lunedì 31 agosto 2015

Ultra Trail du Mont Blanc UTMB 24-30 Agosto 2015

Foto UTMB 2015
Classifiche UTMB TDS CCC OCC 2015
Sito UTMB

Edizione 2014
Edizione 2013
Edizione 2012
Edizione 2011
Edizione 2010
Edizione 2009

Dal racconto dell'OrcoYogini all'UTMB

Dopo un anno esatto eccomi di nuovo a Chamonix per cimentarmi nell'UTMB. Questa volta sono da sola, senza assistenza, un poco preoccupata, ma so che è normale, e poi conosco il percorso. Il mantra sarà "tranquilla e concentrata". Si parte: non so dove arriverò, perciò da subito adotto la strategia delle "piccole conquiste" di percorso, quindi primo obiettivo correre fino a Les Houches. Sul tratto in asfalto incontro OrcoGreg e Orco730, che tifo!! Segue la prima salita con discesa a Saint Gervais, mi stupisco di quanta gente ci sia sul percorso. Arrivo a Saint Gervais giusto in tempo per tirare fuori la frontale. Il tratto successivo fino a Les Contamines è ancora abbastanza corribile, spesso rimango ancora imbottigliata nelle brevi risalite nel bosco e si cammina, ma in fondo non mi dispiace, energie risparmiate per quello che verrà. A  Les Contamines prendo il primo di una lunga serie di brodini con pastina, mi vesto e riparto per la prima salita importante, il Col du Bonhomme. Salgo contenta, temperatura ideale,  il sentiero è illuminato da una luna enorme, giallo-arancione, che permette di tenere al minimo la luce della frontale. Discesa con i freni fino Les Chapieux, mi supera molta gente, ma l'obiettivo è arrivare a fine di ogni discesa senza storte e dolori strampalati... Altro ristoro con un'inaspettata e quanto mai gradita vellutata di colore verde con dentro i fagioli cannellini.
So che qui devo riposarmi per bene, la tappa successiva è lunga e impegnativa. Qui trovo anche Roberto Negri che incontrerò ancora a più riprese sul percorso. Riparto per il Col de la Seigne, sul lungo tratto in asfalto procedo tranquilla con la frontale spenta, ma sul sentiero, quasi in cima arriva l'immancabile colpo di sonno. Visto che anche l'anno scorso avevo patito il sonno, quest'anno mi sono attrezzata con delle monodose di ginseng, ne prendo una, effetto zero...
All'inizio della discesa albeggia, ma ecco subito la salita inedita del Col du Pyramides: Stefano mi aveva avvertito della tecnicità della successiva discesa, rimango concentrata, e arrivo indenne e contenta a Lac Combal.
Mentre riparto chiamo casa come "premio", e mio papà, per non condizionarmi, mi dice che Stefano sta andando bene, mentre si era ritirato a Les Chapieux. Tutto procede bene salendo all'Arète du Mont Favre e sul traverso verso il Col Checruit, dove incontro di nuovo OrcoGreg e Orco730 a fare il tifo. Discesa con i freni e finalmente arrivo a Courmayeur. Mi fermo un'ora, tanto, ma ne ho bisogno. Pasta, cambio vestiti, mangio altro cibo che mi sono portata e riparto con sole a picco sulla testa.
Chiamo di nuovo casa, che sostegno. Sulla salita al Bertone chiama Stefano, mi dice che si è ritirato... Sembra una gara stregata per lui. Anche lui non voleva dirmi nulla, ma preoccupato per la mia corsa, ha voluto sentirmi.

In Val Ferret non mi diverto, vedo sentieri in cui potrei correre, ma non voglio bruciarmi le gambe, così il sentiero appare interminabile. Arrivo ad Arnuva a metà pomeriggio e salgo bene al Gran Col Ferret. Discesa fino a La Fouly molto temuta: crisi di fame a metà discesa, ma riesco a gestirmi e arrivo senza troppi patemi. A Champex mi aspetta Stefano: ho di nuovo una gran fame, mangio forse troppo, mi viene sonno e ho parecchio male ai piedi. Provo a dormire, senza riuscirci, e a mezzanotte riparto. L'anno scorso avevo avuto sonno sempre qui e avevo del tutto rimosso la salita al Bovine, con l'eterno sentiero su pietroni... Mi fermo più volte, ho troppo sonno, l'unico modo per stare sveglia è mangiare. Mi supera il mondo... Finalmente arrivo a Trient, sono le 5. Devo farmi medicare una vescica, sosta di un'altra ora. Riparto, penultima salita, so che posso farcela, ma non devo più perdere tempo. A Vallorcine mi aspetta ancora Stefano, arrivo un po' demoralizzata perché continuo ad avere sonno e il mal di piedi aumenta.
Mi fermo una ventina di minuti, bevo due caffè (l'ultimo mio caffè fu proprio un anno fa) e mangio una provvidenziale crema Novi che mi tira su di morale. Riparto e riesco persino a correre sul falsopiano che porta all'ultima salita, la Tète aux Vente.
La conosco bene, salgo decisa, un gran caldo, tutta esposta al sole. Comincia la discesa, prima tecnica, poi più corribile, e finalmente eccomi a La Flègere. Solo gli ultimi 8 km da correre, quelli per cui mi ero risparmiata prima, continuando a ripetermi "concentrata, concentrata": non è ancora finita, non posso prendere storte o cadere proprio adesso. Arrivo all'asfalto, felicità! Sfrutto le ultime energie per correre fino al traguardo. Quanta gente, quanti applausi, che emozione. Stefano mi aspetta: ho finito ancora l'UTMB, e prima o poi ci riuscirà anche lui.

