domenica 31 maggio 2015

Cortina Dobbiaco Run (Tr) 31 Maggio 2015

Foto Cortina Dobbiaco run 2015
Classifica Cortina Dobbiaco run 2015
Sito Cortina Dobbiaco run

Domenica 31 Maggio 2015 dal racconto dell'OrcoJoak
Raggiungere Toblach sapevamo essere un viaggio lungo e poco agevole, sia per la distanza (oltre 500 km) sia per gli ultimi 50 km di strada statale molto frequentata da turisti e traffico commerciale. Non avevamo però messo in conto di trovare anche il “grande rientro” dei vacanzieri tedeschi che probabilmente avevano usufruito di una settimana anticipata di ferie e che hanno letteralmente otturato l’autostrada per il Brennero!
Nonostante i rallentamenti e le code, siamo comunque riusciti ad arrivare a Dobbiaco in tempo utile per espletare le formalità pre-gara già il sabato pomeriggio, e la domenica della gara eravamo pronti per dare battaglia ai 5400 partecipanti.
Organizzazione teutonica: decine di navette da Dobbiaco a Cortina con tempo di attesa nullo: si arriva, si sale, si parte.
Arrivati a Cortina si veniva inquadrati in scaglioni a seconda del colore del pettorale.
Trasferimento “coatto” dallo Stadio Olimpico alle gabbie di partenza per gruppi di pettorali scortati da auto civetta in testa al corteo….
Partenze “intelligenti” dalle 9:30 a intervalli regolari di 5 minuti.
Il percorso è veramente spettacolare. Quasi interamente sterrato, per velocisti, lungo una pista che era originariamente una vecchia linea ferroviaria ormai in disuso.
I primi 14 km in leggera salita e il restante percorso in leggera discesa: praticamente un dislivello quasi  nullo.
Passando tra pinete, malghe e prati fioriti di tarassaco, si ha modo di ammirare due laghi alpini e, alzando lo sguardo, un bellissimo scorcio delle Tre Cime di Lavaredo.
L’arrivo al Parco Grand Hotel di Dobbiaco conclude una gara veramente bella sotto tutti i punti di vista tanto che, se dovesse capitare l’occasione, rifarei sicuramente con grande piacere.

Lunedì 1 giugno 2015 dal racconto dell’OrcoCamola
Abbiamo ancora una giornata intera a disposizione e decidiamo di fare una camminata.
Le possibilità escursionistiche nella  Val Pusteria  sono infinite ed essendo in una zona presa d’assalto dai camminatori di mezzo mondo decidiamo di puntare diritti alle Tre Cime di Lavaredo. La stagione turistica non è ancora iniziata e, con i rifugi ancora chiusi, magari riusciamo a non trovare ‘coda’ sui sentieri.
Da Dobbiaco l’accesso più agevole in auto, un po’ meno a piedi  è dalla Valle di Rienza . Ieri durante la corsa ci siamo passati di fronte.
Colazione alle 7.30 e alle 8.15 già camminiamo.  A pochi minuti dal parcheggio si apre un bellissimo colpo d’occhio  sul Gruppo del Cristallo che a quest’ora  è in pieno sole.
Il vallone di Rienza è molto lungo e il dislivello di 1000 metri è concentrato nell’ultimo tratto.  La stanchezza della gara di ieri si fa sentire ma ci accorgiamo che muovere le gambe ci fa bene.
 Non c’è nessuno, l’aria è frizzante e salendo ci godiamo la meraviglia di una prospettiva unica sulle Cime Ovest e Centrale di Lavaredo.
Nel tratto finale il sentiero gira decisamente a destra ed immette sull’altipiano antistante il Rifugio Locatelli.  Siamo estasiati.  Ora capisco perché la zona è Patrimonio Unesco.  Da questo momento la parola ‘bello’ ha un significato in più.  La ciliegina sulla torta è vedere il luogo semi deserto.
Panino, foto,  un po’ di relax e nel primo pomeriggio siamo di rientro alla base.  Il pomeriggio lo dedichiamo all’acquisto di strudel, marmellate e vari souvenir da portare a parenti ed amici. Mario trova un negozio minerali super fornito dal quale, a stento, riusciamo a farlo uscire.  Paolo vuole trasferirsi in zona e cerca di farsi assumere dalla padrona dell’albergo, io mi commuovo di fronte alle vetrine delle pasticcerie. Insomma ci vogliono birra e patatine, seduti su una panchina,  per  allontanare il pensiero che domani si torna a casa.      
Martedì mattina partiamo abbastanza presto perché temiamo le code da ‘rientro ponte’.
Prima di lasciare la Val Pusteria però ci concediamo ancora una deviazione nella valle di Braies per visitare il lago omonimo. Che dire … un'altra meraviglia, un altro regalo per gli occhi che ci portiamo a casa da questa breve ma intensa vacanza nelle Dolomiti.

W le Dolomiti

100 km del Passatore Firenze(Fi) 30 Maggio 2015




Stefano Pelloni, detto il Passatore (Boncellino di Bagnacavallo, 4 agosto 1824 – Russi, 23 marzo 1851), è stato un brigante italiano, attivo nella Romagna di metà Ottocento, il più efferato tra i briganti romagnoli. Fu ucciso nel marzo 1851 nei pressi di Russi dal sussidiario della Gendarmeria pontificia Apollinare Fantini. Il soprannome gli venne dal mestiere di traghettatore (o "passatore") sul fiume Lamone esercitato dal padre Girolamo; viene chiamato anche Malandri, dal cognome della donna che sposò un suo bisavolo.
Alla figura del Pelloni è intitolata la 100 km del Passatore, una competizione podistica che dal 1973 si svolge annualmente con partenza da Firenze e arrivo a Faenza. (Wikipedia)

