lunedì 31 agosto 2015

Ultra Trail du Mont Blanc UTMB 24-30 Agosto 2015

Foto UTMB 2015
Classifiche UTMB TDS CCC OCC 2015
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Dal racconto dell'OrcoYogini all'UTMB

Dopo un anno esatto eccomi di nuovo a Chamonix per cimentarmi nell'UTMB. Questa volta sono da sola, senza assistenza, un poco preoccupata, ma so che è normale, e poi conosco il percorso. Il mantra sarà "tranquilla e concentrata". Si parte: non so dove arriverò, perciò da subito adotto la strategia delle "piccole conquiste" di percorso, quindi primo obiettivo correre fino a Les Houches. Sul tratto in asfalto incontro OrcoGreg e Orco730, che tifo!! Segue la prima salita con discesa a Saint Gervais, mi stupisco di quanta gente ci sia sul percorso. Arrivo a Saint Gervais giusto in tempo per tirare fuori la frontale. Il tratto successivo fino a Les Contamines è ancora abbastanza corribile, spesso rimango ancora imbottigliata nelle brevi risalite nel bosco e si cammina, ma in fondo non mi dispiace, energie risparmiate per quello che verrà. A  Les Contamines prendo il primo di una lunga serie di brodini con pastina, mi vesto e riparto per la prima salita importante, il Col du Bonhomme. Salgo contenta, temperatura ideale,  il sentiero è illuminato da una luna enorme, giallo-arancione, che permette di tenere al minimo la luce della frontale. Discesa con i freni fino Les Chapieux, mi supera molta gente, ma l'obiettivo è arrivare a fine di ogni discesa senza storte e dolori strampalati... Altro ristoro con un'inaspettata e quanto mai gradita vellutata di colore verde con dentro i fagioli cannellini.
So che qui devo riposarmi per bene, la tappa successiva è lunga e impegnativa. Qui trovo anche Roberto Negri che incontrerò ancora a più riprese sul percorso. Riparto per il Col de la Seigne, sul lungo tratto in asfalto procedo tranquilla con la frontale spenta, ma sul sentiero, quasi in cima arriva l'immancabile colpo di sonno. Visto che anche l'anno scorso avevo patito il sonno, quest'anno mi sono attrezzata con delle monodose di ginseng, ne prendo una, effetto zero...
All'inizio della discesa albeggia, ma ecco subito la salita inedita del Col du Pyramides: Stefano mi aveva avvertito della tecnicità della successiva discesa, rimango concentrata, e arrivo indenne e contenta a Lac Combal.
Mentre riparto chiamo casa come "premio", e mio papà, per non condizionarmi, mi dice che Stefano sta andando bene, mentre si era ritirato a Les Chapieux. Tutto procede bene salendo all'Arète du Mont Favre e sul traverso verso il Col Checruit, dove incontro di nuovo OrcoGreg e Orco730 a fare il tifo. Discesa con i freni e finalmente arrivo a Courmayeur. Mi fermo un'ora, tanto, ma ne ho bisogno. Pasta, cambio vestiti, mangio altro cibo che mi sono portata e riparto con sole a picco sulla testa.
Chiamo di nuovo casa, che sostegno. Sulla salita al Bertone chiama Stefano, mi dice che si è ritirato... Sembra una gara stregata per lui. Anche lui non voleva dirmi nulla, ma preoccupato per la mia corsa, ha voluto sentirmi.