Dal racconto dell'OgreExtreme alla TDS
Ancora una volta mi ritrovo a fine di agosto in quel di Chamonix nella settimana dell’UTMB e ancora una volta per correre una delle sue gare.
Non cambio amore e anche quest’anno sono di nuovo iscritto alla TDS.
La ritengo la gara più completa e anche a detta dell’organizzazione più difficile della stessa UTMB.
In poche parole per me un vero “must”.
Già finisher nel 2012 e 2013, quest’anno l’obbiettivo era apertamente quello di provare a fare classifica nella mia categoria e cioè la V2; per una volta tanto lascio da parte i sentimentalismi che circolano nell’ambiente trail e il solo “basta partecipare” che molte volte mi ha i  passato soddisfatto, questa volta non è più sufficiente.
So bene che il mio tempo finale dovrà essere almeno di un ‘ora in meno rispetto a quelle ventidue ore e mezzo del 2013 ma la voglia e la determinazione di allenarmi per questo evento non manca.
Puntando da subito all’iscrizione sulla TDS evito quindi i sorteggi e posso già da novembre dedicarmi ad allenamenti mirati; corsa e scialpinismo si alternano sino a fine marzo e qualche breve trail mi da la misura della condizione che poco a poco cresce.
Si arriva così al mese di maggio, dove un Val Varaita trail messo lì per fare allenamento in realtà mi restituisce una prova poco soddisfacente e più che altro un calo motivazionale preoccupante. A questo punto dovrei iniziare la fase più importante degli allenamenti e invece una demotivazione quasi totale mi avvolge e mi annienta a tal punto da essere quasi sul punto di decidere di abbandonare tutto il progetto.
Si susseguono allenamenti “solo per il fare” e non sentirsi in colpa con se stessi;  ma è chiaro che così non va.
A giugno ho solo pianificato la Chaberton come gara ma un Mar’trail des Ecrins a metà mese quasi magicamente mi restituisce quella voglia e quella condizione fisica che avevo smarrito.
Come d’incanto quel 20 giugno mi ritrovo 12° assoluto e 2° di categoria dopo quei fantastici 42 km.
L’iniezione di fiducia è tanta, gli allenamenti riprendono corposi e sempre più intensi anche con qualche contrattempo e incidente fisico di percorso.
Si arriva così con una buona condizione ad agosto; inizio lo scarico, la gamba gira rotonda anche nei test finali ho delle risposte convincenti.
So che arrivare sul podio sarà dura, ma sono determinato a lottare e per una volta tanto a mettere in gioco tutto anche considerando il fatto che così facendo si può saltare definitivamente e quindi l’unica via di uscita sarebbe il ritiro.
A Courmayeur sulla linea di partenza mi rendo subito conto  che sarà una gara diversa dal solito. Appena si parte, diversamente da altre volte, la mente mi porta subito a entrare in ritmo gara. Quel lasso di tempo che normalmente era dedicato ad un “dolce adattamento alla fatica” questa volta è pari a zero, si spinge da subito e quel che conta è che la gamba c’è, la sento tonica, tutto funziona. La salita allo Checrouit “vola via” veloce, gran parte di corsa così come la prima parte di gara sino a Bourg St Mourice dove transito in 6 ore e un quarto. Ci stiamo giocando la terza posizione nella V2 in tre e siamo tutti lì distanziati da pochi minuti. Ma come ben immagino e conosco la gara inizia da Bourg.
Il caldo si fa insopportabile durante la salita al fort de la Platte, ma tengo bene, gestisco le forze anche se al termine, percepisco qualche cedimento, che ahimè, diventa preoccupante nel tratto che conduce al col de la Forclaz.
Non riesco ad alimentari a dovere e questo mi porta ad arrivare alla Cormet de Roselend un po’ in debito e con lo stomaco che a tratti mi ha dato qualche preoccupazione.
Provo a mangiare “la suppe”, una, due, ma mi devo fermare perché non passa più nulla.
Non riesco così a ristabilire il già precario equilibrio energetico e dopo la salita al colle est de la Gitte e la seguente discesa arrivato alla Gitte, sono costretto a fermarmi per colpa dello stomaco. Nulla da fare l’unica è aspettare che passi il malessere e dovrò far passare un’ora esatta prima di riprendere molto lentamente la salita verso il col  est de la Gitte.
Per fortuna riesco a ritrovare verso la fine della salita un discreto ritmo, che mi permette di arrivare al col du Joly in condizioni psico-fisiche accettabili.

