giovedì 31 dicembre 2015

martedì 29 dicembre 2015

Raid Punta Quinzeina Frassinetto(To) 27 Dicembre 2015

Foto Punta Quinzeina 2015

Dal racconto dell'OrcoBee

Ammetto che una tra le caratteristiche che più mi aveva convinto ad iscrivermi agli Orchi era la  grandissima varietà di attività praticate  da chi narrava le proprie gesta sul blog. Non avrei mai pensato però di trovarmi, nel corso di un uscita con gli Orchi,  imbracato come un salame a volare appeso a un filo.
Ma andiamo con ordine. Viste le giornate di festa si decide di sconfinare dai soliti posti e ci si dirige verso la Valle Sacra, appena sopra Cuorgnè, con l’idea di salire alla Quinzeina e poi fare la bella cresta che conduce alla Verzel. I presenti di oggi sono, oltre al sottoscritto, gli Orchi Camola, Mamy, Greg e 730 e Ciccillo.

Si tratta del profilo di cresta chiamato della “Bella Dormiente”. Il nome si capisce bene se si percorre l’autostrada per  Aosta, La montagna disegna infatti un profilo di una donna supina il cui capo è formato dai fianchi della Quinzeina ed i piedi sono rappresentati dalla punta Verzel. Da un paio d’anni questa cresta è anche il luogo dove si svolge una bella gara chiamata appunto belladormiente skyrace
Arriviamo con le macchine  a Santa Elisabetta, alla base della Quinzeina, montagna dai fianchi erbosi e da cui si gode una vista impareggiabile sulla pianura torinese e su un ampio ventaglio di cime di Piemonte e Valle d’Aosta. Il versante di salita è tutto al sole;  ci bastano pochi passi per capire che sarà un’uscita “storica”. In un amen, via le maglie termiche ed i pile, tutti in maniche corte e tutti a maledire di non poter sfoggiare i pantaloncini, in un contesto colorato di giallo ocra dell’erba secca sotto i nostri piedi e del blu cobalto del cielo sulla nostra testa; tutto bene, non fosse che il calendario dice che siamo al 27 di dicembre!!
E’ inquietante pensare che quest’anno la gara citata in precedenza, programmata per metà ottobre  è stata annullata per presenza eccessiva di neve sul percorso. In poco più di un ora siamo alla prima Quinzeina, chiamata di Santa Elisabetta. Giusto il  tempo per due foto veloci e poi per cresta arriviamo  alla punta vera e propria. Qui con calma decidiamo di mangiare qualcosa e di goderci questo sole e questi tepori.
Per scendere decidiamo di cambiare meta. Non fidandoci troppo di creste rese insidiose dalla viscida erba olina decidiamo di chiudere l’anello scendendo in direzione Frassinetto, bel paese appoggiato sopra un costone solatio sopra Cuorgnè.
 Scendiamo velocemente su sentieri arsi dal sole e dopo un boschetto di betulle ci imbattiamo in una pensilina di legno da cui parte un cavo che attraversa un vallone secondario per arrivare ad un identica costruzione a Frassinetto. E’ la stazione di partenza di arcansel  (http://arcansel.it/) , la recente novità di queste parti di cui qualcuno aveva sentito parlare.
In parole povere, dal paese compri il biglietto, ti portano fino a qui, ti imbracano, ti fanno indossare un casco, ti fissano a un cavo sospeso e poi giù, “a testa prima” (cit. OrcoMamy) ad assaporare le brezza di un volo per 80 secondi circa.
Arrivati a piedi alla stazione di partenza  la nostra mente malata è ovviamente stimolata dal provare l’esperienza. Chiediamo al cortese personale presente se si può fare acquistando il biglietto all’arrivo. Certo che si ci rispondono!. Si  offrono anche di recapitarci gli zaini all’arrivo, che non possono essere tenuti con sé in volo.
Pronti via, in poco tempo ci troviamo impacchettati in una specie guscio e provvisti di casco ed occhialoni, poi appesi tramite carrucola al filo e prima di poter cambiare idea sparati in discesa lungo il cavo.
Che adrenalina!, l’aria sulla faccia e l’emozione del volo sono difficili da descrivere…gli 80 secondi passano in fretta, sono già in prossimità dell’arrivo dove il personale addetto all’”atterraggio” mi fa cenno di allargare le braccia per frenare la velocità del volo.
Arrivati! Per ingannare l’attesa dei “bagagli” beviamo qualcosa e scatta una sfida incrociata a calciobalilla (che per la cronaca vede assoluti dominatori il duo Orcobee e OrcoGreg).
Sono le due del pomeriggio, si riparte, ci attendono gli ultimi sei km  e 200 metri di dislivello di sentiero per tornare a Santa Elisabetta dove abbiamo le macchine. E’ una di quelle giornate che ti dispiace debbano finire tanto sono perfette. Arriviamo alle macchine alle 15:30, il sole scalda ancora. Un sorso di tè ed una fetta di panettone (per non perdere l’abitudine di questi giorni…) e siamo pronti per tornare alla pianura, nera di micropolveri ed altre amenità.
Bella giornata passata a correre, scherzare e…volare.
Alla prossima! W la montagna, W gli Orchi

