per essere scelto. Un po' la responsabilità si fa sentire. Non corri per te stesso, non é un tuo obiettivo, é un obbiettivo di qualcun altro. Il passo deve essere sempre costante, non si può troppo giocare sui recuperi.

All'inizio non é facile tarare il passo e già i commenti da dietro si fanno sentire: ma il nostro obiettivo é prendere quelli di 1h40' ? Ma no, tranquilli siamo appena partiti... ma non stiamo andando troppo piano e poi dobbiamo recuperare e scoppiamo? E via correndo.
Un'occhiata con i tuoi compagni di palloncino due battute e si tiene il passo, la cosa migliore per tenere unito il piccolo gregge é disporsi uno in testa, uno in mezzo e uno a chiudere .
Non far perdere il passo ai ristori e agli spugnaggi passando acqua e spugne al gruppo che continua a trottare.
Il percorso é veloce con qualche svolta e uno strappo in salita sul cavalcavia attorno al 15esimo e qui che dobbiamo far tenere il passo senza rallentare troppo e poi via in discesa con un bella statalona di nero bitume che butta calore , penso che sia stata una delle giornate più afose e umide di settembre degli ultimi 30 anni.
Lungo il percorso La gente applaude timidamente e sempre tu pacer devi fare da clac e allora qualche impagliato accenna un battimani, un gridolino ma sempre con la solita compostezza sabauda.
Meno sabaudo chi alle rotonde sbraita con i volontari e con i vigili perché la strada é chiusa , per altro ho visto litigare un'automobilista con un volontario alle 8 perché non riusciva ad entrare nel centro commerciale e non era un esercente. Con quel passo si riesce a parlare mentre si corre, un pò di elastico per recuperare qualcuno che é rimasto indietro e tentare di rimetterlo al passo.
L'occhio sempre al crono, il lap automatico che ti bippa il passo medio, un'altra occhiata alle tue spalle e il gruppo é sotto controllo. Man mano che si procede con i km si raccolgono runners che forse hanno spinto troppo e il passo non é più fluido.
Tranquilli arrivano gli hippopacer orange, dai buttati dentro mettiti in scia manco fossimo al Giro d'Italia .
L'arrivo dentro l'ippodromo é particolare, unico è quel chilometro e il destino e la soddisfazione del pacer, forse, é arrivare da solo, scansarsi agli ultimi metri e spingere chi ancora ne ha un po' e rosicchiare qualche secondo.
I tre palloncini ,orange, pure quelli, arrivano insieme in 1h45' e una manciata di secondi.
Un abbraccio e i ringraziamenti da chi ti ha seguito sono belle soddisfazioni.
Siamo Pacers di qualità .


giovedì 27 settembre 2018

Bdc Tour del Lago Maggiore (Italia-Svizzera) 27 Settembre 2018


Foto Bdc Tour del Lago Maggiore 2018
Video Bdc Tour del Lago Maggiore 2018

Sito Cacciatori di Colli

" Testa&Cuore" (Z.P.)

Dal racconto dell'OrcoPinoR


Incipit
Dello scorso Ottobre 2017 il giro del Lago Maggiore dell'OrcoSilver. Oggi proviamo questo superbo Tour in tre Orchi: OrcoPinoR, OrcoZoppo e OrcoPinoP.
Le giornate ancora metereologicamente di fine estate ci permettono questa magnifica pedalata in uno dei laghi italiani più belli.
Alcuni giorni prima chiediamo informazioni sul tracciato a Luca presidente della Funtos Bike, fautore del brevetto fino al 2016. Luca ci raccomanda di fare il giro in senso orario perchè in questo modo si ha sempre il Lago Maggiore sulla destra, senza disturbi del traffico motorizzato che potrebbe intralciarne la vista. Consiglio apprezzato e utilizzato.
Decidiamo di partire da Arona, il punto più vicino all'uscita autostradale per noi che si arriva dalla provincia di Torino. L'OrcoZoppo infatuato dalla statua ferrea del S.Carlone , alta 35metri, posta sulla rocca soprastante Arona  ci porta al Sacro Monte. Arrivati in cima, ammirata la statua dedicata a S.Carlo Borromeo, decidiamo di iniziare da qui il Tour. Siamo però consapevoli che al ritorno ci dovremo sciroppare una salitella di circa 1km e 100D+.
             La mappa del Tour del Lago Maggiore 172km 900D+

La sponda Piemontese
La parte bassa è in provincia di Novara mentre la parte alta fa parte della provincia del Verbano-Cusio-Ossola. L'altta sponda piemontese (ancora per poco?)  ed il tratto più antropizzato e più turistico del Lago Maggiore. Molti dicono sia la parte più bella, ad arricchirla le isole di fronte a Stresa e Pallanza. L'economia sicuramente ricca. Il 21 Ottobre 2018 ci sarà il referendum per il passaggio dal Piemonte alla Lombardia. Costo stimato di 330mila euro e quorum richiesto altissimo. I secessionisti sperano di essere governati in modo migliore, memori di presidenti regionali Lombardi come il recente Presidente detto il Magnifico.
Sulla strada statale nr.33 il traffico non manca anche se si è in un giorno infrasettimanale. Non mancano neppure i ciclisti; in gruppo o in solitaria che si godono, come noi, questo splendido pedalare.