Ora rimane solo il col du Tricot, ultima fatica della normale routine degli ultimi 40 km della TDS.
E così volano via veloci e senza sussulti i passaggi alla Notre dame de la Gorge, a Les Contamines, col tu Tricot Bellevue e Les Houches e infine Chamonix.
Chamonix ore 3 e 55 di giovedì mattina: strade deserte poca gente in giro ma un gruppetto di Orchi  (grazie ancora) sono lì ad aspettarmi ; l’emozione sale, la felicità di aver portato a casa un 5 posto di categoria e 130° assoluto in 21 ore 55 minuti è comunque grande. Ho ripreso una gara che alla Gitte sembrava chiusa, persa, volare via e invece ho avuto la capacità di ricostruire le motivazioni, rialzarmi e giungere al traguardo dove emozioni e sofferenza si sono fuse in una unica grande sensazione di pace interiore e gioia.
Queste sono le ultra questo è il mio stile di vita.

Dal racconto dell'OrcoSmigol alla CCC
Con il mio compare di corsa del gruppo interforze decidiamo di partire il giovedì per pranzo col camper destinazione Courmayeur.
Già li si respirava aria internazionale, in giro runners non improvvisati. Prima operazione ritiro veloce pacco gara e controllo materiale obbligatorio. Ritrovo con Ogredoctor, giro da fighetti a Curma. Arriva la sera e si fa sentire la fame. Cenetta in camper con vista dente del gigante e carboidrati a iosa.
La mattina della partenza dal piazzale delle navette fiumi di runners agghindati per lo start.
Il sole già che scalda, disposizione in griglia in base al pettorale e si parte. I primi chilometri sono un delirio di gente- Siamo tutti incolonnati e fermi in un paio di punti, e ci fumano una ventina di preziosi minuti.
Ho voglia di spingere in salita, l'entusiasmo, l'eccitazione di vedere cosa ci aspetta.
La prima salita alla Tete de la Tronche fa capire subito il livello. Ad Arnuva sotto il gonfiabile prendo una brutta storta ma stringo i denti e continuo. La testa inizia ad andare in loop sulla caviglia ma salgo al colle Ferret a pieno ritmo e rimango da solo quasi subito. 14 km di discesa e poi il delirio , l'inferno di persone , preannunciato i dal ns presidente, alla base vita di Champex. Ma che panorami che tramonto !!! Mi trasformo in modalità notte e prendo consapevolezza di affrontarla in solitaria. Non riesco a trangugiare nulla, telefono ad Ely che mi da la carica e proseguo, al ristoro successivo sblocco la situazione. Con bicchiere di Coca-Cola e ruttone e si inizia a ragionare. Ma la gara dura secondo me inizia con le tre salite di cui l'ultima Tete aux Vent terribile, dritta con scaloni di pietre. Inganno la mente contando le stelle, vedo una stella cadente e le chiedo una caviglia nuova.
Il nevaio illuminato dalla luna da una parte lo rende color argento e il sole che compare dall'altra è uno spettacolo impagabile non c'è foto che possa rendere giustizia. Non guardare la fila di luci sopra la tua testa! Conta le stelle ! Guarda che albeggia! Si tenta di fregare la propria testa . Ma quante emozioni tutte insieme condite dalla fatiche e da qualche allucinazioni . Quante persone ho incontrato lungo il percorso ma con un runner ho stretto amicizia ci siamo trovati persi e ripresi e siamo in contatto e a breve faremo qualcosa insieme.
E poi come dimenticare il brodo con gli spaghetti sminuzzati, il formaggio, il salame.
Come dimenticare gli svizzeri con il loro ordine maniacale le loro casette da fiaba, ma la loro disponibilità nell'offrirti acqua thè, caffè e biscotti.
Come dimenticare a Vallorcine di notte le persone sulla sdraio con la coperta che facevano il tifo .....
E poi il mio arrivo alle otto del mattino con una chamonix già o ancora in festa che ti applaude e ti fa i complimenti mentre intravedi il gonfiabile ,
Non posso dimenticare il mio arrivo e non dimentico il mio singhiozzare al telefono mentre comunicavo FINISHER. Siamo Orchi ma oltre le gambe c'è di più !