In Val Ferret non mi diverto, vedo sentieri in cui potrei correre, ma non voglio bruciarmi le gambe, così il sentiero appare interminabile. Arrivo ad Arnuva a metà pomeriggio e salgo bene al Gran Col Ferret. Discesa fino a La Fouly molto temuta: crisi di fame a metà discesa, ma riesco a gestirmi e arrivo senza troppi patemi. A Champex mi aspetta Stefano: ho di nuovo una gran fame, mangio forse troppo, mi viene sonno e ho parecchio male ai piedi. Provo a dormire, senza riuscirci, e a mezzanotte riparto. L'anno scorso avevo avuto sonno sempre qui e avevo del tutto rimosso la salita al Bovine, con l'eterno sentiero su pietroni... Mi fermo più volte, ho troppo sonno, l'unico modo per stare sveglia è mangiare. Mi supera il mondo... Finalmente arrivo a Trient, sono le 5. Devo farmi medicare una vescica, sosta di un'altra ora. Riparto, penultima salita, so che posso farcela, ma non devo più perdere tempo. A Vallorcine mi aspetta ancora Stefano, arrivo un po' demoralizzata perché continuo ad avere sonno e il mal di piedi aumenta.
Mi fermo una ventina di minuti, bevo due caffè (l'ultimo mio caffè fu proprio un anno fa) e mangio una provvidenziale crema Novi che mi tira su di morale. Riparto e riesco persino a correre sul falsopiano che porta all'ultima salita, la Tète aux Vente.
La conosco bene, salgo decisa, un gran caldo, tutta esposta al sole. Comincia la discesa, prima tecnica, poi più corribile, e finalmente eccomi a La Flègere. Solo gli ultimi 8 km da correre, quelli per cui mi ero risparmiata prima, continuando a ripetermi "concentrata, concentrata": non è ancora finita, non posso prendere storte o cadere proprio adesso. Arrivo all'asfalto, felicità! Sfrutto le ultime energie per correre fino al traguardo. Quanta gente, quanti applausi, che emozione. Stefano mi aspetta: ho finito ancora l'UTMB, e prima o poi ci riuscirà anche lui.

Dal racconto dell'OgreExtreme alla TDS
Ancora una volta mi ritrovo a fine di agosto in quel di Chamonix nella settimana dell’UTMB e ancora una volta per correre una delle sue gare.
Non cambio amore e anche quest’anno sono di nuovo iscritto alla TDS.
La ritengo la gara più completa e anche a detta dell’organizzazione più difficile della stessa UTMB.
In poche parole per me un vero “must”.
Già finisher nel 2012 e 2013, quest’anno l’obbiettivo era apertamente quello di provare a fare classifica nella mia categoria e cioè la V2; per una volta tanto lascio da parte i sentimentalismi che circolano nell’ambiente trail e il solo “basta partecipare” che molte volte mi ha i  passato soddisfatto, questa volta non è più sufficiente.
So bene che il mio tempo finale dovrà essere almeno di un ‘ora in meno rispetto a quelle ventidue ore e mezzo del 2013 ma la voglia e la determinazione di allenarmi per questo evento non manca.
Puntando da subito all’iscrizione sulla TDS evito quindi i sorteggi e posso già da novembre dedicarmi ad allenamenti mirati; corsa e scialpinismo si alternano sino a fine marzo e qualche breve trail mi da la misura della condizione che poco a poco cresce.
Si arriva così al mese di maggio, dove un Val Varaita trail messo lì per fare allenamento in realtà mi restituisce una prova poco soddisfacente e più che altro un calo motivazionale preoccupante. A questo punto dovrei iniziare la fase più importante degli allenamenti e invece una demotivazione quasi totale mi avvolge e mi annienta a tal punto da essere quasi sul punto di decidere di abbandonare tutto il progetto.
Si susseguono allenamenti “solo per il fare” e non sentirsi in colpa con se stessi;  ma è chiaro che così non va.
A giugno ho solo pianificato la Chaberton come gara ma un Mar’trail des Ecrins a metà mese quasi magicamente mi restituisce quella voglia e quella condizione fisica che avevo smarrito.
Come d’incanto quel 20 giugno mi ritrovo 12° assoluto e 2° di categoria dopo quei fantastici 42 km.
L’iniezione di fiducia è tanta, gli allenamenti riprendono corposi e sempre più intensi anche con qualche contrattempo e incidente fisico di percorso.
Si arriva così con una buona condizione ad agosto; inizio lo scarico, la gamba gira rotonda anche nei test finali ho delle risposte convincenti.
So che arrivare sul podio sarà dura, ma sono determinato a lottare e per una volta tanto a mettere in gioco tutto anche considerando il fatto che così facendo si può saltare definitivamente e quindi l’unica via di uscita sarebbe il ritiro.
A Courmayeur sulla linea di partenza mi rendo subito conto  che sarà una gara diversa dal solito. Appena si parte, diversamente da altre volte, la mente mi porta subito a entrare in ritmo gara. Quel lasso di tempo che normalmente era dedicato ad un “dolce adattamento alla fatica” questa volta è pari a zero, si spinge da subito e quel che conta è che la gamba c’è, la sento tonica, tutto funziona. La salita allo Checrouit “vola via” veloce, gran parte di corsa così come la prima parte di gara sino a Bourg St Mourice dove transito in 6 ore e un quarto. Ci stiamo giocando la terza posizione nella V2 in tre e siamo tutti lì distanziati da pochi minuti. Ma come ben immagino e conosco la gara inizia da Bourg.
Il caldo si fa insopportabile durante la salita al fort de la Platte, ma tengo bene, gestisco le forze anche se al termine, percepisco qualche cedimento, che ahimè, diventa preoccupante nel tratto che conduce al col de la Forclaz.
Non riesco ad alimentari a dovere e questo mi porta ad arrivare alla Cormet de Roselend un po’ in debito e con lo stomaco che a tratti mi ha dato qualche preoccupazione.
Provo a mangiare “la suppe”, una, due, ma mi devo fermare perché non passa più nulla.
Non riesco così a ristabilire il già precario equilibrio energetico e dopo la salita al colle est de la Gitte e la seguente discesa arrivato alla Gitte, sono costretto a fermarmi per colpa dello stomaco. Nulla da fare l’unica è aspettare che passi il malessere e dovrò far passare un’ora esatta prima di riprendere molto lentamente la salita verso il col  est de la Gitte.
Per fortuna riesco a ritrovare verso la fine della salita un discreto ritmo, che mi permette di arrivare al col du Joly in condizioni psico-fisiche accettabili.

