mercoledì 30 aprile 2014

Trail autogestito tra mare e cielo Parco naturale dell'Esterel Cannes(Francia) 25 Aprile 2014

Dal racconto dell'OgreExtreme

Ogni occasione è buona per consumare le suole delle scarpe da corsa e così anche nel lungo ponte tra Pasqua e il 25 aprile riesco a sfruttare il soggiorno al mare con la famiglia nel migliore dei modi. Siamo alloggiati a Mandelieu-La Napoule ovvero ai piedi del massiccio dell’Esterel e anche a lato della famosa città di Cannes, luogo mondano di portata mondiale, ma per me è ben più importante la vicinanza all’Esterel.

Conosco il parco discretamente bene per aver partecipato nel 2010 alla 4^ edizione del Trail Balcon d’Azur e per altri soggiorni  che mi hanno dato l’opportunità di percorrere le numerose piste forestali e i single track di quest’area protetta.

Così anche in questi giorni “marinari” per non perdere le consuetudini sveglia alle sei e alle sei e trenta si parte di corsa per godere dell’aria fresca, dei profumi intensi della primavera e dei colori dell’alba che rendono unico questo angolo di costa Azzurra.

Valloni, piccole gorges, creste panoramiche. Salite lunghe ma dislivelli contenuti, mai brutali, solo qualche strappo affatica oltre modo le gambe, ma la successiva discesa permette un facile e immediato recupero. I chilometri scorrono via velocemente con una piacevole alternanza di salite, discese e se si vuole anche di brevissime arrampicate sulle guglie rossastre che contornano il col du Monge.
Senza meta e senza nessun programma per quattro giorni ripeto questo rituale. La mente  libera e le gambe leggere mi permettono di assaporare appieno il solo piacere del gesto della corsa tra mare e cielo.
C’est le plaisir, c’est le trail running .

domenica 27 aprile 2014

SciAlpinismo Punta Giordani 4046 slm Gruppo Monte Rosa 26 Aprile 2014

Foto Scialpinismo Punta Giordani 4046 slm

Dal racconto dell'OrcoIng

Bella giornata alla Punta Giordani.
Siamo nel regno del Monte Rosa , gia’ percorso in lungo e il largo da moltissimi anni.
Infatti questo è il paradiso dei ghiacciai abbordabili facilmente da quasi tutti gli utenti.
Anni fa si parlava solo di alpinismo facile o escursioni in ambiente glaciale  addirittura fino alla vetta Italiana del Rosa, quella Punta Gnifetti posta a 4550, meta agognata dagli escursionisti di tutta Europa.
Oggi, con l’evolversi dello scialpinismo e della attrezzatura sempre più performante e leggera, il Monte Rosa, almeno il versante aostano, è diventato il teatro di un numero incredibile di gite tutte sopra i 4000 mt, cosa irripetibile in qualunque altro gruppo montuoso europeo.
E sicuramente ha collaborato moltissimo a diffondere  la pratica dello scialpinismo a queste quote la costruzione della nuova funivia   che dal Passo dei Salati posto a quota 2980 mt  permette di raggiungere lo sperone roccioso  posto ad Ovest della Vecchia Punta Indren raggiungibile precedentemente solo da Alagna con una obsoleta  cabina.