Dal racconto dell'OgreDoctor alla CCC
Sabato 29 Agosto 2015, ore 4:39. Sono passate 19 ore, 38 minuti e 46 secondi e sono di nuovo a Chamonix. Per la terza volta in tre anni consecutivi percorro la via che porta a Place Triangle de l'Amitié e taglio il traguardo di una delle competizioni più affascinanti del panorama mondiale: l'UTMB - Ultra-Trail du Mont-Blanc, "la sommet mondial du trail". 8000 atleti distribuiti in 4 gare, molti, moltissimi di caratura internazionale. Una festa, imperdibile. E' meraviglioso anche solo esserci, respirare il clima, vedere le facce, sentire gli applausi, essere uno dei tanti comprimari, la famosa pancia del gruppo.
Venerdì 28 Agosto: non c'è tensione, non ne ho avuta la sera prima, non ne ho ora nei momenti che precedono la partenza. Ascolto gli inni nazionali, orgoglioso di essere italiano e poi la musica di Vangelis. Sono le 9.00 del mattino, il momento tanto atteso è arrivato: la CCC ha inizio. Una fiumana di atleti sciama per le vie di Courmayeur, colme di gente che li incitano, come se non dovessero fare una 100 km, come se ad attenderli fosse la solita corsetta cittadina. Una adrenalica scossa pervade la città e un serpentone di energia comincia a scorrere su per la Montagna: The Mont Blanc!
Il clima è perfetto e lo sarà per tutta la durata della gara. Il caldo umido a bassa quota è il mio peggiore nemico in corsa, ma dopo quasi 100 gare in 5 anni, ho imparato a gestire al meglio i miei "demoni". Parto tranquillo, la corsa è lunga, non ho nessuna fretta. Imposto un ritmo che penso di poter mantenere e decido di non esagerare e serbare qualcosa per il finale, negli ultimi km di discesa.
Il percorso, eccetto la salita alla Tête de la Tronche (il punto più alto della gara a 2571 m), mi è straordinariamanete familiare; è incredibile come abbia interiorizzato tutto. Riconosco i sentieri percorsi con l'OrcoMegaflex, all'UTMB, l'anno passato, in testa ho la successione delle salite, dei ristori, senza nemmeno aver studiato l'altrimetria e il tracciato. Conoscere il tracciato è sicuramente un vantaggio, sai dove poter spingere o dove invece è meglio risparmiarsi.Viaggio costante, mantengo una media di 5,5 km/h, più di quanto avessi mai sperato. Non conosco la mia posizione di classifica e memmeno d'altra parte mi interessa. E' bellissimo! salendo verso il Col du Gran Ferret, ammiro, sulla mia sinistra, la maestosità del Monte Bianco, del Dente del Gigante, delle Grandes Jorasses, dell'Aiguille de Triolet, del Mont Dolent: è sicuramente la parte più bella del tracciato della CCC, percorsa alla luce del sole, in una giornata senza nuvole è semplicemente meravigliosa. Mi viene voglia di abbandonare la corsa e salire su quelle cime...ma oggi sei qui per correre, mi dico, magari un'altra volta!
Queste due prime salite, mi vedono arrancare, il passo non è fluido come mi piacerebbe, ma resisto. Il caldo letteramente mi asciuga, devo bere, idratarmi. L'incontro, inatteso, con Ivan Lagotto prima del Rifugio Bonatti, mi rincuora. Ivan e Marco, l'OgreExtreme, reduce da una prova maiuscola alla TDS, che saluto a Champex-Lac, saranno le uniche due persone con cui scambiare qualche parola in questa lunga cavalcata; il resto è stato un lungo soliloquio o come dicono gli psicologi un "self talk". Durante corse come questa impari che il linguaggio è in grado di agire sul cervello e sull'inconscio come positivo o negativo e frasi o immagini positive possono aiutare a ottimizzare una prestazione o a migliorare la percezione che hai di te stesso...e allora vai di self talking...non fosse per altro per non addormentarsi sotto l'effetto ipnotico della frontale.
Salendo alla Gitte, comincia, però, un'altra gara. Arriva la notte, il buio. I sensi si acuiscono per evitare gli ostacoli, anzi per percepirli con anticipo. Sono a mio agio al buio, finalmente al fresco, rinasco. La discesa è la parte che mi piace di più. Le medie nonostante la mancanza di luce e i percorsi tecnici fino a Trient e poi da Catogne a Vallorcine, rimangono elevate. Lascio qualcosa sul terreno in salita, ma sono a Vallorcine in 16 ore. Il mio GPS mi ha ormai abbandonato da tempo e il passo medio è quello che ho in testa, quello che in tanti anni di allenamento e competizioni ho interiorizzato. Non ho riferimenti chilometrici, ma so esattamente dove mi trovo e quanto manca alla fine.
La mia vocina interiore mi sussurra: "manca solo la salita alla Tete aux Vent", vai OgreDoctor. Al Col de Montets, vedo le luci delle frontali degli atleti davanti a me, che si inerpicano su per la salita. In cielo risplende una magnifica luna, quasi piena. Che notte magica! Suono la carica e ora di rompere gli indugi è di buttare il cuore oltre l'ostacolo.
Come all'UTMB l'anno passato, la sensazione di essere ormai all'arrivo, mi infonde energie nuove, insperate e in quest'ultimo tratto di gara, la fatica sembra scomparire, lasciando il posto alla consapevolezza di essere ormai alla fine. Mi sembra di recuperare posizioni. Non vedo l'ora di essere in cima per poter dare tutto in discesa, veloce, ma prudente fino alla Flegere e poi scatenato per gli ultimi 7 km, su terreno meno ostile, fino a Chamonix! Sfilo, veloce, un sacco di atleti ormai fermi sulle gambe, le mie invece vanno che un piacere...mi sembra di volare. Dal sentiero compaiono le prime luci della città e lo sterrato lascia il posto al nastro di asfalto: CI SIAMO!
Percorro la via centrale, il giro è un po' diverso dall'anno passato, ecco la chiesa di Chamonix, ecco la place de l'Amitié, l'arco di trionfo, il bip del chip: ragazzi è finita! sono nuovamente FINISHER!
In piazza a Chamonix, non c'è nessuno ad attendermi, nessuno con cui condividere la gioia IMMENSA: ma sono le 4:39 e solo un pazzo come me può essere sveglio a quest'ora, dopo aver corso per 19 ore! Un'occhiata veloce al monitor dei risultati: GULP! 312° assoluto, 281° maschio e 15° di categoria (V2 H). Non male per un vecchietto!
Blu, rosso, verde. Tre colori, tre nastri, tre pettorali, per un indimenticabile tris in tre anni: TDS, UTMB e oggi CCC!