Dal racconto dell'OrcoBee

Ci sono gare che senti nominare dai corridori più esperti quando si comincia a correre.
Oltre alle classiche distanze arriva sempre, inesorabilmente, il momento in cui un corridore ti chiede:
“Hai fatto il Passatore?”
“No, di che cosa si tratta?”
“Come, non lo sai? 100 km di corsa da Firenze a Faenza. E' la gara più famosa sulle ultra distanze che si disputa in Italia, a fine maggio...”
A questo punto nel tuo cervello malato di masochismo si insinua un tarlo, che se ne può stare dormiente per molti anni ma che, se si continua con la corsa, viene inesorabilmente, prima o poi, risvegliato.
Nonostante gli Orchi prediligano montagne e boschi, anche molti di loro, a distanza mi citano il Passatore. E' una gara unica, assolutamente da fare, benchè sia tutta sull'odiato bitume.
Eccolo lì, il tarlo si risveglia e comincia ad essere nutrito di racconti e anedotti, emozioni, sensazioni di altri Orchi che hanno affrontato l'impresa. All'inizio  2015 si dice che OrcoSmigol e OrcoZoppo siano passati dalle parole ai fatti e si siano iscritti.
Con OrcoCiccillo e Ogredoctor l'intenzione ci sarebbe ma tentenniamo fino ad aprile, poi ci caschiamo, il tarlo ormai ha vinto...ci iscriviamo!
Un secondo dopo l'ultimo click sprofondo nel panico...100km! su asfalto!.Perchè l'ho fatto?
Spero in ultimo messaggio del tipo ma se proprio sicuro? Clicca qui per annullare questa scelta e per disiscriverti da tutte  le gare fino al 2038...
Il tarlo adesso si ritira ed arriva il cugino, Taz il diavolo della Tasmania dei Looney Tunes che mi devasta di incertezze, ansia e preoccupazione.
Non ce la farai mai, mancano troppo pochi giorni per una preparazione ad una 100 Km, i tuoi compari di corsa hanno più esperienza ed allenamento, tu hai fatto al massimo una maratona ed il giorno dopo non ti muovevi più.
Ormai la frittata è fatta. Ogredoctor ci manda un programma che praticamente prevede che la vita sia votata alla corsa per i prossimi 55 giorni. Per la cronaca non rispetteremo neanche una riga di quella tabella...
Cominciamo però una serie di allenamenti con l'obiettivo di portare a casa l'impresa, sono allenamenti basati soprattutto sulla distanza, per abituare il corpo a lunghe ore di fatica. In poco più di un mese calcolo  circa 350 Km di corsa, quasi la metà di quelli fatti nei 4 mesi precedenti. Il tempo però passa in fretta e siamo alla fine maggio, arriva presto il giorno della verità.
Il giorno prima della gara siamo  in tre a scendere a Faenza perchè l'OrcoSmigol ne approfitta per una microvacanza a Firenze e OrcoZoppo ha dovuto a malincuore rinunciare per i postumi di una brutta caduta in montagna. Abbiamo una stanza in un b&b alle porte di Faenza che decidiamo di tenere anche per la notte in cui arriveremo a Faenza, a piedi.

Sabato 30 maggio 2015, la fatidica data è arrivata. Parcheggiamo la macchina in un piazzale a metà strada tra la stazione ferroviaria e l'arrivo della gara e prendiamo un bel trenino regionale che attraversa la splendida Valsenio ed arriva in tre ore a Firenze fermandosi in quasi tutti i paesi che toccheremo tra qualche ora. Siamo a Firenze alle 12.00, ritiriamo il pettorale e comincia una interminabile attesa pre gara piuttosto snervante, limitata solo dalla bellezza della città di Dante. Poco prima della partenza incontriamo anche l'OrcoSmigol in compagnia della moglie e di due amici con cui farà la gara.

Arrivano finalmente le 15.00, si parte. In pochi minuti, complice la calca e le vie strette perdo subito di vista i due amici Orchi. Nonostante gli sforzi di tutti e complice un primo ristoro molto confuso non riusciamo più a trovarci. Ammetto che l'idea di dover affrontare 100 km da solo mi ha provocato un po' di ansia. Per fortuna incrocio l'OrcoSmigol con cui scambio qualche parola. Con lui e con i suoi amici ci incontreremo di tanto in tanto. La strada fino a Fiesole sale piuttosto decisa, fa caldo e io decido di frenare ulteriormente l'andatura, salgo con calma e scatto qualche foto fino al primo scollinamento che avviene a 16 km dalla partenza.
Dal 16° km  al 32° km la strada scende, prima più decisamente poi più gradualmente fino a Borgo San Lorenzo. E' un bel tratto, vario e abbastanza ombreggiato, me lo godo, i vari piccoli acciacchi della partenza sono spariti e mi sento bene, di fiato e di gambe.
Dopo Panigallia la strada ricomincia a salire, incontro per l'ultima volta l'Orcosmigol, allungo leggermente e mi preparo mentalmente alla parte di salita più dura che ci porterà in una quindicina di km al Passo della Colla, cima Coppi della gara.
Poco dopo Ronta, verso il 40° km scorgo due maglie rosse che mi sembra di riconoscere...sono loro!! allungo un po' il passo e raggiungo OrcoCiccillo e Ogredoctor. Rinfrancato nello spirito, finalmente in compagnia affrontiamo insieme, camminando gli ultimi km di salita. Sono quasi le 21.00, dopo 5 ore e 48 minuri di corsa siamo alla Colla di Casaglia, 913 metri slm. Ci cambiamo, beviamo qualcosa di caldo e siamo pronti per affrontare la discesa, nel buio dello splendido versante romagnolo dell'appennino.
Il Prossimo paese è Marradi, credo il paese più esteso d'Italia perchè vediamo il primo cartello a pochi km dallo scollinamento e poi si  susseguono  varie frazioni. Il capoluogo è quasi 10 km più sotto. Al 70° km e oltre continuiamo a vedere il cartello “Marradi”.
Dal km 65 al km 85 la strada scende ma con estrema gradualità, alternando anche alcune brevi risalite.
E' il momento più difficile. E' buio pesto,  abbiamo già 8 ore di corsa nelle gambe e nella testa ed ai ristori (ogni 5 km gestiti da  gentili volontari, chapeau!!) si fa fatica ad ingurgitare qualcosa.
Personalmente dal 70° all'80° km ho pensato più volte di ritirarmi, solo il fatto di essere in compagnia di altri Orchi mi ha fatto desistere dall'insana decisione.
Stringiamo i denti ed arriviamo a Brisighella, dicendoci che da qui mancano 12 km all'arrivo, come una corsetta serale per cui ci siamo trovati molte volte in questi ultimi mesi.
Dopo Brisighella la strada scende decisamente per un paio di km. La visione dei 90 km  rinvigorisce soprattutto OrcoCiccillo che si mette alla testa del gruppo e come un novello Stefano Pelloni, conduce gli altri due briganti fino a Faenza, dove i tre taglieranno il traguardo dopo 12 ore e 45 minuti circa di fatica, sudore e sacrificio.
Adesso la fatica si trasforma per un attimo in gioia ed orgoglio, soddisfazione e compiacimento, è stata dura ma il Passatore è fatto!!
Ritiriamo medaglie e diplomi, premi e borse scattiamo foto e  poi affrontiamo  l'ultima grande impresa, 400 metri per arrivare alla macchina trascinandoci a fatica con almeno tre tappe intermedie per prendere fiato!
W il Passatore e W Gli Orchi!!