Il lungo lago Svizzero
Ieratici gendarmi ci squadrano all'ingresso in Svizzera. Il Canton Ticino è conosciuta anche come Svizzera Italiana. La prima cosa che notiamo sono i tombini a filo e l'asfalto senza buche e rappezzi. Che figata.
Per il resto i paesini sono freddi.
Bello il centro di Ascona ed indecifrabile la cittadina di Locarno dove è stato impossibile pedalare il lungo lago. Solo il navigatore ci ha salvato dal dedalo di cavalcavia, ponti, stradine che si perdono in bunker antiatomici costruiti, a migliaia, durante il periodo della guerra fredda.  Ci fermiamo ad Ascona per il nostro pranzo al sacco ma decidiamo per la sosta caffè la sponda Lombarda. L'OrcoPinoP sarebbe rimasto volentieri a crogiolarsi al sole, vista lago, ancora qualche oretta.

La sponda Lombarda
I chilometri scorrono più lentamente sotto le ruote delle nostre "Specialissime". La parte Lombarda è di fatto più vallonata e la più faticosa da pedalare. Ma forse anche la più divertente dal punto di vista sportivo. La sosta a Luino paese natio dello scrittore Piero Chiara , tra i più noti della seconda metà del XX secolo, arriva a salvarci. Una pausa panino/caffè sul teutonico lungo lago ci ritempra. L'OrcoPinoP sfoggia pantagruelici panini Polifemici.
Mancano cinquanta chilometri al termine del Tour.
Si "tira" un po' a testa sempre su brevi Mangia&Bevi&Crepa. L'andatura è proprio turistica tant'è che chiuderemo il giro in 8h30'.
Saltiamo la visita al rocca di Angera e filiamo dritti dritti verso Sesto Calende ed a seguire Arona dove ci attende, dulcis in fundo, la salita al Rocca del S.Carlone.
Complimenti all'OrcoPinoP che conclude oggi la sua prima lunghissima Randonnèe con i "Cacciatori di Colli".





mercoledì 26 settembre 2018

Alpinismo Reggia dei Lapiti: Tangerine Dream + Ruote degli Ittiti Vallone di Sea(To) 24 Settembre 2018