Ora rimane solo il col du Tricot, ultima fatica della normale routine degli ultimi 40 km della TDS.
E così volano via veloci e senza sussulti i passaggi alla Notre dame de la Gorge, a Les Contamines, col tu Tricot Bellevue e Les Houches e infine Chamonix.
Chamonix ore 3 e 55 di giovedì mattina: strade deserte poca gente in giro ma un gruppetto di Orchi  (grazie ancora) sono lì ad aspettarmi ; l’emozione sale, la felicità di aver portato a casa un 5 posto di categoria e 130° assoluto in 21 ore 55 minuti è comunque grande. Ho ripreso una gara che alla Gitte sembrava chiusa, persa, volare via e invece ho avuto la capacità di ricostruire le motivazioni, rialzarmi e giungere al traguardo dove emozioni e sofferenza si sono fuse in una unica grande sensazione di pace interiore e gioia.
Queste sono le ultra questo è il mio stile di vita.

Dal racconto dell'OrcoSmigol alla CCC
Con il mio compare di corsa del gruppo interforze decidiamo di partire il giovedì per pranzo col camper destinazione Courmayeur.
Già li si respirava aria internazionale, in giro runners non improvvisati. Prima operazione ritiro veloce pacco gara e controllo materiale obbligatorio. Ritrovo con Ogredoctor, giro da fighetti a Curma. Arriva la sera e si fa sentire la fame. Cenetta in camper con vista dente del gigante e carboidrati a iosa.
La mattina della partenza dal piazzale delle navette fiumi di runners agghindati per lo start.
Il sole già che scalda, disposizione in griglia in base al pettorale e si parte. I primi chilometri sono un delirio di gente- Siamo tutti incolonnati e fermi in un paio di punti, e ci fumano una ventina di preziosi minuti.
Ho voglia di spingere in salita, l'entusiasmo, l'eccitazione di vedere cosa ci aspetta.
La prima salita alla Tete de la Tronche fa capire subito il livello. Ad Arnuva sotto il gonfiabile prendo una brutta storta ma stringo i denti e continuo. La testa inizia ad andare in loop sulla caviglia ma salgo al colle Ferret a pieno ritmo e rimango da solo quasi subito. 14 km di discesa e poi il delirio , l'inferno di persone , preannunciato i dal ns presidente, alla base vita di Champex. Ma che panorami che tramonto !!! Mi trasformo in modalità notte e prendo consapevolezza di affrontarla in solitaria. Non riesco a trangugiare nulla, telefono ad Ely che mi da la carica e proseguo, al ristoro successivo sblocco la situazione. Con bicchiere di Coca-Cola e ruttone e si inizia a ragionare. Ma la gara dura secondo me inizia con le tre salite di cui l'ultima Tete aux Vent terribile, dritta con scaloni di pietre. Inganno la mente contando le stelle, vedo una stella cadente e le chiedo una caviglia nuova.
Il nevaio illuminato dalla luna da una parte lo rende color argento e il sole che compare dall'altra è uno spettacolo impagabile non c'è foto che possa rendere giustizia. Non guardare la fila di luci sopra la tua testa! Conta le stelle ! Guarda che albeggia! Si tenta di fregare la propria testa . Ma quante emozioni tutte insieme condite dalla fatiche e da qualche allucinazioni . Quante persone ho incontrato lungo il percorso ma con un runner ho stretto amicizia ci siamo trovati persi e ripresi e siamo in contatto e a breve faremo qualcosa insieme.
E poi come dimenticare il brodo con gli spaghetti sminuzzati, il formaggio, il salame.
Come dimenticare gli svizzeri con il loro ordine maniacale le loro casette da fiaba, ma la loro disponibilità nell'offrirti acqua thè, caffè e biscotti.
Come dimenticare a Vallorcine di notte le persone sulla sdraio con la coperta che facevano il tifo .....
E poi il mio arrivo alle otto del mattino con una chamonix già o ancora in festa che ti applaude e ti fa i complimenti mentre intravedi il gonfiabile ,
Non posso dimenticare il mio arrivo e non dimentico il mio singhiozzare al telefono mentre comunicavo FINISHER. Siamo Orchi ma oltre le gambe c'è di più !