sabato 30 maggio 2015

Trail del Monte Soglio Forno Canavese(To) 30 Maggio 2015

Video Trail del Monte Soglio 2015
Foto Trail del Monte Soglio Gir Lung 2015
Foto Trail del Monte Soglio Gir Curt 2015
Classifica Trail del Monte Soglio 2015
Sito Trail del Monte Soglio

Edizione 2014
Edizione 2013
Edizione 2012
Edizione 2011
Edizione 2010

“La montagna è fatta per tutti, non solo per gli alpinisti: per coloro che desiderano il riposo nella quiete, come per coloro che cercano nella fatica, un riposo ancora più forte” (Guido Rey)

Dal racconto dell'OrcoVentura

30 maggio 2015: il giorno del trail più lungo portato a termine, 66 km e 3600 d+!
L'avventura inizia una settimana fa quando ho deciso di iscrivermi al Soglio, al gir lung, decisione un po' azzardata al momento, ma mi piacciono le sfide, forse a volte esagero un po', a volte la pago, ma imparo a conoscermi sempre un po' di più. Ieri è stata una giornata dura, una giornata all'insegna di varie crisi da gestire e superare, tante ore sola con me stessa in bilico fra arrendermi o resistere, questa volta ho scelto di resistere e conquistarmi anche l'ultimo posto, tagliare quel traguardo anche all'ultimo minuto. E ce l'ho fatta! Questa è una grande soddisfazione per me che faccio gare da pochissimo tempo e sto imparando da sola a gestirmi e faccio ancora un sacco di errori, ma è importante anche sbagliare e imparare dai propri errori per sapere far meglio la prossima volta. Il giorno dopo aver fatto 66 km i pensieri sono tanti perché questi trail lunghi sono un viaggio fisico ma soprattutto mentale da cui esci arricchito, esci più consapevole e con un po' di forza in più che ti sarà utile anche nella vita.

Dovrei raccontare del percorso, delle difficoltà tecniche e non ( che sono state tante), ma oggi quello che mi rimane dentro sono soprattutto le emozioni, poco importa il tempo che ci è voluto per portare a termine questa gara, conta l'essere riuscita ad arrivare, più con la testa che con il corpo, quello non ha collaborato molto ieri, essere riuscita a finire mi fa sentire più forte e questo conta più di tutto in questo momento, era quello che cercavo e di cui avevo bisogno.

Farmi mettere al collo questa medaglia con scritto "finisher" ha un valore speciale che va oltre la gara, è raggiungere un obiettivo, è sapere di essere capace di superare le difficoltà, e sapere che forse anche io ho un po'di quella resilienza di cui ho letto in qualche libro, una capacità da allenare per resistere sempre, nelle gare come nella vita. Perché alla fine il trail è un po' come la vita, salite faticose, discese in picchiata per poi risalire ancora, a volta dei tratti in pianura in cui tiri il fiato per recuperare le forze per affrontare la nuova salita che ti aspetta dietro la prossima curva, fai fatica, tanta, ma ti potrà portare in alto e da lassù è tutto un po' più bello!!!




venerdì 29 maggio 2015

TOUR DELLE GRIGNE (LC) 29-30-31 MAGGIO 2015


Foto Tour delle Grigne 2015

Dal racconto dell'OrcoSherpaMazinga

Con Ugo e mio fratello Roberto nei tre giorni di “ponte” abbiamo percorso tutto il giro delle Grigne, compiendo un grandioso giro ad anello  in senso orario a partire dal Pian dei Resinelli, quota circa 1200 mt. Ma per comprendere meglio la natura di queste particolarissime montagne lombarde è meglio ritornare indietro con la nostra macchina del tempo a circa 220 milioni di anni orsono quando nei fondali marini dell'Oceano della "Tetide" occidentale, cominciarono ad essere prodotte e a depositarsi notevoli masse di Calcari ad opera di organismi.
Rapido balzo temporale dei nostri  astronauti  a ritroso a  circa 45 milioni di anni fa quando  una collisione tra placche continentali, provoca, dopo la chiusura della Tetide, l'inizio dell'orogenesi Alpina, ovvero il sollevamento delle Alpi.
Questo sollevamento ha interessato anche gli antichi fondali marini che, per questo, oggi troviamo anche ad alte quote, ovvero fossili marini.
Nelle piattaforme carbonatiche (mare tropicale e poco profondo) si formarono i calcari massicci (Calcare di Esino) che compongono gran parte della Grignetta, gli Scudi del Grignone, la zona del Sasso Cavallo sempre sul Grignone.