Manca solo un ultimo sigillo, OgreDoctor: il viola, la PTL, ma questa è tutta un altra faccenda..

Dal racconto dell'OrcoPinoR all'UTMB
Terzo tentativo per L'UTMB. Nulla da fare. Per me gara stregata.
La gestione Pre-gara non è mai stata il mio forte.
Abbandono al 30esimo chilometro al controllo del paese le Contamines MontJoie. Mi è comparso improvvisamente di tutto:
-Il dolore al costato postumo dell'incidente in bici di Giugno
-Lo stomaco in subbuglio con sette nani che spingevano
-Cattivo umore
Sportivamente accetto il verdetto, ma le sconfitte sono sempre dure da digerire,
Vestirò i panni della guida con AlpenStock e muffole di lana e andrò in pellegrinaggio presso il Dio Albios, signore di tutte le bianche cime.

domenica 23 agosto 2015

ULTRAKS MATTEHORN Zermatt (Svizzera) 22 Agosto 2015

Classifica Ultraks Matterhorn 2015
Sito Ultraks Matterhorn

Dal racconto dell'OgreDoctor
22 Agosto, ore 7.30, Zermatt, l’aria del mattino è frizzante, ma il cielo è terso. Ci sono tutte le premesse per una giornata indimenticabile. Sono nuovamente ai nastri di partenza di una gara: la Matterhorn Ultraks 46k, gara della Skyrunner World Seriers.
Si respira un clima internazionale, gli atleti presenti sono sicuramente di livello. Con me l’inossidabile e immarcescibile OrcoSherpaMazzinga, con il suo amico Ugo. Mauro è l’unico atleta alla partenza del 1948: qualcosa vorrà pur dire! Guardandoci intorno, i giovani sono tantissimi e per la stragrande maggioranza stranieri.
Alla fine del count down 681 atleti (565 maschi e 116 donne) percorrono le strade di Zermatt, incitati dagli applausi delle persone accorse a fare il tifo per i propri beniamini. Pochi chilometri di asfalto e inizia la salita verso Sunnegga (2260 m slm). Breve discesa, a tutta manetta e come consuetudine nelle ultime gare, subito una bella caduta sul legno bagnato di un ponticello, per fortuna senza conseguenze.
Finita la discesa si sale al Gornergrat (3130 m). La quota non dà fastidio, probabilmente, le numerose uscite di quest’anno in alta montagna hanno dato i loro frutti.
Il panorama è già magnifico, ma arrivati in cima lo spettacolo diventa sublime. Varrebbe quasi la pena di fermarsi e sedersi in contemplazione.
Tutta la catena del Monte Rosa e il Cervino con tutta la sua maestosità sono davanti ai nostri occhi in una livrea quasi invernale. Spettacolare: solo questo vale il prezzo della fatica.
Il Cervino, in tutte le sue proiezioni e versanti sarà la costante della gara, dopo lo Schwarzsee (2583 m), prima salendo e poi scendendo a Trift, ultimo ristoro al 40 km, lo avremo costantemente sulla nostra destra con la sua impressionante parete nord.
Scendendo dal Gornergrat si arriva a Furi dove attraverseremo un caratteristico ponte, che non posso definire tibetano, tanto è curato e ingegneristicamente perfetto. Non si può correre, probabilmente per non fare entrare in risonanza le strutture del ponte.
Le prima tre salite sono impegnative, ma tecnicamente facili. In generale il percorso passa su sentieri molto corribili, privi di grandi difficoltà. Nell’ultima salita dopo lo Schwarzsee, dopo quasi 30 km di corsa ininterrotta, la fatica si fa sentire e accumulo il ritardo, che non mi consentirà, nemmeno dopo il recupero, nell’ultimissimo strappo dopo il ristoro di Trift e gli ultimi 6 km di discesa verso Zermatt fatti a manetta, di restare sotto le 8 ore.

Chiudo la mia fatica in 8 ore e 6 minuti, al 182 posto e 13° di categoria.
La gara è magnifica, anche se, indubbiamente, la splendida giornata di sole la resa assolutamente indimenticabile. Il percorso è stratosferico, da mettere al pari delle gare del Monte Bianco, anche se quest’ultime, dato lo sviluppo chilometrico più elevato ovviamente risultano penalizzate. Per tutto il tracciato si rimane al cospetto del Cervino e degli altri 4000, visti dal versante a cui siamo meno abituati e cioè quello svizzero.
In sostanza, la gara vale la spesa e la trasferta sicuramente impegnativa e costosa. La logistica non è delle più semplici e tutto il viaggio, anche per la nostra scelta di attraversare il passo del Sempione, richiede più di 4 ore. La macchina si deve necessariamente lasciare a Tasch, per salire su un trenino a cremagliera che arriva a Zermatt. Il treno può essere preso anche più in basso a Brig, risparmiando qualche chilometro in auto.
Zermatt è fantastica, molto curata, molto svizzera; si circola a piedi o con taxi elettrici: non esistono veicoli a motore! Non è sicuramente a buon mercato e una rapida occhiata alle vetrine delle orologerie presenti nella via centrale, fa subito capire il livello dei clienti di questo paese. Anche per mangiare, i costi non sono proprio popolari. Per un tris di pasta in un bellissimo locale italiano, dobbiamo scucire la bellezza di 27 euro, più una piccola birra ovviamente a parte!
L’organizzazione del trail è stata impeccabile. Tracciato segnatissimo, impossibile perdersi; ristori fornitissimi. Logista per consegna pettorali, docce e pasta party dopo la gara (penne alla bolognese e insalata!) perfetti.
Non posso che consigliare questa gara a tutti gli amici orchi e orchesse! Fatela non ve ne pentirete!