Siamo a 3250 mt sul versante di Gressoney sul ghiacciaio del Lys. Una serie di 3 impianti velocissimi ci  spara da Gressoney Stafal , quota 1800, alla nuova Indren , di cui l’ultimo tratto con una mega cabina da almeno 80 posti, che scavalca velocemente lo Stolemberg. Fino a qualche anno fa, solo l’attraversamento dello Stolemberg richiedeva almeno  1h 30’ - 2 h  e facendo anche attenzione.
Oggi in 10 ‘ ci ritroviamo a quota 3280 , giusto sotto la Piramid Vincent.
Sono le 10 del mattino che sarebbe giusto l’ora di girare gli sci e tornare a valle. Ma il meteo favorevole almeno fino alle prime ore pomeridiane, il sole e vicinanza della Giordani ci permette anche queste partenza da turisti per caso. Però la quota dei 3500 metri si fa sentire  e soprattutto il velocissimo arroccamento con  mezzi meccanici non permetto un giusto acclimatamento.
Difatti anche se la Punta Giordani è proprio sopra di noi dobbiamo procedere lentamente  controllando la frequenza cardiaca.
Sono con noi sullo scivolo glaciale invero decisamente facile almeno altre 50 persone, per la stragrande maggioranza giovani, e con una discreta presenza di ragazze.
Alla quota di circa 3900 metri si erge sopra di noi  lo scivolo glaciale delle Vincent, percorribile sia sulla cresta ovest sia sulla cresta Est che è poi la diretta continuazione della  famosa  Cresta del Soldato  fino alla Giordani.

Noi oggi tiriamo diritti per lo scivolo  della parete Sud fino alla  Giordani anche per l’ora tardi.
La nece comincia ad indurirsi e ci consiglia di  metter i Rampant, comunque senza alcuna difficoltà e con un po’ di fiatone  in circa 2 h 30’ raggiungiamo la vetta rocciosa in mezzo ad un gruppo di giovani che sia per la quota e un po per l’adrenalina in corpo riescono a fare un baccano infernale.
Breve sosta, panorama mozzafiato  su tutta la catena alpina.
Comincia ad arrivare qualche strascico della prossima perturbazione in agguato, occorre sbrigarci, ci attende una incredibile discesa di  2200 metri!
Difatti, superata la prima parte della parete con neve un po’ grottoluta, raggiungiamo velocemente e su ottima neve la stazione di arrivo della funivia, che lasciamo alla nostra sinistra  per proseguire  verso Ovest ed imboccare il canalino dell’Aquila, già meta di molte discese in vite precedenti.
Tutta la traccia è stata palinata e scendiamo fino a raccordarci con le piste di discesa dal rif Mantova. E qui, sorpresa, incrociamo  una torma di scialpinisti in discesa dagli altri itinerari in quota, Gnifetti, Balmenhorn, Gnifetti, Corno Nero,  Parrot etc..
Canalino stretto e con enormi voragini al posto delle cunette ma in breve  percorrendo tutta la gola terminale, raggiungiamo  il Gabiet.
Il buon senso e l’età consigliamo di evitare il canalino di destra e prendere la pista da sci sicuramente innevata . Veloce discesa anche nella parte terminale dove ormai la neve latita  sotto questo sole. Ma noi oggi arriviamo alla macchina sci ai piedi. Sembra passata un’eternità ma impieghiamo  1h 30 ‘ a scendere dalla cima.
Oggi tutto è stato facile  ma con ghiaccio e seracchi aperti cambia radicalmente tutto.


giovedì 24 aprile 2014

Bike&Trail Bici MTB Rivalta(To)-colle del Cro(To) & Trail Autogestito Monte Freidour(To) 23 Aprile 2014


Foto Bike&Trail Freidour

Ovvero un mezzo IronMan quasi.

Dal racconto dell'OrcoPinoR

Premessa - le Carte Fraternali Editore con CD allegato
Di questo strumento del diavolo si nutre il nostro OgreDoctor.

Preludio - L'idea
Fatta presente la premessa, in una imprecisabile notte di un qualsivoglia giorno, mentre fuori urlava il vento e fischiava la bufera, il nostro OgreDoctor partorisce, forse in un momento etilico o in debito di sonno, l'idea di un nuovo percorso misto tra Bicicletta e Trail


Le Sessioni 
1-Sessione partenza in bici Mtb da Rivalta ed arrivo al colle del Cro nel comune di S.Pietro Val Lemina(To) 40km 1000D+
2-Sessione Nuoto (ma dove !!!?)
3-Sessione Trail autogestito del Monte Freidour 27km 1400D+
4-Sessione Bici ritorno dal colle del Cro(To) a Rivalta(To) 40km