lunedì 28 dicembre 2015

Tour della Val Maira (Cn) 28-30 Dicembre 2015

Foto Tour della Val Maira 2015

Dal racconto dell'OrcoSherpaMazinga
 A distanza di due anni esatti ritorniamo in Val Maira per la classica route di scialpinismo di fine anno.  Eravamo allora nella vallone di Unerzio, laterale destra orografica  da  Ponte Maira, e precisamente con base al rifugio Viviere a quota 1709 metri, proprio  sopra Chialvetta.
Quest’anno piccolo spostamento  nel vallone  Marmore ,altra Valle laterale destra,  che si stacca dal solco principale della Maira nei pressi di Ponte Marmore.
Si tratta infatti di un enorme vallone solcato dal Torrente Marmore, che  dopo circa 5 km  raggiunge su una strada   scoscesa e strettissima il paese di Marmora a quota 1230 metri dove la valle  si divide in due rami secondari.  A sinistra risale  lungamente  in direzione Sud verso il colle del Mulo, a destra verso Canosio e a seguire il villaggio di Preit ed il passo della Gardetta. Stavolta abbiamo prenotato in una locanda nella frazione Vernetti di Marmora. La borgata, sede di comune, ha subito un profonda ristrutturazione ed in essa è stato ricreato  in una numerosa serie di abitazioni rurali addossate l’una all’altra  questo alberghetto diffuso, sapientemente  realizzato in pietra e legno, in un incantevole scenario  alpino, frequentato da numerose comitive di  appassionati di montagna.
Per fama e conoscenza la Val Maira è la patria indiscussa dello scialpinismo  con centinaia di gite proposte nella storica guida occitana e nella cartina Chaminar  en val Maira, dalle grandi classiche tipo Oronaye, Autovallonasso e Oserot alle straconosciute  Midia, Estellette o Boscasso.
Ma adesso la neve langue tristemente, a sud il livello è posizionato a circa 2600 metri, verso Nord a circa 2200. Ma tutto è assolutamente non sciabile anche a quote elevate. Solo strisce e colate  terribili di ghiaccio verde. Un inverno come non si era mai visto anche a mia memoria che purtroppo comincia ad allungarsi indietro nel tempo.
Naturalmente eravamo perfettamente a conoscenza della situazione ma con mio fratello Roberto ed Ugo su decide di partire ugualmente. L’ambiente con o senza neve è sempre affascinante ed esistono anche un mare di gite escursionistiche. Marmora è un paese affascinante, che ha conosciuto un periodo certamente prosperoso nel tempo passato. Il nome deriva dall’estrazione e lavorazione delle pietre da costruzione, sin dai tempi della dominazione del marchesato di Busca, poi di Saluzzo ed infine dei Savoia.
 Era un Comune prosperoso e popoloso sin dall’età medioevale  e Ancora negli anni 50 godeva di una certa prosperità; attualmente  vive principalmente  sulla attività turistica che si  sta rivitalizzando notevolmente con la riscoperta delle valli e borgate da parte del turismo locale e soprattutto dal Nord Europa alla ricerca di itinerari  affascinanti e di ottima ristorazione.
Il primo giorno si punta direttamente  a Preit, a quota 1541,  con meta il sentiero  escursionistico TRM, ovvero il Tour della Rocca Meja. Si risale la strada carrareccia di fondo valle, interdetta al traffico anche se senza neve, fino alle Grance Selvest., per poi deviare verso Nord ed aggirare il monte Bert: ma l’ora tarda  ci fa ripiegare su una variante  più breve del Tour che ci permette di raggiungere il Lago Nero a quota 2240 e il soprastante colletto. Ma siamo a Nord e cominciamo ad entrare nel regno della neve. Lasciamo pertanto Rocca Meje alla nostra sinistra per scendere più rapidamente verso la Valle principale del Preit e la sottostante strada  di fondo valle. La parte alta presenta grandi colature di ghiaccio che ci obbligano a varie diversioni. Impossibile usare i ramponi data la discontinuità del percorso e pertanto occorre prestare molta attenzione. Peccato non aver potuto percorrere per mancanza di tempo e condizioni della montagna  tutto il periplo della Meje attraverso il Passo della Valletta, il colle del Mulo ed il Colle del Preit. Merita senz’altro una gita completa di un intero giorno.
Il secondo giorno, viste le condizioni della montagna con la impraticabilità dei versanti Nord, si decide di spostarsi fino alla testata della valle principale, al paese di Chiappera, dove lasciamo l’auto al Campo Base. Zona conosciutissima dagli alpinisti liguri e piemontesi per le pareti soleggiate del gruppo Provenzale Castello e le innumerevoli vie di arrampicata. Credo che non esista alpinista di medio e buon livello che non abbia percorso almeno una via classica di arrampicata sulla Torre Castello, sulla vicina Rocca, e sulla Provenzale.
Quest’ultima poi presenta  sulla cresta Sud una facile via normale  di salita con passi di 1° e 2° grado, in grado di accontentare anche i neofiti. Oggi però  puntiamo al giro escursionistico del gruppo, con partenza dalla Chiappera e risalita fino al colle  Greguri a quota 2309, proprio sotto le grandi pareti calcaree della Provenzale. Siamo in pieno Sud, praticamente in  condizioni autunnali senza tracce di neve. Per soddisfare la voglia di cime puntiamo sul sentiero della GTA  fino al monte Eighier, quota 2556, tra  rovine dei baraccamenti militari e vari  Bunker. Sole, temperatura mite consigliano una sosta prolungata  con panorama mozzafiato sull’intera vallata e naturalmente sul vicino Monviso. La discesa ci permette con un lungo giro di contornare il gruppo Castello e ritornare a Chiappera attraverso la Valle Maurin.
Il terzo giorno ritorno sui nostri passi fino a Chiappera  per puntare attraverso la Valle dell’Autaret fino al Monte Bellino. Una buona strada bianca permette di arrivare con l’auto fino alla quota 2000 delle Grange Collet. Parcheggio in pieno prato, freddo intenso e partenza veloce verso il Monte Bellino. Altro percorso della GTA che  collega la Chiappera alla valle di Bellino. La prima metà si svolge interamente nel grande vallone  quasi pianeggiante dell’Autaret tra prati a pascoli e grange disseminate ovunque,  per poi risalire velocemente al Colle di Bellino a quota 2813 m.
Finalmente al Colle la sospirata neve, ma siamo in pieno Sud e si cammina agevolmente su ripidi nevai fino a raggiungere la Cima di Bellino a quota 2937. Anche oggi  sole ma con temperatura decisamente inferiori. A nord si apre tutta la valle di Traversiera  che risale  con lungo spostamento da Acceglio per mezzo di una  strada militare, fino sotto il Bellino ed il vicino rifugio Carmagnola.
Eccezionale gita questa  di Mountain bike da Acceglio al Bellino e discesa per il Maurin fino a Chiappera per grandi appassionati!
Tre giorni di facile escursionismo in un meraviglioso ambiente alpino!