Foto Reggia dei Lapiti: Tangerine Dream + Ruote degli Ittiti

Dal racconto dell'OgreDoctor

Quando riguardo questa foto non riesco a non pensare a quanto effimera sia la felicità e sottile il confine fra la vita e la morte.
Definimmo questa foto “il battesimo di Sea” e in effetti ci furono tutti gli elementi per darle questo nome: lo sguardo rapito e spaventato di un bambino al cospetto di questo regno di pietra, tempio di Gian Piero Motti, di Gian Carlo Grassi, la mia prima via in Sea – Onde Verticali alla Torre di Gandalf e una lavata colossale sotto un temporale, che nella foto si intuisce imminente.
Era il 29 di maggio del 2017. Ero felice per essere stato in un posto magico e non potevo immaginare che da lì a poco la mia vita sarebbe stata sconvolta.
Ma in fin dei conti per quanto sia difficile da accettare, la verità è che non possediamo nemmeno un minuto del nostro futuro e tutto quello che abbiamo è l’istante presente; un attimo dopo è già passato e non ci appartiene più, afferisce al mondo dei ricordi, dove per qualche alchimia del nostro cervello, il dolore perde il suo potere e si attenua, viene dimenticato, relegato nelle soffitte delle nostre circonvoluzioni corticali.
È passato poco più di un anno e sono tornato, testardamente, sui miei passi.
Sea è rimasta la stessa, il tempo fra queste pareti si misura in eoni e il nostro punto di osservazione è così insignificante per poter scorgere il benché minimo cambiamento.
È incredibile, ma ogni sasso degno di attenzione, ogni parete hanno un nome e su di essi sono tracciate delle vie con delle storie da raccontare che, Marco, profondo conoscitore di questi luoghi, mi illustra, mentre ci avviciniamo alla nostra metà di oggi.
E così fra divinità dell’antico Egitto e personaggi del Signore degli anelli arriviamo alla Reggia dei Lapiti, teatro della nostra agone odierna.
Ma quale “centauro” mi toccherà affrontare quest’oggi, medito tra me e me e più mi avvicino e più la parete si drizza e a tratti strapiomba. Non posso che sperare nell’aiuto di Teseo! Speriamo che, oggi, non abbia troppo da fare.
La via che dovremo salire ha anche un nome; non è Ceneo, il più famoso dei Lapiti e nemmeno Piritoo, ma Tangeri Dream + Ruote degli ittiti.
In realtà sono il concatenamento di due vie: Tangerine Dream si trova sulla Reggia dei Lapiti, mentre Ruote degli Ittiti è tracciata sullo Sperone di Gilgamesh.
Per fortuna sono riuscito ad evitare le pareti dello Specchio di Iside o quelle del Trono di Osiride, oggi in ombra e fredde. Una botta di fortuna, ogni tanto non guasta.
Arriva il momento in cui il pensiero diventa azione! Il sole, intanto, dopo il primo tiro, fa capolino da sopra lo specchio di Iside e ci riscalda in questa giornata, finalmente autunnale.
Fra diedri aggettanti, camini con diedri strapiombanti, placche bombate, traversi delicati guadagniamo la cengia dove attaccano gli ultimi tre tiri della via “Ruote degli Ittiti” uscendo in cima.
Ammazza quanto erano tosti questi Lapiti! 6b con 6a obbligatorio restano ancora un traguardo da addomesticare. Sospiro di sollievo, ora la cosa più verticale che mi aspetta sono le calate in doppia.
È passato un anno, la felicità di allora è la stessa di oggi, ma se riguardo la foto non possono non vedere l’esile filo a cui è appesa la mia vita, ieri come oggi. Forse la differenza è nell’averne preso coscienza.
Mi godo l’istante presente.
Oggi è la mia seconda via in Sea, me ne mancano solo 8 per chiedere di entrare a far parte dei Rocciatori di Sea! Se sono tutte come questa, sarà un traguardo molto difficile da raggiungere!
W la montagna, W Gli Orchi

venerdì 21 settembre 2018

Bici MTB Via del Sale - Limone(Piemonte) -->Ventimiglia( Liguria) 15-16 Settembre 2018

Foto Mtb Via del sale 2018

“Settembre  andiamo  è tempo  di migrare.....
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare...” (Gabriele D'Annunzio).

Dal racconto dell'OrcoMami

Cosi scriveva il Vate e cosi abbiamo fatto noi. Lasciati i monti Piemontesi siamo arrivati al mare di Ventimiglia !
Dopo il Tuscany Trail  di giugno, la crisi di astinenza da avventura in mtb  si faceva sentire ed allora niente di meglio che percorrere iin MTB la famosa Via  del Sale. Centotrenta (130) chilometri di sterrati, di sentieri, di single trek, di precipizi.
Oltre 3000D+ quasi tutti ciclabili per i più esperti e tanti bei panorami.
Solo per inquadrare la  situazione  ricordo  che le “vie del sale” da sempre hanno svolto la funzione di strade di collegamento e di commercio, per chi portava oltre al sale anche l’olio e le merci d’oltremare dai porti della costa ai mercati della ricca pianura padana.


Partiamo di buon ora il sabato mattina dalla stazione  ferroviaria  di Limone Piemonte e subito iniziamo la salita che prima su asfalto ci porterà a Limonetto e poi su strada sterrata ci farà raggiungere le prime quote oltre i 2000slm del Fort Central, sullo spartiacque tra Italia e Francia
Si pedala  bene su ampi sterrati con pendenze a volte molto forti, e gli splendidi orizzonti della  catena delle Alpi liguri fino al mare. Tutto ciò ci fa, a tratti, dimenticare la fatica.
Nei tratti pianeggianti e nelle improvvise discese i chilometri corrono veloci sotto le nostre bici  cariche. Colle della Perla,  Colle della Boaria,  Colle dei Signori e quanti altri toponimi  si susseguono.
Diversamente che a piedi o correndo un trail, la bici ti permette di cambiare orizzonti molto  repentinamente  e ti fa sentire maggiormente  il “senso”  del viaggio.
Al rifugio Barbera un sosta,  rifocillante, ci ritempra  prima di affrontare ancora le salite che  caratterizzano il pomeriggio del primo giorno.