Dal racconto dell'OgreDoctor alla CCC
Sabato 29 Agosto 2015, ore 4:39. Sono passate 19 ore, 38 minuti e 46 secondi e sono di nuovo a Chamonix. Per la terza volta in tre anni consecutivi percorro la via che porta a Place Triangle de l'Amitié e taglio il traguardo di una delle competizioni più affascinanti del panorama mondiale: l'UTMB - Ultra-Trail du Mont-Blanc, "la sommet mondial du trail". 8000 atleti distribuiti in 4 gare, molti, moltissimi di caratura internazionale. Una festa, imperdibile. E' meraviglioso anche solo esserci, respirare il clima, vedere le facce, sentire gli applausi, essere uno dei tanti comprimari, la famosa pancia del gruppo.
Venerdì 28 Agosto: non c'è tensione, non ne ho avuta la sera prima, non ne ho ora nei momenti che precedono la partenza. Ascolto gli inni nazionali, orgoglioso di essere italiano e poi la musica di Vangelis. Sono le 9.00 del mattino, il momento tanto atteso è arrivato: la CCC ha inizio. Una fiumana di atleti sciama per le vie di Courmayeur, colme di gente che li incitano, come se non dovessero fare una 100 km, come se ad attenderli fosse la solita corsetta cittadina. Una adrenalica scossa pervade la città e un serpentone di energia comincia a scorrere su per la Montagna: The Mont Blanc!
Il clima è perfetto e lo sarà per tutta la durata della gara. Il caldo umido a bassa quota è il mio peggiore nemico in corsa, ma dopo quasi 100 gare in 5 anni, ho imparato a gestire al meglio i miei "demoni". Parto tranquillo, la corsa è lunga, non ho nessuna fretta. Imposto un ritmo che penso di poter mantenere e decido di non esagerare e serbare qualcosa per il finale, negli ultimi km di discesa.
Il percorso, eccetto la salita alla Tête de la Tronche (il punto più alto della gara a 2571 m), mi è straordinariamanete familiare; è incredibile come abbia interiorizzato tutto. Riconosco i sentieri percorsi con l'OrcoMegaflex, all'UTMB, l'anno passato, in testa ho la successione delle salite, dei ristori, senza nemmeno aver studiato l'altrimetria e il tracciato. Conoscere il tracciato è sicuramente un vantaggio, sai dove poter spingere o dove invece è meglio risparmiarsi.Viaggio costante, mantengo una media di 5,5 km/h, più di quanto avessi mai sperato. Non conosco la mia posizione di classifica e memmeno d'altra parte mi interessa. E' bellissimo! salendo verso il Col du Gran Ferret, ammiro, sulla mia sinistra, la maestosità del Monte Bianco, del Dente del Gigante, delle Grandes Jorasses, dell'Aiguille de Triolet, del Mont Dolent: è sicuramente la parte più bella del tracciato della CCC, percorsa alla luce del sole, in una giornata senza nuvole è semplicemente meravigliosa. Mi viene voglia di abbandonare la corsa e salire su quelle cime...ma oggi sei qui per correre, mi dico, magari un'altra volta!
Queste due prime salite, mi vedono arrancare, il passo non è fluido come mi piacerebbe, ma resisto. Il caldo letteramente mi asciuga, devo bere, idratarmi. L'incontro, inatteso, con Ivan Lagotto prima del Rifugio Bonatti, mi rincuora. Ivan e Marco, l'OgreExtreme, reduce da una prova maiuscola alla TDS, che saluto a Champex-Lac, saranno le uniche due persone con cui scambiare qualche parola in questa lunga cavalcata; il resto è stato un lungo soliloquio o come dicono gli psicologi un "self talk". Durante corse come questa impari che il linguaggio è in grado di agire sul cervello e sull'inconscio come positivo o negativo e frasi o immagini positive possono aiutare a ottimizzare una prestazione o a migliorare la percezione che hai di te stesso...e allora vai di self talking...non fosse per altro per non addormentarsi sotto l'effetto ipnotico della frontale.