sabato 26 dicembre 2015

La sindrome di Dart Fener (Star Wars) Dicembre 2015


Dall'E-mail dell'OrkoMekkaniko agli Orchi

Terrorista sarà lei!
Ovvero La sindrome di Dart Fener

I puristi, o forse si dovrebbero ormai definire cultisti, dato l'immenso battage pubblicitario che ha accompagnato la recentissima uscita nelle sale cinematografiche dell'ennesimo capitolo della saga fantascientifica più celebre del pianeta, mi perdoneranno la licenza di aver adoperato il nome “spurio” (in originale Darth Vader), nato da una traduzione un po' semplicistica e in odore di censura ancor zelante, del personaggio più famoso, odiato ed amato, tra i protagonisti di quella storia iniziata tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana...
Mi dovranno perdonare, perchè quello è il nome con cui ho conosciuto ed ho imparato a identificare, con le parole e la pronuncia ancora un po' incerte di chi ha appena cominciato ad esprimersi e ad avere rapporti col mondo al di fuori della propria cameretta di bambino (nel 1977, anno di uscita del primo, ora quarto, episodio della saga, il sottoscritto aveva tre anni), quel gigante ammantato di nero, personificazione delle tenebre, della malvagità e della totale assenza del suo contrario.
Quando ancora eravamo abbastanza ingenui da poterlo fare, avevamo dato un volto al male che da sempre l'uomo teme: emulo di un teschio umano, coperto da un elmetto sinistramente simile a quello delle truppe tedesche delle, allora ancor presenti nel ricordo dei vivi, tragiche due Guerre Mondiali. Al posto delle orbite vuote tipiche della Nera Mietitrice, il geniale costume designer aveva posto due lenti scure ed asettiche, simili agli inespressivi bulbi oculari dei tanto temuti squali, tra i pochi predatori della specie Sapiens (?) di cui facciamo parte. Ma il vero colpo di genio, chiunque abbia creato questo personaggio, lo ha avuto nel dargli quell' inquietante e incessante suono di sottofondo: quello di una macchina per la respirazione artificiale, fredda ed inumana, ancestrale paura che ci accompagna sempre, perchè spesso foriera di lutto, ultimo tra i suoni uditi da chi lascia questo mondo nel letto di un ospedale.
Per completare il tutto, quale migliore colore se non quello che per la maggior parte del genere umano rappresenta il cordoglio, la paura, il vuoto, l'impietosa assenza di luce e di qualsivoglia altro colore?
Coi miei occhi di bambino, guardando quel personaggio, ho visto per la prima volta comparire davanti a me il babau, l'uomo nero, il cattivo per antonomasia...e non sono mai più stato lo stesso.
Lungi allora dall'esser stato ancor edotto della concreta malvagità umana dei campi di sterminio, delle pulizie etniche, degli anni di piombo e quant'altro, le mie identificazioni del male si limitavano all'arcigna strega di Biancaneve, agli inumani alieni invasori di Vega e ai vari scienziati folli o tiranni di civiltà ostili che popolavano le storie dei miei eroi preferiti dei cartoni animati. Ma mai avrei potuto immaginare una figura tanto carica di negatività, di male puro, da poter soffocare le sue vittime a distanza col solo pensiero: una perfetta commistione tra un cavaliere nero da Chanson de Geste e necromante dai poteri demoniaci...Modred e Morgana, indissolubilmente uniti in un solo essere.
Il mio giovanissimo cervello non aveva ancor avuto abbastanza input da poter gestire quella figura, troppo astratta per ciò che rappresentava e allo stesso tempo concreta, in quanto performata da un attore umano e non da un disegno in movimento: ne avevo molta paura, ma allo stesso tempo, come tutti gli esseri umani, ne ero affascinato, tanto da ricordarmi di quel personaggio più facilmente di tutti gli altri della saga.
Quella figura nera assunse presto una connotazione diversa, quando si rivelò esser padre del giovane eroe protagonista della storia: verità shock per i semplici sentimenti di un bambino che guarda ai genitori come pilastri incrollabili ed infallibili della propria esistenza... come può esser padre un simile demonio? Non avevo ancor finito di elaborare quella agghiacciante notizia, quando arrivò l'ultima spinta demolitrice alle mie esili, ingenue certezze.
Nell'ultimo capitolo di quella storia, proprio quel demonio, senza mai smettere d'essere tale, rivela una stupefacente scintilla d'umanità, compiendo un gesto in extremis e sacrificando la sua vita per salvare quella del suo erede in pericolo. Un demonio...o un padre? Non ero ancor cresciuto abbastanza, all'epoca, per potermi fare profonde domande esistenzialiste, sul bene o sul male, sul libero arbitrio ed altre questioni filosofiche. Una sola cosa avevo capito, coi mie occhi e col mio semplice cervellino (dopotutto non avevo ancor compiuto i 10 anni di età...): quando quel demonio, prima di morire, si era tolto quella maschera nera, suo vessillo e sua condanna, aveva rivelato un volto sfigurato dalla guerra e dalle sofferenze, in cui brillavano gli occhi gentili di un semplice, comunissimo uomo anziano.
Cicatrici a parte...gli occhi di mio nonno.
Per tutto quel tempo avevo tanto temuto inutilmente quella maschera, dato che serviva a nascondere molto bene una figura che non c'è bambino che non abbia mai amato tanto.
Se già allora fossi stato adulto, probabilmente mi sarei dato del coglione.
Avevo fatto il mio primo passo per capire un assunto fondamentale: a prescindere dall'età, dall'estrazione sociale, dall'etnia e dalla cultura, a noi esseri umani viene piuttosto facile esser presi per i fondelli.
Non ci vuol molto a farci vedere la maschera tenebrosa, il male incarnato, la paura dell'Uomo Nero (quest'ultimo, anche in senso letterale).
Non servono poteri necromantici per farci temere chiunque sia diverso nell'aspetto, nelle abitudini, nel modo di pensare e di esprimersi, da ciò che noi abbiamo posto come inoppugnabile assoluto di normalità e pertanto di accettabilità, umana e sociale.
Nel bene e nel male, ognuno di noi ama autodefinirsi unico ed irripetibile, ma odia sentirsi diverso.
Lungi dall'aver assimilato gli ideali di fratellanza universale tipici del mio credo religioso, mi trovo ora adulto, almeno nel corpo, ad affrontare la stessa paura dell'Uomo Nero che avevo ai tempi in cui temevo quel gigante ammantato di tenebre: paura di chi è diverso da me in tutto tranne nel fatto di essere umano.
Quella paura che noi adulti disillusi abbiam imparato a chiamar terrorismo, di qualsiasi tipo esso sia, instillato non coll'esplosivo e coi proiettili (certo, anche quelli aiutano, a metter paura), ma con lo stesso lavoro che nel lontano 1977 fece quel character designer nell'atto di concepire l'aspetto di Dart Fener: attingendo a ciò che ci portiam dietro e, soprattutto, dentro, sin dai tempi in cui abbiam cominciato ad esser Sapiens (?).
Ora che le nostre certezze di uomini civili e morigerati cadono come fragili castelli di carte, ci scopriamo ad aver sempre più spesso paura dei nostri simili, in una spaventosa ripetizione di ciò che per 1000 anni ha oppresso l'umanità (almeno nel civile Occidente) in quell'epoca che definiamo sbrigativamente Secoli Bui. Allora era il nostro stesso Creatore a terrorizzarci, con le sue punizioni esemplari, il suo Diluvio Universale e il Mille e non più Mille...ora temiamo I califfati, le migrazioni, le colonizzazioni e le malattie importate (l'elenco è troppo lungo, meglio limitarsi agli esempi).
A ben vedere, sono ben più di uno solo, i demoni oscuri che infestano i nostri sogni, i Signori dei Sith, che ci tocca affrontare quotidianamente: il primo fra tutti lo vediamo appena ci specchiamo.
E' sulla nostra faccia che vedo riflessa quella maschera spettrale, quegli occhi inespressivi da predatore delle profondità abissali: facce incattivite dalle stesse paure che ci ossessionano, dalla vita fuori misura da tempi umani, dall'angoscia esistenziale autoindotta e dalla smisurata brama di aver sempre di più (la crescità economica si chiama così non a caso).
Sono tanti i Dart Fener che incontro sulla mia strada, (anche se coloro che frequento, li vedo più come dei pazzi, eroici Don Chisciotte, ed è per questo che avranno sempre tutto il mio affetto), anche se non indossano mantelli neri: ma poichè non dispongo di poteri mistici e spade laser per poterli affrontare, ho imparato a cercare in loro quel nonno che vidi in quegli anni lontani, sotto alla maschera da demonio cibernetico.
Non è così facile scalfire la lucida superficie oscura di quella maschera, penetrando attraverso la spessa corazza di cinismo di cui ci siam fatti usbergo, eppure il risultato vale lo sforzo: quella che sembra talvolta un'impresa titanica può sorprenderci con incommensurabile soddisfazione e farci dimenticare, almeno ogni tanto, quell'Uomo Nero che ci segue dappresso.
Personalmente sono tuttora un ricettacolo di perniciose nevrosi ed insicurezze, eppure il mio Dart Fener penso di averlo abbandonato in un'angolo di strada non lontano dalla mia abitazione, quando, poco tempo fa ho incrociato rincasando un trio apparentemente comunissimo di esseri umani, ma dall'inconsapevole potere di una legione di portentosi Cavalieri Jedi. Un trio di donne appartenenti a tre generazioni differenti: una giovane mamma e una nonna che tenevano per mano fra di loro una piccola che non avrà potuto avere più di quattro o cinque anni, divertendosi a sollevarla e a farla saltellare tra loro, tra piccoli schiamazzi e risolini d'argento. Una scena dolcissima e comunissima in tempo di pace, senza nulla di straordinario, se non che avvicinandomi per passare oltre ho finalmente scorto (ci vedo poco, se ancora non l'avete capito...) un elemento dapprima sfuggitomi: la mamma e la nonna portavano il foulard sul capo, tipico delle donne di fede musulmana, sebbene la bimba avesse tutta l'aria di esser nata nel nostro paese. Eccolo lì, l'Uomo Nero: ciò che mi hanno imposto di temere e rifuggire... il diverso, ma da chi, poi?
Sebbene non sia un noto cuor di leone, per una volta ho deciso di non dar ascolto alle voci negative e mi sono fermato ad osservarle sorridendo mentre si allontanavano, augurandomi di rivederle ancora, magari tra tanto tempo, come un promemoria, un memento. Mi piacerebbe incontrare di nuovo quell'adorabile piccolina, magari tra 20 anni, in un locale qualsiasi: quando sarò diventato un vecchio come tanti, magari immalinconito dalla solitudine o immusonito dalle troppe sconfitte e lei una donna adulta e magari mi avrà sentito berciare, commentando l'ennesimo fatto di violenza attribuito ad una presunta guerra di religione, che gli stranieri sono tutti terroristi. Il mio io di adesso vorrebbe allora che lei mi apostrofasse, magari con una sfumatura di accento torinese, se per allora non sarà già estinto, con le veementi parole:
“Ma terrorista sarà lei!”
Penso che se succedesse, sarebbe un po' come rinascere in quel momento, tornando a quel momento in cui vidi Dart Fener, il mio Uomo Nero, togliersi quella maschera di tenebra, mostrando di avere sotto di essa gli occhi di un vecchio gentile.
Dal giorno di quell'incontro, credo di aver capito di non dover temere più il nero Signore dei Sith, qualunque sia il suo aspetto, ma lo stuolo di infidi Imperatori (per citare un paragone attinente alla saga) che tramano dietro di lui, creando paura dove non dovrebbe esistere.
Ho dato un appuntamento a quella bambina: ci rivediamo nel futuro, facciamo in modo che sia bello viverci.
Qualunque sia, il futuro che ci aspetta, in ogni caso auguro a me e a tutti voi, almeno una volta nella vita, di toglierci quella maschera di tenebre che da troppo tempo ci siam abituati a portare ed a mostrare che sotto di essa brillano ancora, quegli occhi buoni di nonno.