Prima Sessione Bici MTB Rivalta(To) - colle del Cro S.Pietro in Val Lemina(To) 
Racconto OrcoPinoR
- 40km 1000D+ media 11km/h


Alle 7.30 a.m. del 23 Aprile 2014, eccoci con i quattro Orchi a Rivalta(To) pronti a partire; OgreDoctor, OrcoPolare, OrcoLucaM, OrcoPinoR.
La giornata si prospetta meteorologicamente splendida e fresca. Inforchiamo  le bici precisamente alle 7.45, allegramente ed a un ritmo blando pedaliamo con le nostre MTB per i comuni di Bruino(To), Piossasco(To) , Cumiana(To).
Proprio nel comune di Cumiana(To) il primo inconveniente, L'OrcoLucaM decide di seguire la ciclabile che porta a Pinerolo(To) cosi che il gruppo si sfalda per poi riunirsi, senza inconvenienti, nel centro della Pinerolo Cavallerizza.
Passato il comune di S.Pietro in Val Lemina(To) un bivio, sempre su asfalto, ci porta nel vallone del Gran Dubbione. Adesso il dislivello si fà impegnativo.
Termina il tratto asfaltato e su una sconnessa e fangosissima, impervia e ripida strada ci portiamo verso il rifugio Fraita. Un misconosciuto luogo ai più, ma meta a quanto pare di scialpinisti e cicloamatori della zona.
Colle Lubè, qui si contempla il secondo inconveniente, in pendenze importanti sento dietro di me cambiare velocemente le marce; ...clang ... clang... e dopo un tonfo sordo sul fango. La catena di S.Antonio è rotta.
In pratica l'OgreDoctor in un errato cambio di marcia, grazie ai suoi potenti muscoli femorali, ha rotto la catena della sua MTB stumpJumper Specialized.
Nessuno di noi ha portato lo smagliacatene, i mezzi meccanici per Gli Orchi sono strana cosa.
Siamo all Colle Lubè e mancano circa 4km al colle del Cro dove dovremmo lasciare le bici per la seconda sessione.
Bici in mano procediamo a passo d'Orco fino al colle del Cro 1200 slm, dove arriviamo alle 11.30.
Parcheggiamo le bici a casa dei suoceri dell'OgreDoctor. Velocemente come dei veri Triathleti ci cambiamo per la sessione Trail; un piccolo panino, le borracce riempite e si parte per il colle del Besso quota 1466 slm.


Seconda Sessione Nuoto Torrente Lemina
Non è stato possibile fare la sessione in acque libere poichè dalle cartine Fraternali non abbiamo capito che qui nasceva il torrente Lemina.
Il tuffo però è stato tentato, ma la sessione è da ritenersi non valida.



Terza Sessione Trail autogestito del Monte Freidour
-27km 1500D+

-Partenza colle del Cro 1200 slm ore 11.45
-Colle del Besso 1460 slm
-Pian Benne  800 slm
-Colle Aragno Ovest  1300 slm
-Monte Freidour    1445 slm
-Rifugio Mellano   1064 slm
-Arrivo colle del Cro ore 18.00