Salendo alla Gitte, comincia, però, un'altra gara. Arriva la notte, il buio. I sensi si acuiscono per evitare gli ostacoli, anzi per percepirli con anticipo. Sono a mio agio al buio, finalmente al fresco, rinasco. La discesa è la parte che mi piace di più. Le medie nonostante la mancanza di luce e i percorsi tecnici fino a Trient e poi da Catogne a Vallorcine, rimangono elevate. Lascio qualcosa sul terreno in salita, ma sono a Vallorcine in 16 ore. Il mio GPS mi ha ormai abbandonato da tempo e il passo medio è quello che ho in testa, quello che in tanti anni di allenamento e competizioni ho interiorizzato. Non ho riferimenti chilometrici, ma so esattamente dove mi trovo e quanto manca alla fine.
La mia vocina interiore mi sussurra: "manca solo la salita alla Tete aux Vent", vai OgreDoctor. Al Col de Montets, vedo le luci delle frontali degli atleti davanti a me, che si inerpicano su per la salita. In cielo risplende una magnifica luna, quasi piena. Che notte magica! Suono la carica e ora di rompere gli indugi è di buttare il cuore oltre l'ostacolo.
Come all'UTMB l'anno passato, la sensazione di essere ormai all'arrivo, mi infonde energie nuove, insperate e in quest'ultimo tratto di gara, la fatica sembra scomparire, lasciando il posto alla consapevolezza di essere ormai alla fine. Mi sembra di recuperare posizioni. Non vedo l'ora di essere in cima per poter dare tutto in discesa, veloce, ma prudente fino alla Flegere e poi scatenato per gli ultimi 7 km, su terreno meno ostile, fino a Chamonix! Sfilo, veloce, un sacco di atleti ormai fermi sulle gambe, le mie invece vanno che un piacere...mi sembra di volare. Dal sentiero compaiono le prime luci della città e lo sterrato lascia il posto al nastro di asfalto: CI SIAMO!
Percorro la via centrale, il giro è un po' diverso dall'anno passato, ecco la chiesa di Chamonix, ecco la place de l'Amitié, l'arco di trionfo, il bip del chip: ragazzi è finita! sono nuovamente FINISHER!
In piazza a Chamonix, non c'è nessuno ad attendermi, nessuno con cui condividere la gioia IMMENSA: ma sono le 4:39 e solo un pazzo come me può essere sveglio a quest'ora, dopo aver corso per 19 ore! Un'occhiata veloce al monitor dei risultati: GULP! 312° assoluto, 281° maschio e 15° di categoria (V2 H). Non male per un vecchietto!
Blu, rosso, verde. Tre colori, tre nastri, tre pettorali, per un indimenticabile tris in tre anni: TDS, UTMB e oggi CCC!

Manca solo un ultimo sigillo, OgreDoctor: il viola, la PTL, ma questa è tutta un altra faccenda..

Dal racconto dell'OrcoPinoR all'UTMB
Terzo tentativo per L'UTMB. Nulla da fare. Per me gara stregata.
La gestione Pre-gara non è mai stata il mio forte.
Abbandono al 30esimo chilometro al controllo del paese le Contamines MontJoie. Mi è comparso improvvisamente di tutto:
-Il dolore al costato postumo dell'incidente in bici di Giugno
-Lo stomaco in subbuglio con sette nani che spingevano
-Cattivo umore
Sportivamente accetto il verdetto, ma le sconfitte sono sempre dure da digerire,
Vestirò i panni della guida con AlpenStock e muffole di lana e andrò in pellegrinaggio presso il Dio Albios, signore di tutte le bianche cime.

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