Buone Feste da Stefano

mercoledì 23 dicembre 2015

Bici Mtb Tour Collina Chierese(To) 23 Dicembre 2015

Foto bici MTB tour collina Chierese 2015

Dal racconto dell'OrcoPinoR

Quasi 60gg che non piove, almeno qui nel Nord Ovest dell'Italia. La mancanza di neve a Dicembre è ormai prassi da qualche anno a questa parte.
Il clima sembra proprio impazzito e da quanto dicono gli scienziati la colpa è delle emissioni di Co2. Si prevedono scioglimenti di ghiacciai con relativo innalzamento dei mari fino a inondare le città rivierasche. L'ultima COP21 di questo Dicembre 2015, in quel di Parigi, un vero fiasco. Le nazioni di Cina e India non ci stanno a ridurre la loro corsa verso lo "sviluppo". I controlli ogni cinque anni fatti dai singoli paesi e nessuna sanzione, avranno, a mio parere, un pessimo effetto sul clima.

Con questo mite meteo, dunque, Gli Orchi continuano i loro pellegrinaggi ancora ad alte quote e le loro uscite in bicicletta. Oggi siamo ospiti in quel di Chieri dell'OrcoGiova che ci ha promesso un bel tour in MTB sui sentieri della collina Chierese.
All'appuntamento alle 9.00 a Riva presso Chieri(To), anche L'OrcoSmigol alla sua prima vera uscita con le "ruote grasse".
In tre quindi oggi gli Orchi a questa cicloturistica. Ecco i numeri:

- Partenza e arrivo da Riva presso Chieri(To)
- Distanza 42km
- Dislivelo 700D+
- Luoghi di interesse: Planetario di Pino Torinese, Basilica di Superga