Dal racconto dell'OgreDoctor
Dopo la prima sessione di MTB le gambe stentano a carburare. Procediamo al passo e nei tratti in piano accenniamo una leggera corsetta (il ritmo sarà lento, da ultramaratoneti, per tutta la sessione di trail). Ci dirigiamo verso il Colle di Pra l'Abbà che canniamo clamorosamente scambiandolo per il Colle Colletto, circa 100 metri più basso. Poco male con l'aiuto del fido Garmin Oregon 650 ritroviamo la traccia al Colle Ceresera. Da qui il cammino procede spedito e senza intoppi su una strada sterrata perfettamente ciclabile fino al Colle del Besso, la nostra cima Coppi con i suoi 1600 metri di altezza. Alla nostra sinistra vediamo o meglio intravediamo l'Aquila di Giaveno coperta da una fitta nuvolaglia che minaccia pioggia.
L'ambiente è selvaggio, di gente in giro nemmeno l'ombra. E' mercoledì e per quanto sia un periodo di ponti è pur sempre un giorno infrasettimanale. Prima di arrivare sul colle incontriamo una vecchia roulotte utilizzata dai boscaioli per pernottare in quota. Incontreremo sul percorso numerosi boscaioli con trattori stracarichi di legname appena tagliata. Scendiamo dal colle per un sentiero ben segnato attraverso il Colle dell'Asino fino alle Case Mertera. Qualche difficoltà nel reperimento del sentiero che tracciato sulle mappe ogni tanto si discosta dalla realtà, complice in alcuni punti una cattiva ricezione del satellite.Tra Garmin e smartphone alla fine riusciamo sempre a cavarcela in qualche modo.
Girovagando per sentieri e strade forestali di cui questa zona è ricchissima perdiamo quota fino a Pian Benne, il punto più basso del giro con i suoi 800 metri.
Questa parte del trail, in verità un po' anonima, ha messo a dura prova la nostra resistenza fisica e mentale. Le ore di marcia-corsa sommate a quelle percorse in bicicletta cominciano a pesare e il malumore serpeggia nel gruppo, anche per la preoccupazione di cosa raccontare alle consorti per giustificare il clamoroso ritardo.

Nel dubbio meglio dare la colpa a OgreDoctor! Sigh!
Finalmente risaliamo in direzione del Colle Aragno Ovest. La pendenza ora non scherza. Daltra parte il dislivello previsto era di circa 1800 e fino a quel momento ne avevamo macinato poco più di 700. Il dislivello finale segnato dai nostri Garmin sarà di circa 1500 metri; quello calcolato dalla mappa era di circa 2000 (misteri del gps e dei satelliti). Forse i continui saliscendi e le zone poco coperte dal segnale non hanno consentito un corretto rilevamento delle quote.

Arrivati in cima al Colle Aragno Ovest la vista spazia sul vicino Monte Tre Denti (alla nostra sinistra) e sul Monte Freidur (1452 metri) sulla cui cima si può ammirare un monumento ai caduti della RAF. Qualche breve attimo per foto di rito e per dissetarci e poi giù verso Casa Canada o Rif. Melano, passando per il colle Sperina. Il Melano situato subito sotto la famosissima Rocca Sbarua ha il notevole pregio di essere aperto tutto l'anno e pur essendo ormai le cinque del pomeriggio, non potevamo non concederci una stra meritata birra media. Molto suggestiva questa parte del giro con qualche tratto in cresta (mai pericolosa) nel tratto dal colle Aragno al Freidur.
Ormai siamo al termine della sessione trail e arrivati al Colle Ciardonet imbocchiamo la strada per il Colle del Cro passando per la borgata Dairin.

Il pensiero non può che andare alle modalità del ritorno:
bicicletta in discesa fino a Pinerolo (la pendenza della strada dal Colle del Cro fino a San Pietro Val Lemmina è tale per cui è praticamente inutile pedalare) e poi giunti a Pinerolo con un po' di spinta arrivare fino a Bike Cafè con la speranza di trovarlo aperto e poter riparare la catena
chiedere aiuto alla mogliettina dopo essere arrivato a Pinerolo (per la cronaca cellulare spento)
L'idea di non riuscire a portare a termine un così bel giro vi confesso mi rugava parecchio!