W Gli Orchi, W la montagna

martedì 18 agosto 2015

Grand Tour d’Arbour Alta Valle Susa (To) 17 Agosto 2015

Foto Grand Tour DArbour

Dal racconto dell'OgreDoctor

Grand Tour d’Arbour
difficoltà: EEA/F
quota partenza (m): 1454
quota massima (m): 2843 - Punta Charrà
Lunghezza (km): 18
dislivello complessivo (m): 2200
località partenza: Puy (Beaulard, TO )
punti appoggio: Rifugio Guido Rey, Bivacco Ugo Blanchetti
note: un piccolo consiglio per quanti vorranno ripeter il giro. La Ferrata degli Alpini, la salita alla Charrà e alla Guglia in condizioni di tempo incerto o nebbia, data la tracciatura e il tipo di terreno non sono da tentare.
L’idea del giro nasce l’anno scorso, quando con l’OrcoGiovanni, di casa in queste lande, in una delle nostre innumerevoli scorribande, saliamo alla Grand Hoche (2804 m slm) e poi alla vicina Guglia d’Arbour (2803 m slm).
Si sa, l’appetito vien mangiando e all’orizzonte la vicina Charrà diventa subito l’oggetto del desiderio, ma di vie, per concatenare le cime, nemmeno l’ombra, anzi il passaggio sembra davvero impossibile a meno di non utilizzare la cresta Ungherini, le cui difficoltà alpinistiche sono decisamente più sostenute.
Mi metto subito alla ricerca su internet e riesco a trovare una relazione, non molto dettagliata a dire il vero, che parla di una possibilità di salire alla Guglia dal Colle delle Sanità, utilizzando un sentiero più basso, bollinato con dei segni bianchi fino in cima e un’altra che parla di un sentiero tracciato dai francesi con segni rossi.
Rincuorati da queste scoperte, l’idea prende forma e diventa una traccia sulla Fraternali con un dislivello approssimativo di 2000 metri e uno spostamento di almeno 15-17 km.
In origine si voleva concatenare anche la Clotesse, ma per mettere insieme anche questa cima, il chilometraggio diveniva decisamente importante, dovendo scendere dal Passo dell’Orso per risalire al Passo di Desert e da qui affrontare la salita alla vetta.

La giornata di lunedì, sembra quella giusta. Il meteo lascia un intervallo di bel tempo almeno fino alle 15.00.
Ritrovo alle 7.00 in panetteria a Beaulard per l’ormai tradizionale caffè e salita con la macchina a Puy, piccola borgata a 1454 m slm dove comincerà la nostra avventura.
Saliamo di buona lena al Passo della Mulattiera (2400 m) arrivando all’inizio della Ferrata degli Alpini in circa 1.40. Indossati i guanti da ferrata si comincia l’ascesa verso il Passo della Sanità.
Niente, imbrago, niente set da ferrata e nemmeno casco. In realtà, queste attrezzature non sono necessarie, più che una ferrata si tratta di un sentiero attrezzato, da fare con le dovute cautele, ma decisamente abbordabile.
Rispetto alle descrizioni, trovate in rete, il tracciato e il cavo sembrano essere stati oggetto di una risistemazione recente, anche se, in almeno due o tre punti, le frane hanno divelto la catena dai supporti.
Alcuni tratti sui ghiaioni, sono risultati più pericolosi dei tratti attrezzati, per la possibilità di caduta pietre.
In poco tempo siamo al colle, da cui si gode una vista fantastica sui due versanti della valle. Buttando l’occhio verso la vicina Guglia d’Arbour, del sentiero descritto nelle relazioni nemmeno l’ombra!
Ci penseremo dopo, al momento la nostra attenzione è rivolta alla Punta Charrà.
In più punti dobbiamo usare anche le mani, con passaggi di arrampicata molto basilari Anche per questa salita le difficoltà sono contenute e in poco tempo siamo in cima.
Ridiscesi al colle, cominciamo un “brain storming” per capire dove potrebbe essere il sentiero per la salita alla Guglia e alla fine, fidandoci della relazione, ci buttiamo giù per il prato con un traverso in direzione della placconata rocciosa alla base della cresta Ungherini e con una botta di fortuna memorabile, buttando l’occhio dall’altra parte di una cengia rocciosa, intercettiamo un inequivocabile segno di sentiero.
La sorpresa è duplice: i bollini bianchi ci sono, ma i segni che troviamo e che ci guideranno con assoluta sicurezza fino al Passo d’Arbour e poi in cima alla Guglia, passando in posti impossibili da scorgere dal colle, sono bianchi e rossi (come quelli dei sentieri ufficiali) e tracciati di fresco.
In cima alla Guglia ci rilassiamo, sapendo che le difficoltà ormai sono finite e conoscendo alla perfezione il sentiero da lì in avanti.
Al Bivacco Ugo Blanchetti (4 posti letto, davvero confortevoli) ci concediamo una piccola sosta con annesso spuntino e poi siamo di nuovo in marcia; le famiglie ci aspettano a Refour, che raggiungiamo via Cappella di San Giusto (1800 m slm), lasciando alla nostra destra, scendendo, il Rifugio Guido Rey, possibile punto di appoggio per questa gita.
Arriviamo a Refour dopo circa 7 ore di marcia, molto soddisfatti per il fantastico giro, perfettamente riuscito.