Questi fondali erano in continuo sprofondamento (subsidenza) ma i sedimenti che continuavano a depositarsi, mantenevano la profondità più o meno costante.
Nei bacini marini più chiusi e profondi (qualche centinaio di metri) si formarono i grandi calcari stratificati.
Osservando da ovest, si nota come Grignone e Grignetta siano disposte a scaglie ed il Grignone tenda a scorrere sopra la Grignetta. In questo sistema di scaglie e sovrascorrimenti è compreso anche il Monte Coltignone sul quale invece scorre la Grignetta.

Schema della struttura e delle scaglie delle Grigne e della
posizione dei sovrascorrimenti
Schema della struttura delle scaglie delle Grigne e della posizione dei sovrascorrimenti: An, Calcare di Angolo; B, Formazione del Burìchenstein;

Es, Calcare di Esino; G, Formazione di Gorno; GB, Formazione di San Giovanni Bianco; P, Calcare di Prezzo; VS, Arenaria di Val di Sabbia (


Si notano due grandi faglie di scorrimento, in particolare tra la Grignetta eed il Grignone, zone che sono interessate dal passaggio durante il nostro tour
A questo punto della storia geologica, forti dello schema esemplificativo sopra riportato , redatto da due geologi olandesi   verso il 1930,  ci possiamo permettere di addentrarci in questo maestoso meandro di pinnacoli, guglie, camini, potenti diaclasi e orrendi canaloni che costituiscono il grande sistema di smaltimento dei rifiuti minerali  in seguito  all’azione  disgregatrice delle forze naturali.
Il primo giorno, probabilmente il più alpinistico, lasciato lo storico rifugio Porta del Cai Milanese al Pian dei Resinelli, percorriamo tutto il sentiero della Direttissima, che con un percorso ottimamente attrezzato con  scalette e corde ci permette di percorrere tutto il versante Sud della Grignetta. In questo grandioso percorso si possono vedere tutti i grandi torrioni e pinnacoli, meta di storiche scalate dell’alpinismo locale, dai Magnaghi al Fungo e così via, fino a pervenire dopo due ore circa al colle Valsecchi, grandioso crocevia di tutte le creste più importanti: da una parte la salita per il sentiero Cecilia alla Grignetta, dall’altra la cresta Segantini che adduce anch’essa  alla vetta della Grigna meridionale, dall’altra la cresta per il  sottostante Rifugio Rosalba. Noi oggi traversiamo verso il colle Nord, o Bocchetta Giardino, che a dispetto del nome si rivela un selvaggio colle  da raggiungere con un faticoso sentiero a zig zag su morena e alquanto faticoso. Veloce discesa sul versante Nord fino al Buco di Grigna ed all’omonimo colle di separazione tra Grignetta e Grignone e punto di passaggio per la traversata Alta. A questo punto ci attende tutta la traversata verso il rifugio Elisa che si rivela  un meraviglioso  balcone su una valle selvaggia e soprattutto la continuazione della traversata  verso il prossimo rifugio Bietti.

Sono passati un po di anni dalla edizione dello Scaccabarozzi e non ricordavo cosa ci avrebbe atteso, ovvero un canalone da percorrere sul suo fondo con una estenuate successione di corde e scalette, facili ma certamente faticose. Il soprastante colletto è visto come una liberazione  ed in breve si raggiunge il posto tappa, il rifugio Bietti. C’è ancora molto tempo per chiaccherare con il rifugista il quale ci  consiglia per una prossima escursione un grandioso giro di tutte le creste del grignone con partenza da Mandello Lario,  sosta al rifugio sul   Grignone e per secondo giorno, traversata alta grignone - grignetta e discesa al rosalba con percorrenza  in discesa della creste fino a Mandello. Guarda caso vedi il link  www.gruppocorvi.org  oppure  Rondò delle creste delle guide alpine locali con dislivello in giornata da 2000 metri!
Qui sotto  il percorso per i prossimi appassionati! link Percorso Grigne

Il secondo giorno tappa di riposo dal Bietti in traversata fino al  rifugio Bogani passando per la bocchetta di Prada, il suo buco famoso e soprattutto la chiesetta  che ne fanno un luogo veramente ameno. In circa 3 ore  tra una chiacchera e l’altra su raggiunge il rifugio Bogani, da dove parte la traccia  sul versante nord per la cima del grignone. Troppo veloce, abbiamo molto tempo e quindi si ritorna indietro sulla traversata per prendere la cresta di Piancaformia praticamente dall’inizio  e risalire  velocemente contro gli spalti  terminali del grignone. Ma non abbiamo fatto i conti con  tutti gli abbondanti nevai. Comunque non demordiamo e percorriamo  gli  ultimi  duecento metri  su un bello scivolo di neve  che  adduce esattamente contro la chiesetta del rifugio  Brioschi in vetta al grignone.
Il terzo giorno ci attende la traversata alta delle Grigne  che cominciamo spavaldamente senza però fare i conti con nebbia fitta e pioggia sempre più intensa. In tali condizioni diventa veramente difficile trovare le tracce di sentiero e con la roccia decisamente scivolosa. Saggiamente decidiamo di fare dietro front e ridiscendere sul versante sud fino al Rifugio  Piaderal e poi per traversata bassa ritorno ai Resinelli, tempo max circa 3 ore.
Peccato che la nebbia  si diffonda ovunque  e sbagliando strada impieghiamo circa 2 ore al Piaderal e almeno altre 3 ore ai Resinelli. Quella che doveva essere una facile gita si è rivelata un lungo percorso per giunta faticoso! Cose che capitano. Finalmente riusciamo a sbagliare strada anche ai resinelli perché sembra facile trovare il Porta….e la macchina.



domenica 17 maggio 2015

Le Porte di pietra Ultra Trail Cantalupo Ligure(AL) 16 Maggio 2015

Foto Le Porte di Pietra 2015 (OrcoVic)
Classifica Porte di Pietra 2015
Sito Porte di Pietra

Edizione 2014
Edizione 2013
Edizione 2012
Edizione 2011
Edizione 2010
Edizione 2009

Isolata e incontaminata, la Val Borbera si nasconde in uno spicchio di terra incastonato tra Piemonte, Emilia Romagna e Liguria. Difficile da raggiungere, ti sorprende e ti riserva sempre nuovi odori, paesaggi e sapori.