Tutte le misure delle ruote da MTB sono rappresentate.
L'OrcoPinoR con una una Cslx TwentyNiner Olymia 29' front-suspendend
L'OrcoGiova con una fiammante Scott Spark 750 27,5' Full-suspendend
L'OrcoSmigol con una Specialized Sworks del 2002, telaio in alluminio ceramico, ruote da 26' front-suspended.
Inforchiamo subito la ciclabile che da Riva presso Chieri porta a Chieri
Entriamo nella caotica Chieri, dove dicono ci siano più Chiese che case, per poter prendere i tracciati di Pino Torinese. Su bei sentieri a volte con fondo pietroso, ci dirigiamo decisamente verso l'Osservatorio/Planetario di Pino Torinese.
Prima di arrivare all'Osservatorio un strappo con pendenze importanti e fondo dissestato ci mette a dura prova. L'OrcoGiova riesce a stare in sella fino alla cima.
L'OrcoSmigol viene disarcionato dalla sua Sworks che sicuramente ha avuto nei suoi tempi gloriosi, un fantino degno del mitico "ACETO".
Dall'Osservatorio scendendo a Pino Torinese, seguiamo la Panoramica.
Su sentieri incredibilmente umidi e fradici nonostante il seccume, e a piccoli tratti su asfalto, raggiungiamo la nostra meta finale, la Basilica di Superga trofeo ambito di qualsiasi biker.
Dalla Collina di Superga, veloci su nastro d'asfalto chiudiamo il tour.
La cicloturistica prenatalizia viene chiusa quasi indenni, a parte una botta da caduta rimediata da OrcoSmigol. Ma come dice un detto piemontese "Alè mestè ca intra".

martedì 22 dicembre 2015

Trail Autogestito Morenica Rivoli(To) 20 Dicembre 2015


Dal racconto dell'OrcoBee
Trail NatalMorenico
E’ la domenica prima di Natale, gli impegni di molti di noi tarpano le ali alla possibilità di scoprire posti nuovi in cui scorazzare e così si decide con Ogredoctor e OrcoCiccillo di proporre un classico giro a km0 sulla collina di casa. Lasciamo l’incombenza del percorso ad Antonio che, utilizzando le sue diavolerie informatiche, traccia un “breve” giro di 26 km su e giù per boschi e campi, toccando anche borghi, frazioni, chiesette, piloni,  e torri di avvistamento.
Si parte alle 8:30 da Piazza Cavallero. Rispondono alla chiamata pre-natalizia, oltre a chi scrive ed ai già citati Doctor e Ciccillo,  OrcoFabry , Orco730, OrcoMekkaniko  e i nuovi iscritti, OrcoCircuito, OrcoWild e OrcoGnoma al secolo rispettivamente Mariano, Alessandro e Federica.
Il percorso prescelto privilegia, nella prima parte, il versante esposto a nord-est della collina. Dopo la salita sulla parte di cresta infatti scendiamo velocemente alla cappella  quattrocentesca della Madonna dei boschi a Buttigliera (http://www.turismovest.it/detElemento.php?id=58).
Da lì, per strade e campi si raggiunge la Torre Bicoca , utilizzata per le comunicazioni prima dell’era dello “smartofono elettronico”.
Mentre corro mi viene da pensare che non ero mai stato sulle strade di questo versante della collina morenica. Penso anche a come questi angoli di paradiso dietro casa siano accoglienti e generosi e di come mi faccia star bene poterli condividere con altre persone. Per quanto mi riguarda la Collina Morenica è il classico primo amore, dove da ragazzino ho cominciato ad esplorare il mondo della natura, la libertà e il vento in faccia dei giri in bici, le risate e gli scherzi con gli amici ma anche le malinconie di passeggiate autunnali e il duro  lavoro con le api.

Man mano che crescevo lei era sempre più “piccola”, più tradita dalle mie esplorazioni in giro, più aggredita da cemento e strade. Però rimaneva e rimane sempre lì, ad accogliermi nelle giornate dove “non si riesce a fare altro” o nelle lunghe serate estive dopo il lavoro. Svela, in stagioni ed ore del giorno diversi, scorci e dettagli che me la fanno sentire casa, anche quando non la frequento per lunghi periodi.
A forza di pensare il tempo passa e siamo a Rosta dove con gradualità risaliamo  fino alle pendici del Moncuni, il nostro piccolo monte “di casa” invaso di ciclisti e camminatori nella bella giornata di fine inverno (ops, domani in realtà il calendario dice che l’inverno andrebbe  ad iniziare, ma quest’anno pare proprio che  non ne abbia voglia…). Il ritmo di corsa lascia spazio alla camminata veloce, c’è più tempo per quattro chiacchiere, anche con i nuovi arrivati. Spero che anche loro abbiano apprezzato la bellezza e la varietà di questo territorio.
Arrivati alla nostra cima coppi di giornata, foto di rito e poi via! Rimane da chiudere il giro con ritorno a Rivoli, non proprio dietro l’angolo.  Rifacciamo in parte strade bianche già percorse all’andata per poi rituffarci bei boschi dopo lo stagno Pessina, dove sguazzano i tritoni e d’estate fumano le braci.
Ancora qualche zig zag intorno al Castello di Rivoli, per aggiungere storia, cultura (e km) e  poi giù di ritorno alle macchine  (il parcheggio di fianco al Castello ha fatto, negli anni, troppe vittime tra le auto degli ignari podisti…).
Gli ultimi ingredienti  di giornata sono prosecco e pistacchi per  un veloce brindisi ed un ulteriore augurio per le prossime festività. Grazie a tutti per la bella mattinata.
W la collina e W gli Orchi!

PS:  Mi fa piacere segnalare ad amanti della collina il grosso lavoro di tracciatura fatto con Pro Natura dagli amici Marco ed Emma, accompagnatori naturalistici di Villarbasse 

domenica 20 dicembre 2015

Via Lattea Trail 19 Dicembre 2015

Classifica Via Lattea Trail 2015
Foto Via Lattea Trail 2015
Video Partenza Via Lattea Trail 2015

Sito Via Lattea Trail

Via Lattea Trail edizione 2012
Via Lattea Trail edizione 2010
Via Lattea Trail edizione 2009

Dai dettami dell' OrcoSciamano 

Quando si fa una gara si deve incominciare a meditare su se stessi. Prepararsi mentalmente. Liberando la mente scopri il tuo IO.
Ci si concentra recitando un mantra come la preghiera "SO ... AM". Inspirazione ed espirazione da ripetere pochi secondi cosi che sei in pace con te stesso.
Siamo partiti per questa 4° edizione del ViaLatteaTrail in macchina da Rivoli in cinque Orchi tutti con la mente libera da altri impegni e concentrati sulla serata che ci attende.
Sono orgoglioso di far parte di questa fantastica società di Orchi.
Prima della partenza della manifestazione ci siamo scaldati per bene.
Al via della gara è stato bellissimo, con quasi 600 Trailer e le frontali accese.
Peccato per la mancanza di neve, a parte le strisce di neve sparate sulle piste da sci alpino.
Con la neve il tracciato sarebbe stato molto più impegnativo e sofferente. Soffrire mi piace in queste gare di montagna.
Il percorso alla fine è stato bello anche con la discesa piena di dossi per lo SnowBoard invernale e il DownHill estivo.
Al termine delle gara dopo una doccia calda siamo andati al ristorante offerto dall'organizzazione.
La cena è stata squisita con la bella polenta e salsiccia. Io non mangio carne morta, cosi che il cuoco ha sostituito la carne con il formaggio.
Cenare con gli amici Orchi è stato bellissimo cosi come la gara. Grazie a tutti.