Dopo il paesaggio cambia e siamo nel Parco delle Navette dove con lungo tratto veloce in discesa andiamo ad  incrociare la ex strada militare Monesi-Tenda; al bivio si svolta a destra in salita e con una serie di tornanti si giunge al del Passo del Tanarello ,nuovamente in territorio francese. Ancora  saliamo al Col Bertrand. Si prosegue poi su carrareccia via via sempre più pianeggiante, sino a raggiungere, infine, ai piedi del Monte Gray, l’omonimo passo da cui ha inizio la discesa che porta al rifugio Allavena. Discesa “ frullatore”  causa un sede stradale invasa  di pietre!

Qui  pernottiamo  dopo 2200D+.

In rifugio, si contrappongono gruppi di E-biker con le loro quasi-moto, con i gruppi, come il nostro,  di biker-muscolari, cosi' ci chiamano oggi!!!
Il  mattino seguente si riprende il viaggio, risalendo subito al Passo della Valletta, ameno e verdeggiante .
Poi dal  Passo dell'Incisa  inizia il tratto ben lungo (di parecchi km) di sentiero stretto e in molti punti esposto che obbliga quasi tutti a camminare tenendo per mano la bici.
Siamo sul mitico Sentiero degli Alpini. Sentiero tagliato nella roccia dolomitica per consentire a  suo tempo alle truppe militari  di transitare.
Certamente sono chilometri dove solo i più esperti biker (e nemmeno loro...)  riescono a stare in sella  ed io, ovviamente, scendo e con gran cautela mi trascino la mia  fidata monoammortizzata in punti  dove alla mia destra strapiomba una parete di 300D-  di pietra calcarea !!!
Il top lo raggiungiamo il quel fatidico tratto (breve) ove, franato parte  del  sentiero,  ci si affida ad alcune corde fisse a mo' di mancorrente con la mano sinistra e con la  destra ti trascini la bici ... brr rrrrr.

Poi la possibilità di stare in sella riprende su sentieri sempre tecnici ma  non più esposti.
Ancora  qualche  km un po'  da  brivido e poi eccoci al  colle e Rifugio del Muratore, da dove lo sterrato la fa  da padrone.
Siamo  nell' entroterra ligure vicino al paese  di Pigna e ora i km corrono bene in ambiente assolutamente non antropizzato, senza  presenza  di case  in un  alternarsi  di vallette  e di gallerie  davvero  amene.
Ecco che poi laggiù si intravvede improvvisamente la piana di Ventimiglia  dopo aver ancora risalito qualche fastidiosissimo “bricco”,  una  discesa  oltre 20km ci porta nel caos della domenica sulla  costa ed al MARE !!
Si chiude qui  questo gran bel tour in linea, ed anche quest'altra giornata di altre 8 ore di bici con meno disl di ieri, solo 1100D+ ma con gli occhi pieni  di ”orizzonti “; con i polsi  dolenti per le pietraie percorse in sella;con un po di sabbia  tra i denti ma con tanta “suddisfasiun “.

mercoledì 19 settembre 2018

Alpinismo -Becco Meridionale della Tribolazione - Via Malvassora - Locana(To) 15 Settembre 2018