Dal racconto dell'OrcoGeantMamy


Le  100 PORTE  2015  EDIZIONE  UNICA
Quest’anno l’appuntamento delle Porte di Pietra, arrivata alla decima edizione, mi  aveva  interessato non poco.
L'organizzazione  aveva lanciato l’idea  di fare una EDIZIONE UNICA delle famose PdP, cioe’  ben 102 km  con 5500D+ ed in autonomia  alimentare.
Non male  come menù alla carta e vista l’annata della mia personale ammissione al Tor de Geants la decisione per me  era belle che presa già in quest'inverno.
Un bel gruppetto  di Orchi si è poi interessato a questo “ menu’. Eccoci quindi in quel  di Cantalupo Ligure tutti con la stessa  golosità di provare  questo “piatto forte” proposto dall'ottima organizzazione della società  "GLI ORSI” di Tortona(Al).
Niente male la  partenza alle 22.00 del venerdì sera. Tutte le frontali sono accese, i fumogeni colorati a fare da sfondo e poi il conto alla  rovescia con l’immancabile colonna sonora a tutto volume  e…viaaaaa.
Via mica tanto…calma  e gesso per molti  di noi: la strada è davvero lunga.
Il serpentone di luci scivola nel buio dei primi prati e giunti al famoso PONTE sul torrente Borbera e con gran sorpresa una grossa fotocellula illumina a giorno il ponte, il fiume e la prima pazza salita  quasi perpendicolare dove, aggrappandosi a corde metalliche fisse ed a volte agli alberelli,  i concorrenti iniziano ad assaporare l’antipasto di questo prelibato menu.
La notte entra nel vivo, si prende il ritmo. La prima vetta (Croce  degli Alpini) è in salita! Si inizia ora in cresta con un saliscendi che ci porterà a Roccaforte, poi a Costa Salata, alla cappella di San Fermo e così via.
In compagnia di OrcoRaffa, Stefano e di OrcoSilver facciamo il ritmo a turno e le ore passano serene..

Ahimè, Stefano per guai fisici decide  per l’abbandono. Ci salutiamo  a Costa Salata e… continuiamo nella notte oscura.
Fin qui, dicevo, per me, tutto bene, ma è a questo punto che il menù cambia improvvisamente.
Il vento che già prima non scherzava, aumenta  di intensità. Poi per condire meglio il tutto arriva  la pioggia.  Scrosci ora tenui ora forti iniziano ad aumentare  sempre più. Passiamo in tali condizioni il Monte Buio (chissà perché lo chiamano cosi’. Comunque era davvero buio!!) e poi  sulla vetta del Monte Antola dove la perturbazione  ha dato il meglio con vento a raffiche da non riuscire a stare in piedi.
E  quindi,  cosa fare  di meglio, se non… correre... per non cadere.

Siamo al 50° KM il punto sosta con borse inviate. Lasciamo per pochi minuti fuori la buriana del meteo e in un locale scaldato ci alimentiamo e cambiamo.
Pochi minuti e si riparte …
Devo dire che i simpatici amici OrcoRaffa e OrcoSilver, non mi danno tanto tempo per darmi una "sistemata” ma…forse  hanno ragione loro.
Monte Ebro, Monte Giarolo e Piani di San Lorenzo scorrono sotto... i nostri piedi.
 E qui ha inizio la parte diciamo più succulenta del menu’. I famosi 30 e "pusa" km aggiunti per fare cifra tonda  ed arrivare ai sospirati 102 km.
L'ulteriore  salita  al Monte Cosfrone (impronunciabile) e’ davvero una mazzata.
I primi km partono da un paesino sperduto con rampe di salita  da ribaltamento! Poi un infinito traverso ed infine, chicca  delle chicche, una dorsale ripida ed un crestone. Poi una discesa tortuosa,  davvero poco logica.
Va bene, pensiamo, ma siamo verso la fine.

Ed invece arrivati a Cabella, ultimo punto di controllo chip, ci aspetta  ancora una salita  di 800 mt  D+ su strade interpoderali (tipo Monte S.Giorgio a Piossasco Torinese) dove però la cultura del tornante non è mai arrivata e la strada, se deve prender quota, procede perpendicolarmente.
Ormai ho lasciato andare i due amici Orchi più snelli di me nello scendere e concludo felicemente  a Cantalupo, dopo aver acceso ancora  per una mezz’oretta la lampada frontale.
Per me il crono è di 23h52min e son finisher.
Questa 100 PORTE è stata una gara dura sia per il meteo che per l'autonomia alimentare. Il chilometraggio corposo ma ben distribuito è stato di ottimo allenamento per me, in vista delTor De Geants a settembre 2015.
Sinceramente gli ultimi trenta chilometri mi sono sembrati proprio una forzatura per rendere questo famoso menù più succulento.
Nulla  da dire sul balisage che nonostante il vento forte ha sempre tenuto.
Buona  l'organizzazione  degli Orsi, ma forse è bene che resti una UNICA EDIZIONE, lasciando invece il vecchio tracciato da 70 o 71 km  come menù fisso, con acqua, rigorosamente naturale, compresa !



SkyRace autogestita Giaveno-M.te Aquila (To) 16 Maggio 2015

Foto Skyrace Autogestita Giaveno-Aquila

Dal racconto dell'OgreDoctor

I dati grezzi:

quota di partenza (m): 485 (Giaveno)
quota vetta (m): 2077 (Cima M.te Aquila)
dislivello complessivo (m): 1573

tipo itinerario: misto (strada (24 km - 700 d+, sentiero 8 km - 870 d+)

località partenza: Rotonda all'ingresso di Giaveno (ampio parcheggio)
punti appoggio: Ristorante Alpe Colombino

L'obbiettivo "100 km del Passatore" si avvicina e anche solo per la coscienza sporca, il trio OgreDoctor, OrcoCicillo e OrcoBee provano ad allenarsi. Il meteo diciamolo non aiuta. La mattinata si apre con una pioggerella fastidiosa accompagnata da caldo umido. Le gambe sono ancora un po' impastate dalla gara di domenica scorsa.