Con grande piacere si uniscono alla compagnia l’OrcoCamola e l’OrcoZoppo, anche loro di ritorno da una bellissima impresa alla Ferrata della Rocca Clari e insieme, mettiamo a dura prova le nostre coronarie, sfidando i ben più giovani e atletici marmocchi in una partita a calcio.
Appuntamento di nuovo alla panetteria di Beaulard per una piccola merenda e poi a casa per il meritato riposo.
Un’altra bellissima giornata di amicizia e montagna!
W Gli Orchi



lunedì 17 agosto 2015

Via Ferrata Mario Perona - Aldo Saglia Rocca Clari – Claviere (TO) 17 Agosto 2015

Foto Via Ferrata Mario Perona - Aldo Saglia

Dal racconto dell'OrcoZoppo

Difficoltà: D+
Sviluppo: 700 m
Dislivello: 500 m
300 gradini
Tempo percorrenza: 3/4 ore.





Oggi ho due possibilità: una gita con OgreDoctor oppure una via ferrata con OrcoCamola.
Sono indeciso ... diciamo che di fare tanti chilometri in montagna non me la sento molto.  Ma si va, vada per la proposta di OrcoCamola (in questo periodo anche lui tendente al pigro).
Non sono molto esperto di vie ferrate e da oggi ho solo fatto quella di Foresto(To).
Sinceramente non sono molto adatto a questo tipo di sport, all'arrampicata in genere.
'C'è troppo da pensare'. Sono più istintivo e non mi piace stare concentrato a lungo.
Comunque, dopo l'esperienza sulla via ferrata di Foresto, cosa vuoi che sia.... e poi, in teoria, in 3/4 ore ce la dovremmo cavare.

E' stata durissima!
Diversi tratti di pura arrampicata.
Verticale.

Passaggi così esposti che sinceramente mi chiedo ancora adesso come ho fatto a superare.
Paesaggi stupendi che però ha visto solo Andrea. Li sto guardando adesso nelle foto (...).

Posso dire però che la tenacia e la forza di volontà mi hanno fatto raggiungere non il traguardo, ma la vetta dove ho potuto finalmente abbracciare la bandiera tricolore che da sotto la vedevo piccola piccola.
Un GRAZIE sincero a OrcoCamola per la pazienza e per i consigli.
Ah...dimenticavo la prossima volta vado in gita con OgreDoctor.

sabato 15 agosto 2015

Run Across America U.S.A Giugno 2015

Diario del viaggio In U.S.A 2015

Dal racconto dell'OrcoSmigol


Partiamo dal fatto che il 19 luglio 2015 mi aspettava la Dolomites SkyRace.
Partiamo dal fatto che sarei stato in vacanza a giugno per oltre tre settimane...
E...partiamo dal fatto che la vacanza era negli States con il cibo con cui adoro svaccare...




SALT LAKE CITY
Finalmente partiamo l'8 giugno 2015 con la prima tappa fissata a Salt Lake City.
Iniziamo con le prime corse in una città a 1500 metri di altitudine, con marciapiedi larghissimi e strade larghe 40 metri, così costruite dai pionieri Mormoni ( 1800 d.c.) per poter fare inversione a U con i carri.

Il senso civico elevatissimo fa si che non sono necessari i semafori. Sono utilizzati, un ordinato sistema di bandierine per poter attraversare la strada. Unica regola per il runner è KEEP RIGHT.
Ci sono chilometri di marciapiedi in piano, ma anche salite lunghe e inesorabili, scalinate che portano al campidoglio; qui correre é un piacere anche in città.

ARCHES NATIONAL PARK

Seconda tappa la cittadina di Moab con il vicino ARCHES NATIONAL PARK .
Qui non mi sono trattenuto e dentro il parco, rapido mi cambio di abbigliamento. Scarpe da trail e via si sale verso il Delicate Arch simbolo dello Utah. Riesco a percorrere per un totale di 7 km con 500 metri di dislivello. Non molto ma con 40 gradi e formicai di giapponesi non è stato facile.
Si corre anche in città, parola grossa poiché in un paio di chilometri si concentra la main street con tutte le attività commerciali.
Ci sono chilometri e chilometri di piste ciclabili e pedonali, una vera pacchia per le mie corse serali. Presenti sempre 40 gradi a oltre 1500 metri di altitudine.