Aggiungo un ultimo dettame.
Per prepararsi con la mente a queste gare di montagna impegnative, occorre liberare la mente dai problemi di tutti i giorni. L'aiuto può arrivare dagli esercizi di meditazione.
Vogliatevi bene.

sabato 19 dicembre 2015

La Grolla degli Orchi 18 Dicembre 2015

Foto Grolla Orchi Musinè 2015

Edizione 2014
Edizione 2013
Edizione 2012
Edizione 2011
Edizione 2010

E' ormai diventata una tradizione per gli Orchi ed i loro amici, festeggiare la fine dell'anno sportivo in punta al monte Musinè.
Quest'anno all'appuntamento, il numero dei partecipanti è ulteriormente cresciuto (circa 80 umani), sicchè occorrerà per gli anni a venire preparare in punta al monte, un allungamento del tavolo per far si che le cibarie ed i commensali trovino la giusta collocazione.
Alla partenza da piazza Cays a Caselette(To), quest'anno, sono state rilasciata nel cielo, in tono ben augurale, due lanterne cinesi. Si spera che portino un po' di spirito sportivo a chi non lo ha.
Il meteo ottimo  e le alte  temperature, hanno permesso a tutti di salire e scendere dal monte senza problemi.
In cima, la festa è stata allietata dalle leccornie portate dai partecipanti. Da segnalare le varie tipologie di pane fatte in casa, i salumi e i sottòli di produzione nostrana, le torte salate autoctone, i dolcetti casalinghi. Novità assoluta, portata dall'OrcoGaspare, la minuscola macchinetta a pressione manuale per fare il caffè che ha rifocillato il dopo pasto.
L'OrcoNevruz ha officiato alla cerimonia del thè verde, ed ha trovato nell'OrcoMegaflex il migliore tra gli adepti.
La festa finisce con la Grolla preparata dall'OrcoPinoR. Si è partiti, per bere dalla Grolla, dall'OrcoRoccia classe 1945 per terminare con il piccolo  KapoTrail Junior classe 2008.
Si chiude un anno sportivo e Gli Orchi Trailers augurano a tutta la comuntà sportiva un buon 2016.

Un augurio speciale e un abbraccio fortissimo alle famiglie dei nostri due Orchi, che prematuramente ci hanno lasciato in questo 2015: Alessandro (OrcoAlex e Mauro (OrcoTruck); In cima al Musinè, nei nostri cuori, eravate presenti anche Voi

venerdì 11 dicembre 2015

Trofeo Orco dell'anno 2015 Rivoli (To) 11 Dicembre 2015

Foto Serata Premiazioni Orchi 2015
Video Foto Tema Libero Concorso 2015
Video Foto Selfie Cocncorso 2015
Regolamento Trofeo Orco dell'anno e Albo D'oro

l'11 Dicembre 2015 presso la pizzeria Fontana Blu di Rivalta Torinese  Gli Orchi Trailers hanno chiuso questo miracoloso anno sportivo 2015.
Dopo il giro di pizza sono stati premiati Gli Orchi che si sono distinti.

Gare Trail & Strada 2015

Classifica Finale 2015

Trofeo Orco dell’anno assegnato a Ruisi Giuseppe alias OrcoPinoR

Trofeo Trail 
Gabriella Cipriano alias Orco730
Gregorio Giuseppe alias OrcoGreg
Fabrizio Borrione alias OrcoFabry
4 Fiorenzo Praturlon alias OrcoRoccia
5 Paolo Cravero alias OrcoPablito
6 Antonio Diego Palmas alis OgreDoctor
7 Luca Cambursano alias OrcoKambu
8 Gaetano Santalucia alias OrcoMegaflex
9 Mauro Mazzino alias OrcoSherpaMazinga
10 Olivetti Christian alias OrcoPolare


Trofeo Strada
1 Giuseppe Riciputo alias OrcoPippo
2 Stefano Panetta alias OrcoProf
3 Andrea Guido Camoletto alias OrcoCamola
4 Giuseppe Antonio Pasquale alias OrcoTerra
5 Antonio Irene alias OrcoSciamano
6Veaceslav Ansacov aliasd OrcoRusso
7 Paolo Zoppis alias OrcoZoppo
8 Andrea Taverna alias OrcoFly
9 Soncin Nerio alias OrcoNerio
10 Pisani GiannAndrea alias OrcoWolf

Miglior Racconto 2015
Giudice Prof.ssa Elena Gallizio
3) Eleonora Duregon  alias OrcoYogini con il racconto  Ultra Trail du Mont Blanc 2015

Miglior Foto 2015 Galleria foto Concorso 2015
Giudice del concorso Studio fotografico link : De Poli Rivoli(To)
che ha espresso il suo giudizio sulle 50 foto partecipanti al concorso.
3) Veaceslav Ansacov alias OrcoRusso link foto

Premio alla Carriera 2015 
Praturlon Fiorenzo alias OrcoRoccia

Trail Autogestito Sentiero degli Alpini Val Messa(To) 8 Dicembre 2015

Foto TA Sentiero degli Alpini Val Messa 2015

Dal racconto dell'OrcoRavaning

Il Trail di oggi va intitolato così, e credo sia un'idea condivisibile dalla maggioranza dei 12 orchi presenti.
Sì perchè nonostante si sia passati alla goja del Pis, che già è un posto magnifico, si sia salito il sentiero delle Guardie, quello che è stato il momento "clou" della giornata sono proprio questi 4 km (circa) che dal colletto la Bassa portano alla frazione Acquarossa di Rubiana. Un sentiero quasi pianeggiante, con ottimo fondo, ha portato molti di noi a correre veloce, sempre più veloce... a cercare quella sensazione di "trail" come la si sente nei filmati dei grandi protagonisti di questo sport.
E anche se io non vado così forte, correre "a tutta", a grandi falcate, saltando le rocce, facendo quelle curve, mi ha fatto sentire un drago, un campione. Davvero un bell'allenamento. Avevo già percorso almeno un paio di volte questo sentiero, ma questa volta, con un gruppo di 12 orchi è stato ancora più emozionante.
Ma raccontiamo tutto dall'inizio, tanto per dare un'idea più precisa dell'itinerario percorso.
Organizza il tutto Orco Camola, anche lui già stato in precedenza su questo sentiero.
Io parto in ritardo, circa 10 minuti dopo il gruppo. Loro passeranno alla Goja del Pis, mentre io per raggiungerli "taglio" alto sul sentiero e li raggiungo sul traverso alto sopra il Torrente Messa. Molto bello e panoramico questo tratto, a picco sul torrente, che porta a un bivio. Si sceglie di salire verso la borgata Giorda di Almese. L'altro sentiero lo percorreremo al ritorno dalla borgata Molino di Rubiana.
 