La discesa, corsa a gran ritmo, non lascia scampo e, puntuale come un orologio svizzero, l'indolenzimento muscolare a insorgenza ritardata (DOMS acronimo inglese per Delayed Onset Muscle Soreness) si presenta fra le 24 e le 48 ore dopo uno sforzo fisico importante, anche nei soggetti allenati, e si estingue in circa 96 ore. La sua insorgenza viene collegata spesso al lavoro eccentrico dei muscoli, tipico della corsa in discesa, che causa danni alla membrana cellulare delle cellule muscolari con conseguente risposta infiammatoria. Il dolore non ha nulla a che vedere con la produzione di lattato che si accumula nei muscoli, mito negli ambienti sportivi, che se pur presente, ritorna a livelli normali dopo circa 30-60 minuti.

Dopo questo preambolo, torniamo al nostro allenamento. Facendoci una certa violenza psicologica decidiamo di fare la solita "mattana" stile Orchi e condiamo il nostro allenamento con un po' di strada e un po' di trail. Le tabelle, proprio non ci piacciono, tolgono il gusto dell'improvvisazione e rendono il gioco quasi un lavoro. E allora....partoriamo: Giaveno - M.te Aquila, una skyrace che non necessità di balisaggio, né di organizzazione. La conosciamo a memoria: traccia, punti di appoggio, etc...
Si parte da Giaveno, per la precisione dalla rotonda prima del rettilineo, che porta alla piazza principale, dove troviamo un ampio parcheggio per lasciare la macchina. Ci attendono 12 km di salita, prima leggera poi sempre più tosta, dopo La Maddalena, fino ad arrivare all'Alpe Colombino. La ricordavo dura in bicicletta, ma, anche di corsa, non scherza per nulla. Le ultime rampe si incidono a fuoco nei polpacci.
Giusto il tempo per un caffè all'Alpe e si riparte. Passo svelto, ma non esasperato. Dopo l'intermedio il tempo si fa incerto e ci ricorda che comunque siamo in montagna. Minaccia pioggia, ma per fortuna non scarica e arriviamo tranquillamente in cima. Foto di rito e si riparte, questa volta a manetta e in 29' siamo di nuovo al punto di partenza per una birretta.
Sarà stato l'alcool, ma i 12 km di discesa su asfalto per tornare alla macchina, li tiriamo come dei forsennati, nonostante i 1570 metri di dislivello sulle gambe e i 20 km già percorsi.
L'allenamento è stato intenso, il ritmo quasi da gara, il percorso molto bello e vario, mai noioso. Una bella mattinata insomma!
Le gambe ci sono, il fiato anche, ma 100 km vanno presi con le "pinze" e molto, molto rispetto!.

mercoledì 13 maggio 2015

SciAlpinismo GRANTA PAREI 3387 slm Valle di Rhemes(Ao) 10-11 Maggio 2015

Foro SciAlpinismo Granta Parei

Dal racconto dell'OrcoSherpaMazinga
Quota di partenza (m): 1878
Quota vetta (m): 3387
Dislivello complessivo (m): 1550
Difficoltà: BSA (Buoni Sci Alpinsti)
Esposizione preval. in discesa: Nord-Est
Località partenza: Thumel (Rhêmes-Notre-Dame, AO)
Punti appoggio: Rifugio Benevolo 2285 m


Già si fa presto a dire BSA. Occorre pertanto essere : Buoni Sciatori Alpinisti.
Tre  indicatori  molto precisi, che invero non c'azzeccano troppo con la gita alla Granta Parei.
E si perché innanzitutto la prima parte del percorso  non ha nulla a che fare con lo sci.
Solo portage, ovvero sci in spalla  completi di attacchi, pelli  e zaino strabocchevole, scarponi ai piedi con somma delizia  per i novelli masochisti pseudo sciatori.
Infatti di neve neanche l’ombra praticamente fino al rifugio, dove ci tocca percorrere lungamente la strada  interpoderale che da Thumel raggiunge il pianoro del rifugio posto a q. 2285 mt.
E ancora grazie che da Rhemes Notre Dame ci fanno raggiungere  la piccola frazione di Thumel dove  ti accoglie un grande parcheggio per i turisti domenicali che fanno la loro brava scampagnata.
Tre vecchie malghe ristrutturate con i fondi della Vallèe, un nuovo bar ristorante ricavato  dagli alpigiani nella primitiva costruzione, alcune stalle da fare invidia  agli chalet di montagna.
E questa è la Val di Rhemes, 15 km di valle incontaminata  dove sembra di essere nel 1800 ed in qualche vallata Svizzera dove probabilmente potresti ancora incrociare Heidi, tutto è stato mantenuto perfettamente integro, nessuna nuova costruzione, solo ristrutturazione di alpeggi e piccolissime frazioni, unico borgo esistente la frazione terminale in testata della valle, la meravigliosa Rhemes.  E’ infatti probabilmente questa la più bella  enclave dell’intera Valle d’Aosta. Il sabato quando passiamo il paese risulta quasi  disabitato, unica traccia di vita la locanda bar che racchiude al piano superiore alcune meravigliose stanzette per turisti ricercati.
Dal piazzale così raggiunto di Thumel, sci in spalla si fatica sulla vecchia carrareccia alpina fino al ponte  terminale della Dora di Rhemes dove finalmente  riesci a prendere quota fino alla balza del rifugio, costruito anticamente sulle lingue terminali del ghiacciaio di Golettaz.
Oggi tutta l’orografia è cambiata, il ghiacciaio si è ritirato molto più a monte, praticamente sotto la parete  Est della Granta Parei ed anche il rifugio, purtroppo ancora del CAI, ha subito un ottima ristrutturazione dopo decenni di conflittualità tra i proprietari dei terreni, il Cai ed i gestori precedenti.