Foto Alpinismo -Becco Meridionale della Tribolazione 2018

Dal racconto dell'OgreDoctor
Dal libro dei sogni estraggo questa pagina: Malvassora, una bella via sul Becco Meridionale della Tribolazione. È un po’ che ci penso e memore del consiglio di un ragazzo del posto, mi dico che settembre è il mese ideale per questa ascensione.
A luglio il primo tentativo rimase incompiuto. Lo scarso allenamento e il maltempo non ci consentirono di continuare nella salita una volta giunti alla base dello zoccolo e mestamente decidemmo di tornare a casa.
Anche questa volta le premesse sono dubbiose, ma confidenti nell’assenza di precipitazioni decidiamo di partire venerdì sera e di salire al Becco di sabato.
Era molto tempo che non camminavo in montagna sotto un esile falce di luna; ora quello stesso percorso affrontato a luglio per salire al rifugio Pontese, mi sembra più facile; l’allenamento testardo comincia a dare qualche frutto.
Come è lontano agosto 2015: salivo a passo svelto su questo erto muro, era il secondo tentativo alla RUSM Royal Ultra Sky Marathon;il primo era finito con un ginocchio frantumato sul duro granito occhiadino e una bella sutura in ospedale. I ricordi tornano subito alla mente: lo scatto dalla diga del Teleccio, la salita al Pontese e poi la corsa per rimanere nei cancelli fino al Colle dei Becchi, la discesa infame su rocce montonate, il passaggio nel vallone di Noaschetta, la salita al colle della Porta, il lago glaciale, il colle della Terra, il Nivolet, la salita al Jervis e al colle di Niel e finalmente la discesa a Ceresole, al traguardo del Mila. Sono stanco solo a ripensarci!
Ma questa sera è un’altra storia: il ritmo è lento, lo zaino pesante, molto diverso da quelli che si usano durante i trail, ogni gesto è pensato per economizzare le forze per ciò che mi aspetta domani.
Mara, la gestrice del Pontese, con sua figlia, ci accolgono con gioia, nonostante siano le nove di sera e nel rifugio si contino pochissime persone. Il tavolo è già apparecchiato e levati i panni intrisi di sudore, mangiamo.
La sveglia è fissata per le sei, colazione alle sei e un quarto. Riordinato e ripartito il materiale, si parte alla volta del Becco!
L’avvicinamento è un “bastone”, ma più corto e meno “nodoso”, questa volta. La sfacchinata al Gran Etret ha inciso un segno positivo nei miei garretti e in “sole” due ore e mezza, quanto pronosticava la relazione di Gulliver, siamo allo zoccolo.
Il sole ci accompagna mentre procediamo in conserva con facili passi di II grado fino all’ometto “gigante” che segna l’attacco della Malvassora.
Uno sguardo in alto e l’ombra minacciosa della parete, che ci sovrasta come un tetro presagio, mi fa subito capire, che a dispetto di quel IV grado, che la relazione mi propina come difficoltà, oggi non sarà proprio una salutare passeggiata.
E così in effetti sarà; la via si rivela bella fisica, con passaggi atletici, che forse fanno pensare a qualche “excursus” non proprio sulla via e comunque non banale come poteva sembrare e come mi era stato raccontato.
Nel frattempo dopo le prime lunghezze sulla via, la nebbia ha avvolto tutto, ovattando e dilatando il tempo e lo spazio. Il Becco rimarrà per tutta l’arrampicata ben celato ai nostri occhi.
Sarà la valle, sarà il destino, ma sul quarto tiro, mentre salgo su un diedro, afferro un appiglio, dopo averlo saggiato per verificarne la tenuta. Sembra in ordine, ma quando accenno ad issarmi, l’appiglio viene via, la roccia si sfalda sotto i miei occhi e va giù di qualche metro, ma si ferma. Io no, vado giù del lasco della corda che mi tiene dall’alto e vado a sbattere contro la parete con il ginocchio, questa volta il destro. Ora entrambi sono marchiati con i segni del granito dal Vallone del Piantonetto.
Non è successo nulla, un taglietto, medicato alla bella e meglio con una benda e si riparte. Poteva essere un bilancio peggiore se quel masso non si fosse fermato a pochi metri di distanza da dove si è staccato.
Citius, Altius, Fortius! Siamo finalmente in cima, un diedro verticale e un camino ci separano dalla vetta!
Non sapevo ci fosse una croce in cima. Che strana, è piatta, addossata alla parete e quasi nascosta.
Di panorama comunque non se ne parla, solo qualche scampolo di montagne in mezzo al grigiore che
avvolge tutto ciò che ci circonda.
Sembra fatta, ma la strada è ancora lunga per tornare a casa: cinque calate sulla via Gran Finale, altre quattro sullo zoccolo e poi una bella sgroppata sulla via del ritorno al Pontese. Sono le 20.30 non si vede più un picchio!
Al buio siamo arrivati e al buio con la pallida e tremolante luce della frontale ce ne andiamo, fino alla
macchina, che solitaria ci attende alla diga del Teleccio.
Alle 24.35 chiudo le comunicazioni con il mondo nelle braccia di morfeo.
Che fatica, ma quanta soddisfazione.
Viva gli Orchi e viva la montagna.