Dal racconto dell'OrcoPinoR
Quarta Sessione Bici MTB Colle del Cro S.Pietro in Val Lemina(To)- Rivalta (To)
-40km media 22km/h
Le bici le troviamo cosi come le abbiamo lasciate, infangate e quella dell'OgreDoctor con la catena rotta.
Mentre ci cambiamo, OgreDoctor e suocero, cercano di riparare la catena con pinze a pappagallo, martelli ect,,,...il risultato è ottimo, la catena è stata ripristinata.
Ripartiamo affrontando le ripide discesa che dal colle del Cro portano a Talucco e da qui a S.Pietro
in Val Lemina.
Una sosta per il caffè al Bar Galup sotto i portici a Pinerolo, nel salotto buono della cittadina.
Arriviamo a Rivalta all 19.45... precisamente dopo  12 ore e 107 km di pseudo Triathlon.
Adesso arriverà il momento peggiore...vista l'ora...affrontare le rispettive partner tra le mure domestiche.

Ma stavolta è facile...colpa delle mappe su CD della Fraternali Editori.

domenica 13 aprile 2014

Maratona Alpina di Val Della Torre (To) 13 Aprile 2014

Foto Maratona Alpina di Valdellatorre 2014
Classifica Maratona Alpina di ValdellaTorre 2014


Edizione 2013
Edizione 2012
Edizione 2011
Edizione 2010
Edizione 2009
Edizione 2008

Dal racconto dell'OrcoAndreaT

Maratona Alpina di Val della Torre 2014, La mia prima 42Km. in montagna.
Avevo già corso la 22km. di Val Della Torre; quindi non restava che affrontare la 42km.
Mi sono preparato per alcuni mesi, e così eccomi allo start!
Conosco i luoghi ed i sentieri, ma affrontarli i questo modo, è stata un esperienza unica ed inaspettata.
Avevo il timore di aver azzardato, di non essere ancora pronto per una gara simile, ed invece mi sono ritrovato in un esperienza sportiva emozionante, avvolto da un mix di emozioni e sensazioni, che mi hanno accompagnato sino al traguardo in 7h50min.

La bellezza di correre in sentieri, pietraie, boschi, radure, neve, fango, ruscelli, che ti avvolgono e che ti accompagnano in questo viaggio, la melodia dello scorrere dei ruscelli, il profumo delle genziane e dei pini, fattori e/o attori che ti portano a raggiungere i tuoi limiti e a scoprire un energia psico-fisica inaspettata ma al tempo stesso naturale per l'avventura che stai vivendo.
Sensazioni uniche che insieme agli altri partecipanti, i tuoi compagni di questo viaggio, ti portano ad arrivare al traguardo con una gioia ed un felicità unica che non puoi scordare... e poi vorresti ricominciare per una nuova avventura analoga.
Questo è il bello di correre in montagna, questo è il bello della maratona alpina.

sabato 12 aprile 2014

24 ore di Torino 12 Aprile 2014

Foto 24 ore di Torino 2014
Classifiche 24 ore di Torino 2014
Sito 24 ore di Torino

Edizione 2013
Edizione 2012
Edizione 2011
Edizione 2010

Intervista semiseria all'OrcoNerio

D: Ciao Nerio, quest'anno quattro possibili scelte alla manifestazione organizzata da Giro D'Italia Run: la 24ore, la 100km, la staffetta, la 6ore...quale hai scelto.
R: Vista la mia non più tenera età ho partecipato alla 6 ore, occorre chiedere al fisico ciò che può dare.

D: Nella tua formidabile carriera quale delle 6ore ricordi meglio
R: Senz'altro quella del 2003 dove in 6ore ho macinato 72km 690 stabilendo il record mondiale di categoria

D:Dimenticavo per i nostri lettori in che anno sei nato.
R:Sono del 1944

D:Come hai concluso questa 6ore di oggi 12 Aprile 2014.
R:Bene sono soddisfatto ho percorso ben 50km 371m

D:Come hai preparato la gara dal punto di vista alimentare stamane.
R: Guarda, a questa domanda avrei sempre voluto rispondere cosi; mezzo chilo di pasta, 8 uova al tegamino, 4 scatole di fagioli Spagna ed un pintone di vino.

D: Molto divertente ma sia io che i nostri lettori non ci crediamo, sappiamo che sei un atleta anche a tavola.
 Hai utilizzato le strutture del Nebiolo per il dopo gara?
R: Preferisco pulirmi a casa, una bagno caldo con un'abbondante manciate di sale, ti sgrassa e ti rigenera.