Prendiamo la tagliafuoco verso il Prassero di Rubiana e poi il sentiero delle guardie (in salita). Poi la tagliafuoco che porta alla Madonna della Bassa e infine il sentiero degli Alpini.
E' questo un sentiero relativamente recente, forse 2 o 3 anni. Il comune di Rubiana(To) ha costruito questo "nuovo" e ha di recente recuperato altri vecchi che erano ormai caduti in disuso. Una vera fortuna per chi è sempre alla ricerca di nuovi itinerari.

 Comunque terminiamo l'avventura "trail" alla frazione Acquarossa, da dove scenderemo sulla ripidissima asfaltata che porta alla borgata Fornello (uno dei posti più freddi e "bui" di Rubiana"), ma prima divoriamo una fantastica torta alla castagna acquistata al mercato di Almese ... qualcuno sfodera anche un the caldo... proprio come nei veri ristori.

Ancora un bel taglio veloce su sentiero verso il campeggio di Rubiana e poi ancora asfalto fino al Molino dove si rientra dall'itinerario di salita.
Scordato il Garmin a casa, non ho dati precisi sul giro... si mormora 19Km circa 800D+
Alla prossima uscita e speriamo ad un ritorno "a bombazza" su questo stupendo sentiero.

giovedì 10 dicembre 2015

Trail Autogestito GranDubbione Pinasca(To) 5 Dicembre 2015


Dal racconto dell'OrcoBee

Grandubbione...un giro “dal profumo antico”.

Ho sempre sentito nominare il fantomatico “giro dei sette ponti” o anello del Grandubbione, sia nella versione bipede che sulle due ruote di una mtb, ma non sono mai riuscito a farlo.
Tra l'altro il dubbione e la sua variante in grande sono sempre state fonte di battute (scontate) sulla  strada per raggiungere le località montane dell'alta Val Chisone, soprattutto prima della nascita di varianti e circonvallazioni.
Propongo allora agli altri Orchi questo giro che conosco ovviamente solo da letture di relazioni, cartine e ispezioni “dall'alto”.
Noi Orchi, frequentatori più assidui delle valli susa e sangone ammiriamo infatti più spesso dalla nostrana punta Aquila lo stretto vallone modellato dal Rio Grandubbione, che da quelle pendici nasce per poi scendere verso il torrente Chisone nel del versante orografico sinistro dello stesso.
E' un giro quindi ad alto rischio “ravanatorio”, trattandosi di quote basse, boschi, e numerose strade e sentieri di collegamento..
Preso dall'ansia di non sbagliare troppo mi leggo un bel po' di relazioni, tutte concordi nel sottolineare la bellezza di questo angolo di bassa montagna vicino a Pinerolo.
Rispondono all'appello in tre, OrcoCiccillo, 730 e Greg. Alle 8 si parte da Orbassano e dopo un caffè a Villar Perosa siamo alla frazione Dubbione di Pinasca, pronti per partire alle 9 circa.
Il punto di partenza avviene, neanche a farlo apposta  vicino ad un pote sul rio Grandubbione, il  Ponte di Annibale. Una leggenda narra infatti che  il grande condottiero Cartaginese ordinò ai suoi uomini la costruzione di un ponte sul torrente per agevolare il rasporto di vettovaglie e masserizie, in realtà il ponte è una costruzione del XVIII secolo, ma pensare agli elefanti sopra quelle pietre è sicuramente più affascinante.
Pronti via, la  strada sale subito molto decisa, in pochi metri diventa sentiero e si infila in boschi fitti di castagni e querce. Come immaginavo le varianti sono molteplici ma tutto è ottimamente segnalato da una segnaletica attenta e precisa, basta solo ricordare il nome della borgata successiva presso cui si vuole passare. La segnaletica ha come fattor comune la denominazione del vallone: “grandubbione, un vallone che profuma d'antico”.
Il nome è azzeccato; si respira in questi boschi, lungo questi sentieri, nelle case sparse, nelle borgate al sole, nel torrente che risaliamo e nei ponti che lo scavalcano più volte, un passato, neanche tanto lontano, fatto di lavoro duro, di vite votate al sacrificio, di territorio modellato e trattato  con cura per ricavarne umili risorse per il sostentamento.
Scegliamo, per salire, la variante più panoramica, toccando le borgate Tagliaretto, Traversi e la chiesetta di serforan per poi sbucare sulla strada asfaltata appena sotto la borgata di Serremoretto.
Da qui si attraversa ancora una volta il rio e si sale in direzione Colle del Besso, passando prima la baita sociale del Cai di Pinasca e poi un bel bosco di faggi in discreta pendenza.
Il colle del Besso è a circa 1450 m. da cui si ha una ottima visuale sulla valle. Ma la vista non è verso la val Chisone, bensì la “nostra” valsangone! Tutta 'sta strada per vedere Giaveno. (la cosa però scatena fantasie di prossime avventure orche*).
Questo sarà il nostro punto di arrivo, da cui decidiamo di scendere facendo lo stesso itinerario di salita perchè non sappiamo bene quanto tempo ci prenderà un possibile anello di discesa dal colle attraverso la borgata Cavalleria.
La discesa avviene con un po' più di prudenza perchè una marea di foglie ricopre il sentiero e il volo d'angelo è sempre in agguato...Ritornati alla chiesetta del Seforan decidiamo però di allargare  il giro, correndo per un po' lungo una carrozzabile sterrata che ci porterà verso la borgata di Serremarchetto e da lì, di nuovo per boschi a Dubbione.
La macchina è parcheggiata vicino ad una fontana ed un piccolo spazio attrezzato di panche e tavoli. Ne approfittiamo per cambiarci con calma e per un thè caldo ed un ottima fetta di torta.
Alla fine saranno circa 21 km e 1300 metri di dislivello in un bel posto...che profuma d'antico ma che vale la pena rispolverare, e riproporre, anche in altre stagioni.
W la montagna! W gli Orchi!!