martedì 18 settembre 2018

42 ° RIEDIZIONE IVREA-MOMBARONE 16 Settembre 2018

Classifica Ivrea-Mombarone 2018
Sito Ivrea Mombarone

Edizione 2014
Edizione 2011
Edizione 2008

Dal racconto dell'OrcoFabry
Era un po' di anni che desideravo partecipare alla Ivrea - Mombarone, una delle gare storiche del Piemonte giunta quest'anno alla 42° edizione (20 km con  2.100D+).
L'ultima volta che sono salito sul Mombarone avevo circa 20 anni (qualche anno fa....) e di buon ora eravamo partici con mio padre da Graglia Santuario. A casa ho ancora la foto ricordo.
Oggi la protagonista direi che è stata la pioggia; già in autostrada alle 7.00 un forte temporalone mi coglie. Alla partenza, in piazza Ottinetti a Ivrea, c'è  solamente un leggera pioggerellina che mi rende un po' più ottimista.
Gli iscritti erano numerosi "406", il primo tratto pianeggiante costeggia il Lago Sirio, e se non fosse per la forte umidità, scorre veloce fino alle pendici della "Serra del Mesozoico" dove inizia la salita.
Dopo circa un'ora arrivo ad Andrate dove si scatena il diluvio (meno male che il meteo prevedeva pioggia moderata). Per circa 1 ora e mezza la pioggia continua a scrosciare a secchi; tutti però continuano a  salire a testa bassa  ed in religioso silenzio.
Encomiabile la partecipazione del pubblico, che nonostante le condizioni, ci incita a bordo del percorso con gli ombrelli, fradici anch'essi.
Passato San Giacomo arrivo a  Pian Curtassa in 2 h 30, ma il soccorso alpino viste le condizioni meteo e per garantire la sicurezza di tutti decide di fermare la gara; sono riusciti  a passare circa 180 atleti mentre noi, i restanti 210 (me compreso), veniamo  fermati a 4 km e 600 mt  dalla vetta.
Per la cronaca vince Massimo Forcoz in 2h.3min. In campo femminile invece successo di Camilla Magliano, bravissima anche perchè aveva già vinto la scorsa edizione.
Ovviamente un po' dispiace anche perchè mancava poco,  quando sono arrivato la pioggia a Pian Curtassa  era diminuita,  verso la vetta del Mombarone invece era aumentata la nebbia.  Credo  che in ogni caso sia stata una decisione saggia anche per la presenza dei numerosi volontari sul percorso.
Che dire, mi sono dato una scusa per riprovare il prossimo anno, sperando in condizioni meteo più agevoli.
W gli orchi!

giovedì 13 settembre 2018

TOR DES GEANTS diario Courmayeur(Ao) 9 - 16 Settembre 2018


Video partenza Tor des Geants 2018
Foto Tor des Geants 2018 - Lillianes -->Rif.Coda
Video Tor des Geants 2018 - Lillianes -->Rif.Coda
Classifica Tor des Geants 2018
Sito Tor des Geants

Edizione 2017           
Edizione 2016        Edizione 4k Alpine 2016
Edizione 2015   
Edizione 2014
Edizione 2013
Edizione 2012
Edizione 2011
Edizione 2010

Dal  diario dell'OrcoPinoR
Sabato 8 Settembre 2018
Ritiro Pettorali al Palazzetto dello Sport di Courmayeur, della partita quest'anno l'OrcoSteu che arriva preparato alla partenza. Meteo perfetto per questa UltraEndurance ormai famosa tra gli appassionati di Trail running e non solo.
Domenica 9 Settembre 2018
Partenza posticipata alle 12,00 rispetto agli scorsi anni, per dare la possibilità di attivare il dispositivo di rilevamento della posizione atleta gestito dalla società EOLO.
Accompagna l'OrcoSteu alla partenza l'OrcoRaffa.
900 gli atleti alla partenza con un meteo da urlo. Tra i maschietti papabili alla vittoria ci sono numerosi vincitori di edizioni passate come: Olivero Bosatelli, Gialuca Galeati, Franco Collé, Oscar Perez, Pablo Criado. Giuliano Cavallo sarà alla TotDret 130km che parte Mercoledi da Gressoney St,Jean, una gara nella gara.
Per le ragazze Denise Zimmermann, Roxane Ardet (Francia), Sivia Trigueros Garrote, Stephanie Case. Tra le italiane Sonia Locatelli, Marina Plavan e Federica Boifava



L'OrcoSteu al passaggio di La Thuile.
Purtroppo l'OrcoSteu per un problema fisico è costretto a chiudere il Tor 2018 al rifugio Deffeyes.

Lunedi 10 Settembre 2018
Franco Collè, in testa alla gara per i maschi, esce dalla base vita di Donnas, al 150km alle ore 12.30 di oggi 10 Set 2018.
Per le ragazze la spagnola "Silvia Ainhoa Trigueros Garrote" sta facendo il vuoto dietro di se.


Martedi 11 Settembre 2018
Foto Tor des Geants 2018 - Lillianes -->Rif.Coda
Video Tor des Geants 2018 - Lillianes -->Rif.Coda
Quattro orchi a tifare sul percorso del TOR che va da Lillianes al Rifugio Coda passando dal punto di controllo di Sassa


Alle 21.00 è partito il Tot Dret un trail di 130 chilometri e 12 mila metri di dislivello positivo. Start  da Gressoney St.Jean e arrivo a Courmayeur. Inserito nella settimana TOR è una gara nella gara con il tempo massimo per concludere la prova di 44 ore. Passaggi spettacolari vicino alle cime di: Rosa, Cervino e Monte Bianco.
300 i trailers iscritti (erano 500 i pettorali disponibili). Cancelli più morbidi quest'anno dopo le lamentele dello scorso anno alla prima edizione, quando meteo avverso e barriere orarie “strette” misero a dura prova gli atleti