Nerio complimenti per la tua gara per noi Orchi sei un esempio.



Ascensione Breitorn 4165 slm ValTournenche Cervinia(Ao) 11 Aprile 2014


Dal racconto di Heidi Alma Rrika
Era un da un po di tempo che pensavo di scalare una montagna di un certo impegno ed il Breithorn  mi sembrava la più indicata considerando anche  i rifugi e gli impianti sciistici da utilizzare come appoggio all'occorrenza.
Guardiamo le previsioni e telefoniamo a  rifugio delle guide del Cervino per precauzione. Ed eccoci, sveglia alle 3.20 a.m.,  partenza da casa alle 4.20 a.m. con arrivo  a Breuil-Cervinia alle 6.20 a.m.
Ho già i scarponi nei piedi pronta per partire mentre Bruno rimane a Cervinia, salirà più tardi con gli impianti.
Mi avvio sulle piste di sci direzione del colle Teodulo con l'obiettivo di arrivare al rifugio prima dei sciatori.

Quella poca neve che rimane è ghiacciata  e dopo mezzo km circa mi fermo a mettere i ramponi. Riparto ad un buon passo con il Cervino di fronte o a sinistra  a seconda dei tornanti.
Al plan Maison (2500 metri) lo vedo illuminarsi ed ecco i primi scatti fotografici.
Alle 9.00 sono al colle del Teodulo e  per fortuna non ho incontrato sciatori lungo il percorso, adesso la fatica si sente infatti è da un po che sentivo le gambe pesanti  e la sensazione di non andare avanti. Mangio qualcosa e riparto. Bruno mi starà aspettando a Plateau Rosà.

Al rifugio mangio di nuovo qualcosa e ripartiamo con Bruno
Questa volta camminiamo ai bordi della pista già piena di sciatori. Il passo e buono ma andiamo cauti per non intralciare gli sciatori ed anche per non rimanere investiti dagli stessi.
Dai 3800 slm  la pista e tutta nostra ma la fatica e l'alta quota iniziano a farsi sentire per entrambi.
Lo scenario che si apre davanti a noi ci fa dimenticare la stanchezza.

  Sono felice e non riesco a trattenere le lacrime

Cosi tanta bellezza... e noi li a poterla ammirare.
E' una frase che mi ripeto spesso, ma è ciò che provo, vorrei poter fermare il tempo.
Mi giro intorno a me stessa  e ringrazio il creato per tutto ciò che mi circonda e il fatto che io sia li con Bruno.

Affrontiamo la salita finale facendo molta fatica. ma alle 12.20 siamo al Breithorn Occidentale 4165.
In cima fa freddo e Bruno decide di non fare la cresta sommitale che porta al Breithorn centrale.
Facciamo una sosta breve per scattare qualche foto e ci avviamo sulla strada del ritorno.
Non fa più freddo come in cima e siamo sempre fermi a guardarci intorno ed a cercare di identificare le vette.
Tutta la catena delle Alpi da incorniciare. Scendiamo al Plateau Rosà e da li sfrutto anche io gli impianti per la discesa.


venerdì 11 aprile 2014

SciAlpinismo Rocca Dell'Abisso Limone Piemonte(Cn) 10 Aprile 2014


Foto Scialpinismo Rocca dell'Abisso

Dal racconto dell'Orcoing

quota di partenza:   mt  1370
quota vetta (m): 2755
dislivello complessivo (m): 1400
difficoltà: BS :: [scala difficolta]
esposizione preval. in discesa: Nord-Est
località partenza: Limonetto (Limone Piemonte, CN)