X next TA
*perchè non raggiungere la val chisone con un mezzo pubblico e poi via colle del Besso (punta  dell'Aquila per i più arditi) provare  scendere per la val sangone e via collina morenica tornare dalle parti Rivoli sulle proprie gambe?,  State sintonizzati per la prossima primavera...



sabato 28 novembre 2015

Bike&Trail Superga Bici Mtb e Trail (To) 28 Novembre 2015

Foto Bike&Trail Superga 2015

Sessione Bike Mtb Torino-Pino-Superga discesa sentiero nr.65-61
Dal racconto dell'OrcoPinoR

Dacchè l'OrcoPinoCar ha deciso lo ShabbatBike gli propongo un bel giretto per la collina Torinese. La classica è l'ascesa alla Basilica di Superga.
La proposta trova un buona risposta tra Gli Orchi tant'è che viene suggerita anche una sessione Trail.
Oggi 28 Nov 2015, gli Orchi trascorreranno un Superbo WE a Superga.
Il ritrovo per la sessione Bike a Torino in Corso Brianza angolo Lungo Dora Voghera. Nella Torino Fluviale, in questa zona, la Dora Riparia si getta mollemente nel Po.
Il freddo questa mattina si sente. il termostato segna -1°.
All'appuntamento si presentato quattro Orchi, poco coscienti di cosa li aspetta a parte OrcoRiccardo che è di casa e conosce bene il dedalo di sentieri della collina torinese.
I numeri del trip:
- Partenza Torino Confluenza dei fiumi Dora Riparia e Po
- Distanza 25km
- Dislivello 600D+
- Giro ad anello Torino- PinoTorinese-Superga-SanMauro-Torino


Si parte verso Pino Torinese. Le strade umide e cosparse già del sale antigelo. Segue la famosa panoramica che da Pino Torinese porta a Superga. In Panoramica, da giovanotti, si veniva a fare le pieghe con le moto. Il raduno dei Motociclisti era un appuntamento fisso settimanale, Poi dopo qualche incidente stradale e le accese proteste degli abitanti, la Panoramica, ad inizi anni 90', è stata chiusa al traffico motociclistico.
Arriviamo a Superga senza grossi sforzi.
La Basilica di Superga, costruita nel 1715, è uno dei punti di riferimento visuale più importanti della provincia di Torino, almeno quando il cielo è terso e privo di quella cappa caliginosa che copre la capitale sabauda.
Superga è conosciuta ai più per le tombe di casa Savoia e per  la disgrazia del maggio del 1949, quando durante un temporale l'aereo che trasportava la squadra di calcio del Grande Torino si schiantò vicino alla cupola di Superga.
Fatte le doverose foto di rito ed ammirato la vista panoramica che ci offre oggi il meteo, decidiamo di scendere da sentiero nr.65 "Sentiero di Feissola e di Brich Giardin".
Il nr.65 coincide nel tratto iniziale con uno dei percorsi del "Parco Naturale di Superga". Il tracciato segue il crinale collinare. Per noi neofiti delle ruote grasse, si presenta ostico e difficoltoso. Lo percorriamo, nostro malgrado, tenendo le bici per le "orecchie". Ed è meglio cosi se si vuole salvaguardare le ossa. La presenza dell'OgreDoctor, anche se a libro paga CTO, non ci rassicura affatto.
OrcoRiccardo, che conosce la zona, ha pietà di noi e alla congiunzione del sentiero nr.61 giriamo decisamente a sinistra per percorrere un tratto boschivo in salita ed incrociare, alfine, una strada asfaltata che ci conduce senza danni alla frazione di Tetti dei Piloni Bassi.
Mi avevano accennato che i sentieri della collina sono un labirinto di sentieri umidi, fangosi e a tratti tecnici. Non posso fare altro che confermare quanto descrittomi. Questa di oggi è solo un assaggino ed i cartelli che parlano della Grande Traversata Collina Torinese GTC fanno sognare quel piccolo GoblinBike che è in me.
La discesa la pedaliamo sul comune di San Mauro per i sentieri del Parco del Meisino, che ci portano, costeggiando il PO, alla confluenza della Dora Riparia dove abbiamo lasciato i mezzi.


Sessione Trail  Sassi-Superga discesa sentiero nr.28
Dal racconto dell'OrcoSmigol

Il ritrovo è fissato per le ore 13.00 al parcheggio della partenza della stazione tranviaria a dentiera Sassi-Superga(To).
Presenti OrcoMamy e OrcoSmigol che finalmente si conoscono di persona e non solo tramite Whatsapp e altre vie tecnologiche/informatiche ( leggi blog e tracce gps) .
Si parte subito in salita con 1,5 km di asfalto per scaldarsi ed iniziare con fiumi di parole e di racconti, aneddoti, domande, curiosità e condivisioni di gioie e dolori; ricordo ai più che OrcoMamy ha affrontato il gelo del Tor des Geants 2015 e il sottoscritto il diluvio del Magredi e ce n'è da raccontare!!! E poi inizia il sentiero nr.28 nascosto dietro il recinto di una casa, è il mio preferito.
Il sentiero nr.28 sale senza troppi giri con quattro strappi. Si corre e si sale su un tappeto di foglie colorate con 10 gradi sopra lo zero ed un cielo sereno. Qualcuno passeggia, qualche biker scende.
Lei la timida, la maestosa Basilica di Superga, si nasconde e si concede solo in alcuni scorci e ti guarda e ti aspetta. Si taglia dritto per la pista di DownHill. Qualche tratto pianeggiante per rifiatare, un po' di fango e via si sale per arrivare a due rampe di scale ( l'uscita della stazioncina). Ancora un po' di asfalto ed eccola li che splende, baciata dal sole che domina Torino e guarda l'arco alpino raggiunta in un ragguardevole tempo di 46'.
Oggi si vede tutto dal Monviso al massiccio del Gran Paradiso e sotto; la Mole Antonelliana, il Po, ahimè i nuovi grattacieli. A sorpresa, sul piazzale di Superga, ci raggiunge OrcoFabry arrivato tardi all'appuntamento. Dopo i convenevoli, si scende insieme per il solito sentiero nr.28. La discesa é a tratti tecnica ma non ferma le nostre gambe e le nostre lingue.
Nascono progetti per Trail Autogestiti verso Cocconato, Castelnuovo Don Bosco. A casa ci si promette di andare a leggere  l'articolo di Orcomamy su Gulliver. Ma poi mi viene in mente, anche, che a Cocconato si può far tappa alla trattoria del ponte a mangiare gli agnolotti al tovagliolo, bella sosta prima di proseguire per il giro da 70 km con 2300D+ ( ipse dixit).

Si arriva al piazzale della stazione Sassi-Siperga in un ora e mezza e OrcoFabry prosegue di corsa il suo ritorno a casa.
Come al solito siamo una bella compagnia, si corre insieme sempre volentieri.
Alla fine siamo Orchi e oltre le gambe c'è di più. O come dice OrcoCamola siamo Orchi e oltre le zampe c'è di più !!!!