Mercoledi 12 Settembre 2018
Alle 14.03 il valdostano Franco Collè si prende la rivincita ed è il vincitore del Tor des Geants 2019 nona edizione.TIME 74h 3min

Arrivano i vincitori del TotDret. Primo arrivato per i maschietti Margaretto Marco Quincincinettese dell'Atletica Pont St.Martin. Per le donne vince Pretto Francesca dell'Atletica Vicentina.
119 gli arrivati e 139 i ritirati o tagliati fuori dai cancelli orari
classifica Tot Dret 2018



Giovedi 13 Settembre 2018
Alle 3.50 vince il Tor 2018, per le donne la Basca Silvia Ainhoa Trigueros Garrote in 87h 50min



Venerdi 14 Settembre 2018
classifica finale Tor des Geants 2018

Sabato15 Settembre 2018
Alle 18.00, dopo 150 ore, chiude la nona edizione del Tor des Geants


mercoledì 12 settembre 2018

Trekking Tour del Monte Rosa TMR (Italia-Svizzera) Agosto 2018

Edizione 2004 (OrcoPinoR)

Dal racconto dell'OrcoSherpaMazinga


1° Giorno – Champoluc St Jacques- Zermatt
Si comincia alla grande con clamoroso ritardo, partendo da Champoluc verso le 10 del mattino. Già perché ormai non si arriva più in auto a St Jacques, quindi ulteriore scarpinata su strada per prendere finalmente dopo circa mezz’ora il famoso vallone di Cime Bianche. Corsa contro il tempo perché tutto ci fa supporre che non riusciremo a prendere ultima funivia da  Trochener Steg  per scendere verso Zermatt. Il vallone che presto sarà sede del nuovo mega impianto funiviario  si presenta lunghissimo, tanto da richiedere circa 3,5 ore fino al Colle Superiore di Cime Bianche a quota  3000 mt. Vallone molto selvaggio fino ai Laghi superiori, appena sotto la Gobba di Rollin, poi si apre la vista su Cervinia e il sottostante  pianoro  dove parte la grande funivia di Cime Bianche fino al Plateau Rosa, 3500 mt. A questo punto ci ritroviamo sul tetto del giro ed occorre discendere il ghiacciaio  svizzero sede dello sci estivo fino all’arrivo della grande funivia di Trockener Steg per almeno 2 ore di rotolamento su neve  infradicita dal grande caldo. In realtà non abbiamo nulla per ghiaccio, scarponi o ramponi e tanto meno corde, ma l’unico vero pericolo è cadere nelle rigole di scorrimento della neve di fusione che diventano via via più larghe e soprattutto più impetuose. Raggiungiamo la funivia appena in tempo per le ultime corse verso Zermatt. Da questo punto parte anche il tratto funiviario fino al piccolo Cervino, sede attualmente di un enorme lavoro di rifacimento dello intero impianto compresa la stazione di arrivo posta come un nido d’aquila sulla cima del Piccolo Cervino. Per oggi basta, si scende con la cabinovia completamente rifatta fino a Zermatt con un lunghissimo percorso aereo ed un  salasso di  quasi 50 franchi!
Zermatt al solito è colossale, un grande luna park della montagna per i turisti di tutto il mondo, non ci rimane che trovare il nostro albergo, addirittura un ostello con sistemazione abbastanza spartana

2° Giorno– Zermatt – Europa Hutte 

3° Giorno – Europa Hutte – Grachen
Inizia così la traversata di tutta la valle di Zermatt sul sentiero balcone posto sulla destra orografica che richiederà 2 giorni completi per un totale di circa 15 ore di cammino con pernottamento  al rifugio Europa Hutte, posto quasi nel centro del percorso. Si risale  quasi fino a Sunnega, vicino al Gornegrat per poi prendere finalmente il grande sentiero  che attraverserà tutta la valle ad una quota compresa tra i 2200 ed i 2600 metri. Tempo bellissimo,  spettacolare vista del Cervino da Nord e da  Est, traversando tutta la grande catena dei Mitscabel con una serie impressionante di 4000 metri culminanti   nel Dom. Dopo circa 8 ore di cammino, tra gallerie  paravalanghe e morene  siamo in vista del rifugio Europa, ma  a questo punto ci si para davanti un nuovissimo ponte tibetano strallato con due grandi tiranti, con una unica campata  di circa 500 metri, il più lungo ponte al mondo, appena ultimato nel 2017. Lentamente lo percorriamo per limitare le oscillazioni e fermandoci spesso in fase di incrocio con gli escursionisti, una esperienza  davvero unica, con una esposizione notevole sulla sottostante vallata!