COLORADO
Si arriva anche in Colorado al Great Sand Dunes spettacolare formazione di dune alte fino a 400 metri dove si può surfare buttandosi a rotta di collo. Il tramonto è davvero suggestivo e romantico, riesco a trasformarlo in un allenamento misto strada più sterrato, in piano con salite e discese . Una bell'oretta per una dozzina di chilometri.

ARIZONA
Anche in Arizona a Page ho trovato il tempo e il luogo adatto per un allenamento con bel discesone di 4 chilometri su asfalto fino ad attraversare la diga Glen DAM .
La cornice è formata da rocce di tutte le tonalità del rosso. Riesco a fare anche un uscita con fondo veloce a ritmo gara per poi, arrivare in motel prendere moglie e auto e andare a vedere il sole tramontare; tutte le scuse sono buone !.
Dopo una corsa così ci sta un bel BBQ (American Barbecue ndr) con mezzo chilo di carne affumicata e birrette a gogo.

venerdì 14 agosto 2015

Raid Valle Clarea- Rif. Vaccarone GiaglioneTo) 12 Agosto 2015

Foto Raid Valle Clarea 2015

Dal racconto dell'OrcoCamola

I numeri 
Distanza percorsa :  22km
Dislivello Positivo : 1600 D+

Prologo
Martedi 11/8 ore 22.00:
OrcoCamola : Mario non trovo il portafoglio
OrcoJoak       :  Come ... non trovi il portafoglio!?
OrcoCamola  : Temo (spero) di averlo lasciato nel bar fuori della piscina. Ho chiamato ma a quest'ora...
OrcoJoak        : Pensa a recuperarlo... se lo trovi domani partiamo anche più tardi ... diversamente vai per denunce. Non ti preoccupare

Mercoledì 12/8 ore 7.00:
OrcoCamola- Salve. Ieri avete per caso trovato un portafoglio sul bancone ?...
GestorePiscina : Di colore? Nome?

Sono salvo. Il bar non è ancora aperto e il gestore si rivela veramente gentile.

OrcoCamola : Pronto...Paolo giù dalle brande. Si parte... trovato!
OrcoZoppo   : Dammi un'ora. Alle 8.30 sono da te

La meta di oggi era in Val D'aosta ma visto che l'imprevisto portafoglio  ha ritardato la partenza optiamo per la vicina Val Clarea sopra Susa(To).
Nella stessa zona con gli Orchi quest'anno siamo stati sulla cima Quattro Denti, una gita per la quale è sufficiente la mattinata.
Per il C.le Clapier e il relativo spostamento al rifugio Vaccarone è meglio avere l'intera giornata a disposizione.
Sulla lunga mulattiera che sale al colle troviamo dei pannelli che raccontano l'ipotetico passaggio di Annibale e delle difficoltà da lui incontrate nella discesa con gli elefanti (Polibio, Libro III).

La salita è un susseguirsi di interminabili tornanti che prendono quota lentamente. Il caldo dell'ora tarda rende il cammino faticoso.
Nonostante questo arriviamo al Col Clapier in 2h.45min (i cartelli indicatori alla partenza davano 4h.). Il luogo è veramente bello, siamo di fronte ad una sorta di altipiano chiuso ad Ovest dal Lago delle Savine.
Le persone che incontriamo, alcune in bici, arrivano tutte dal vicino Moncenisio.
Pranziamo, ci riposiamo un po' e alle 13.30 partiamo per il Rifugio Vaccarone.
Lo spostamento di rivela panoramico e vario. Attraversiamo un ampio pascolo e nei vari saliscendi il sentiero costeggia alcuni laghetti. Ad Ovest la vista spazia sulla Rocca e sui Denti D'ambin, sul Nible e sulla Punta Fernad.
Ad Est si apre una bella prospettiva sulla Bassa Val Susa.
Alla base del salto sul quale camminiamo si distingue perfettamente la mulattiera di salita percorsa la mattina.
Superato l'antico Ricovero del Gias raggiungiamo il Rifugio.
Birra, gazzosa, torta, caffè ... ci volevano.
Mi sembra di capire che le persone presenti arrivano dal Rifugio Levi Molinari per il Passo Clopaca; altro giro da tenere a mente.
Scambiamo due parole con il gestore il quale commenta il fatto che il nostro percorso, a causa della lunghezza, non lo fanno in molti.
- ... Ma tanto voi siete corridori. No?
- ...
Come ha fatto a capirlo. Sicuramente dalle magliette perchè oggi siamo molto escursionisti e poco corridori.
Partiamo e, i 1600 metri in discesa che ci riportano all'auto, passano tranquilli.
Il sole è più basso e la luce comincia ad essere piacevole.
Gli unici essere viventi che incontriamo in questo tratto sono una mandria di mucche bianche. A vederle sembrano belle godute.

Entriamo nel Vallone di Tiraculo e ci fermiamo a bere un po' di acqua nella borgata omonima, anch'essa deserta.
Ultimi 200 m  e siamo all'auto.
Oggi sono stato proprio fortunato; poteva essere una giornata di denunce, banca e fotocopie; Invece... montagna, sole e amici. Olè.
W gli Orchi