La mia memoria  torna indietro di almeno 40 anni di percorrenza di alcune montagne della zona e dove la sosta al rifugio era un’incognita tra la maleducazione dei gestori e la scarsissima ospitalità. Fortunatamente oggi i nuovi gestori sanno sapientemente abbinare il rifugio completamente ristrutturato ad una ottima gestione  fatta da personale  giovane ed efficiente che ti sa anche consigliare sui vari itinerari. Incredibilmente ci assegnano a noi tre la suite, ovvero la camera riservata del personale, posta in adiacenza alla cucina, all’estremità dell’ala nuova, calda e confortevole!
Cena luculliana, dormita perfetta ed al mattino alle 7 partenza, ultimi quando tutti sono ormai già in cammino per le gite. Nessun problema, la giornata è lunga, tempo bello stabile. Tutti si sono diretti verso le più conosciute gite della Calabra, Roc Du Fond o Galisia ma già  fatte in tempi lontani.
Dal rifugio  percorriamo ancora a piedi una mulattiera e poi finalmente sci ai piedi ci dirigiamo nella valle sotto la bastionata rocciosa fin quasi contro la montagna. Il sentiero estivo percorre molto più in basso la bastionato, verso Sud ma adesso in questa zona neanche l’ombra della neve. È pertanto giocoforza  raggiungere gli ampi canali nevosi, che decisamente ripidi e molto faticosi, ci permettono di raggiungere in  2, 30 ore i pianori superiori del costone frastagliato che delimita il grande ghiacciaio pensile  ad Ovest della Montagna. Si risale finalmente tutto il grande plateau molto dolcemente con un ampio tracciato spettacolare che ti fa raggiungere il colle terminale a  quota 3180. Ma qui terminano i buoni sciatori che devono diventare giocoforza alpinisti per superare il difficile pendio terminale con picca e ramponi.
Per me oggi giornata di crisi,  affaticamento e debolezza generale mi inducono prudentemente a fermarmi alla base della parete, mio fratello Roberto ed Ugo proseguono indomiti sullo scivolo a 40-45° per poi fermarsi a metà parete. In effetti la neve si rivela molto dura ma riscontriamo anche di avere perso la smalto degli antichi alpinisti.
La discesa si rivela spettacolare nella prima parte sul ghiacciaio dove una patina di neve  lavorata permette una facile sciata, poi raggiungiamo velocemente la dorsale e giù per i canali faticosamente percorsi in salita.
Qui la neve è decisamente più molle e  si affonda ma  quel tanto da permettere un facile controllo degli attrezzi. Insomma quasi non ti accorgi che in circa 30 minuti siamo di ritorno al Benevolo. Tavolini, bar, pic nic,  signore che in costume  prendono il sole,  sembra di essere a Riccione, ma  tutto sommato direi anche piacevole.
Il ritorno è sempre una sofferenza  con sci in spalle e male ai piedi per gli odiosi scarponi e con tanta strada da percorrere. Ma tant’è ormai sappiamo benissimo che se vuoi apprezzare i piaceri della montagna bisogna prima di tutto soffrire…  Ma sarà poi vero?

domenica 10 maggio 2015

Valle Varaita Trail Brossasco(Cn) 10 Maggio 2015


Foto Valle Varaita Trail 2015
Video Valle Varaita Trail 2015
Classifica Valle Varaita Trail 2015
Sito Valle Varaita Trail

Dal racconto dell'OrcoPinoR
Terza edizione del Valle Varaita Trail. Si corre sui sentieri della Valle Varaita, nei luoghi patrimonio dell'Unesco,con vista sul re di pietra sua Maestà il MONVISO 3848 s.l.m.
Ventidue gli Orchi alla partenza per questa competizione valida per Il Trofeo Orco dell'anno.
Gli Orchi motivati ognuno a modo suo:
- Chi partecipa come tappa di avvicinamento a manifestazioni piu impegnative.
- Chi vuole mettere in cassa punti per il Trofeo Orco dell'anno.
- Chi sfida se stesso.
- Chi "non capita...ma se capita".
- Chi vuole verificare il proprio stato di preparazione.
- Chi vuole verificare il proprio stato d'impreparazione.
- Chi è venuto a tirare foto.
- Chi è venuto per mettere il naso per la prima volta in Valle Varaita.
- Chi è venuto per la compagnia.
- Chi è venuto a fare la gita.
- Chi non sapeva cosa fare.
Insomma, svariate le motivazioni e tutte valide pur di essere al nastro di partenza.
La levataccia per arrivare a Brossasco (Cn) non ce la toglie nessuno. Ore 5.00 e tutti giù dalle brande, ingollare una robusta colazione e poi via per essere puntuale all'avvio della gara dato alle 8.30.
La giornata metereologica è perfetta e dalla parte alta del percorso dovremmo godere di splendidi panorami, per chi avrà il tempo di fermarsi a guardare.
Il percorso difatti è velocissimo, nervoso per via dei "munta & cala", il fondo morbido e quasi privo di pietrume che sistematicamente ti scortica, ad ogni trail, le unghie dei piedi. La salita, ben distribuita fino al 20° chilometro con le punte massime al Bric La Piata con i suoi 1741m s.l.m.. Segue il  deciso strappo dove si tocca la cima Coppi del Monte Ricordone (1750 m, km 20) arrivando dalla ripida discesa sul Colle di Gilba.
Dal Monte Ricordone inizia la discesa, ripidissima, poi più facile su bei sentieri puliti. Al termine si chiude con le strade forestali e un'ultima rampa "spaccagambe", facile, su strada, di 400 metri fino a Borgata Tajant.
I fratelli DeMatteis dominatori assoluti della manifestazione con un tempo da capogiro di 2h44min.
Ma anche gli Orchi si sono difesi il nostro OrcoGriso 1° di categoria M1, classe 1987, 15° assoluto in 3h33min.
La nostra OrcoEle 4° assoluta, classe 1987, in 4h 19min.
Al fine, Gli Orchi Trailers non sono proprio un cimitero di elefanti.....tutt'altro.
Si finisce la manifestazione, ben organizzata in tutto, con le gambe sotto il tavolo. L'OrcoPaolo ci elargisce una bottiglia magnum brut, divisa fraternamente.
E a parte il piccolo malore occorso all'OrcoNevruz senza conseguenze, ci è stata regalata una splendida giornata di sport in natura.