4° Giorno – Grachen –Saas fe
Finalmente Grachen , il secondo paese svizzero con  divieto di circolazione per i mezzi a motore. Partenza  di buon mattino per raggiungere il soprastante colle a quota di 2000 metri circa ed iniziare in tal modo  il grande sentiero balcone della valle  della Visp, che in circa 6 ore nette di cammino ci porterà a Saas fe. Il sentiero corre lungo tutta la valle con una notevole esposizione  sul sottostante fondovalle posto circa 800 metri più in basso; un viaggio entusiasmante sulla altra faccia dei Mitschabel, con parecchi punti attrezzati con mancorrenti metallici; il panorama è eccezionale ma   credo che in pochi lo possano apprezzare data la notevole esposizione e la necessità di prestare attenzione al percorso senza inciampare. Verso le 16 raggiungiamo Saas Fe  alla ricerca del nostro albergo. Albergo economico invero, trattandosi di una struttura senza personale di servizio, camere anche discrete ma tutto il resto è caro come il fuoco.  Siamo  sotto lo Stralhorn, l’Alphubel, Allalinhorn e Rimpifschorn, un paradiso assoluto per   gite di alta montagna e soprattutto per le  traversate in scialpinismo. Un carosello di impianti funiviari  e un  MetroAlpin  sotterraneo permette dei facili  avvicinamenti a tutte le montagne.


5° Giorno – Saas Fe – Macugnaga
Si parte in Bus da SaasFe  fino al lago di  Mattmark a quota 2197.  Sul coronamento della diga, prima di iniziare la traversata è d’obbligo una sosta per  ricordare la strage dei nostri operai italiani negli anni 1950 durante la costruzione della diga a seguito di una disastrosa valanga. Comunque in meno di 2 ore, nonostante la lunghezza sensibile, raggiungiamo il Passo di Monte Moro a quota 2985 metri con il sottostante Rifugio Oberto. Una bellissima Madonnina colore Oro sovrasta  le due grandi valli, ma soprattutto significa il ritorno in Italia e ad una cucina superba. Basta Svizzera, ci attende un enorme piatto di  maltagliati fatti in casa con ragù, indimenticabili con una bottiglia di vino! Inizia a piovere ma  dobbiamo ancora scendere per circa 1500 metri fino a Macugnaga, sotto una pioggia via via più fitta fino al bellissimo centro  della Valle Anzasca per concludere con una grande cena.


6° Giorno – Macugnaga – Alagna
Pioggia diffusa quasi tutto il giorno per raggiungere l’imbocco della sottostante val Quarazza ed il bellissimo lago delle Fate e una lunga risalita fino al Colle del Turlo a quota 2738 metri. Tempo infernale, vento e freddo ci accompagnano nella lunga discesa fino al  sottostante rifugio  Pastore. Anche oggi sono almeno 8 ore di cammino; quando raggiungiamo il rifugio siamo ormai bagnati come pulcini. Ospitalità eccezionale  in questo  rifugio- albergo  a 5 stelle di tipo diffuso in tutte le baite della frazione, con servizi sparsi ovunque.
7° Giorno – Alagna .- Gressoney

Invece di scendere ad  Alagna, abbandoniamo il percorso classico del  TMB per risalire la stretta valla del rifugio Calderini e risalire  per percorsi sempre più aspri oltre l’Alpe Bors, Alpe la Balma e Le Miniere a quota 2500 metri. A questo punto risaliamo la bastionata rocciosa su un sentiero  decisamente  ripido  ed esposto fino all’altipiano superiore a quota 3000 metri, in corrispondenza dell’Istituto Mosso, e del rifugio citta di Vigevano, ormai chiuso. E qui siamo al  colle d’Olen, dove si ritrovano le vestigia dello storico rifugio Gugliermina, distrutto da un incendio anni orsono. Ancora una ora di cammino e raggiungiamo finalmente il sottostante lago del Gabiet ed il rifugio, che è praticamento ormai un bellissimo alberghetto  di alta montagna. Sole e birra!
8° Giorno – Gressoney – Champoluc
Siamo all’ultimo giorno, discesa a Stafal e bus fino a  La Trinite. Poi torniamo sulla conosciuta Alta Via n° 1 fino ad Alpenzu e al colle Pinter a 2900 metri. La lunga discesa fino al centro di Champoluc richiede quasi 3 ore, passando attraverso  le bellissime frazioni di Cuneaz e Crest.
Proprio al Crest sono in corso enormi lavori di sbancamento per far posto ai nuovi impianti funiviari, meglio scendere velocemente a valle fino alla Chiesa di Champoluc con i grandi ricordi di tutta un passato.