giovedì 7 maggio 2015

Gran Trail Rensen Arenzano(Ge) 3 Maggio 2015

Classifica Gran Trail Rensen 2015
Sito Gran Trail Rensen

Edizione 2014

Dal racconto dell'OrcoSherpaMazinga

E’ già trascorso un intero anno dalla edizione del 2014, quando parecchi Orchi parteciparono al Gran Trail Rensen di 60 km.
Però un anno è sufficiente a stemperare i ricordi e quello che ti rimane impresso è solo la soddisfazione personale    e soprattutto il meraviglioso percorso  a cavallo dello spartiacque appenninico ligure.
Tutto il resto, fatica disumana ,dislivelli paurosi  ,  acquitrini, sentieri rocciosi, viene  cassato dalla nostra mente quasi in un salvifico atto di rimozione.
E difatti , complice anche il fatto di tornare a casa, mi ritrovo appunto in quel di Arenzano con alcuni amici Genovesi alle 6 del mattino sotto il gonfiabile della centrale via Bocca.
Mi assale più di un dubbio  ma ormai è troppo tardi e non si torna indietro.
Ritrovo Eleonora  nelle retrovie, Ruzza è già schierato in prima fila. Basta ripensamenti. Alle 7 parte il gran trail con 160 partecipanti sulla distanza di 60 km e 4000 metri di D+. Già le informazioni ufficiose del briefing pre serale lasciavano trapelare un dislivello maggiore fino a 4200 mt. Sotto un cielo plumbeo denso di forte umidità e nebbia persistente si comincia a  percorrere il sentiero che a mezza costa  attraversa tutto il versante mare del Beigua.
Sentiero invero bellissimo, con lieve pendenza e fondo  abbastanza scorrevole che permette un passo decisamente veloce. Si entra in un dedalo di   forre,  strette gole e attraversamenti di torrentelli impetuosi dove , memore della esperienza dello scorso anno, riesco a non finire a mollo. Comincia a piovere e ovunque  una nebbia persistente comincia ad avvolgerti fino ad arrivare al primo ristoro della Baita di Padre Rino al 15° km completamente bagnato.
La baita è in realtà un antro buio ed umidissimo dove pero’  gli ottimi volontari ti servono un te bollente. Ormai da un’ora il sentiero si è trasformato in un acciotolato vischioso in cui il primo problema è riuscire a stare in piedi. Situazione in cui trovi le pietre bagnate ricoperte da una strato viscido dovuto alla conformazione della pietra  serpentinosa, che  in dialetto  si chiama “Lepego”. Basta questo per capirsi tra liguri, meglio andare al passo prima di sfracellarsi.  In questo modo si raggiunge il punto più basso a Sant’Anna di Lerca quota circa 250 metri.
Il trail si svolge lungo i sentieri che conducono sui rilievi appenninici del Parco Naturale Regionale del Monte Beigua, la piu' vasta area protetta della Liguria, in un paesaggio prodigo di emozioni. Le montagne, dai tratti aspri e alpini, paiono protendersi sul mare regalando ai partecipanti panorami mozzafiato. Non  oggi però,  la nebbia ci accompagna praticamente per tutta la corsa, specialmente  durante la salita del  Monte Rama  a quota 1200 e soprattutto sulla cavalcata della dorsale appenninica, dove inizia un forte vento, pioggia e soprattutto freddo. Acqua ovunque, negli acquitrini, nei sentieri, dal cielo, fortunatamente riesco a trovare il rifugio senza perdermi e soprattutto a raggiungere indenne il celebre passo della Gava, crocevia di tutti i  sentieri.
Qui oltre ad un’ottima focaccia con formaggio grana gli organizzatori  ci risparmiano, bontà loro, la discesa dal Faiallo fino a Fiorino e la terribile risalita alla Gava.
 Pertanto  si risale nella nebbia tutto il Reixa  fino al passo del Faiallo dove fortunatamente trovo il ristoro degli alpini; evito persino di prendere il vino causa un forte mal di pancia per il freddo.
A questo punto veloce ritorno al passo della Gava e discesa infernale per una mulattiera scivolosa praticamente fino alle propaggini di Arenzano in cui correre è davvero problematico anche in considerazione della fatica accumulata.
Finalmente inizia la strada di monte che in breve tempo ci fa raggiungere il santuario del Bambin Gesù. Sono solo le 17 e a differenza dello scorso anno trovo la porta della Chiesa aperta.
Si impone una veloce sosta al suo interno dove è anche piacevole ristorare la nostra anima con una preghiera. In fondo non saranno certamente 5 minuti  di sosta ad alterare la mia bassa classifica!
All’arrivo avremo percorso circa 48-50 km con un dislivello di circa 3500 metri. Il mio crono è impietoso , 10 ore 28’ ma certamente lo scarso allenamento  non permetteva prestazioni maggiori su una simile distanza.
Il tracciato si svolge interamente su sentieri rocciosi,  fortemente sconnessi e molto tecnici, caratterizzato da dislivelli molto forti e con percorso poco corribile.
Sul podio sono fini tre atleti importanti,  al primo posto Stefano Ruzza in 5 ore 21’ seguito da Barnes in 5 ore 31’ e a seguire Csaba Nemeth.
La sequenza di incidenti mortali dopo la MareMontana ed Avatrail di due anni orsono e i vari incidenti a seguire testimoniano innanzitutto la difficoltà dei percorsi su sentieri rocciosi ma anche e soprattutto  la scarsa preparazione dei concorrenti che affrontano con leggerezza    tali percorsi in terra ligure certamente molto sottovalutati in quanto ritenuti per lo più di tipo collinare.