Abbiamo programmato da alcuni giorni una gita  scialpinistica in mezza settimana.
Giovedi bel tempo, ma questa non è una novità, alta pressione da parecchi giorni.
Mariniamo il lavoro o quello che rimane di esso.
Quindi tre vecchietti, età complessiva  188 anni, ma purtroppo vinco sempre io,  si dirigono di buon mattino a Mondovi
Fanno parte della allegra brigata Ugo di Genova, Prati ed il sottoscritto. Alle 8,30 ritrovo al piazzale degli impianti di Limonetto a quota 1370 mt tra un bel po di macchine. Ma scopriamo che oggi gli impianti di Limonetto sono riservati alla gara sociale degli addetti al servizio.
Perfetto, risaliamo velocemente la pista da discesa perfettamente battuta e tracciata  con le porte da slalom, per entrare nel profondo vallone   e lambire così alcune baite o piccoli agglomerati, cascina Soprana, cascina Brunda, e risalendo  praticamente tutto il Rio Prati Della Chiesa fino sotto i pendii della Punta Bussaia a quota 2080m. Sul fondo del vallone si distinguono la cresta di confine con l’ultimo forte della Cinta di difesa , Fort de Jaure posto sulla sella a quota 2253, e  la grande strada militare che raggiunge tutte le fortificazioni, con il Fort Pernante ed il Fort Central appena sopra il colle di Tenda con la sua tortuosissima strada  che precipita ormai in territorio francese verso  Tende nella Val Roja.
Terra di scontri, terre profondamente italiane che abbiamo  ceduto a seguito dell’Armistizio del 45 ma anche terre battute  dalla grande corsa transfrontaliera della Cromagnon che praticamente tocca tutta la cinta fortificata citata. Mi sovviene un ricordo della corsa, superare tutti i forti è già una faticaccia e occorrono ore e forti dislivelli da Limone, salvo poi scoprire che era appena l’antipasto..
Meglio lasciare scivolare gli sci. Sotto la cresta di confine finalmente si apre la valle terminale  praticamente sospesa  che lambisce la parete Nord della Rocca dell’Abisso. Con un lungo percorso si arriva finalmente sotto il canale  che ci adduce velocemente sulla  dorsale di cresta. Qui il pendio si fa decisamente più ripido ed è meglio mettere i coltelli anche perché la neve presenta uno strato superficiale  che impedisce aderenza alle pelli. Finalmente il colle ma oggi tutto è cambiato, una enorme quantità di neve ha praticamente cancellato  il profondo intaglio, tanto da presentare una pendenza costante.
Di qui in avanti la dorsale si fa via via più ampia fino all’ultimo risalto ed alla antenna di sommità.
Tempo circa 3 h 15’ che a noi pare ottimo salvo poi scoprire che  il giovane che ci raggiunge in cima ha impiegato circa 2 ore.. Beh ma potrebbe essere nostro figlio…..
Discesa veloce in circa 50 minuti, su neve molto mutevole ma generalmente buona e di discreta consistenza fino al vallone finale dove si trasforma in  una strana   pappa  letteralmente  distrutta dal caldo della giornata. In tutto 4 ore 30’ di gita


martedì 8 aprile 2014

SciAlpinismo Gran Paradiso 4061 slm (Ao) 6 Aprile 2014


Dal racconto dell'OgreExtreme

Gran Paradiso 4061 mt. Dislivello positivo di 2100 metri e sviluppo totale del percorso di 10 km. Solo questi numeri sono sufficienti per far sognare chi ama salire in montagna affrontando e mettendosi alla prova su percorsi impegnativi ma al tempo stesso gratificanti.
Attratto da sempre da questa montagna, salita svariate volte, l’idea di ritornarci è sempre lì, pronta dietro l’angolo, così è bastato un attimo venerdì pomeriggio, quasi per caso leggendo una relazione sul sito web di scialpinismo Gulliver, che l’idea si materializzasse di nuovo. Un “Granpa” dalla normale per il ghiacciaio di Laveciau con gli sci in giornata da Pont. Ne viene fuori un bel doppio chilometro verticale, niente di meglio per testare lo stato di forma in vista delle salite estive, che quest’anno come obbiettivo prenderanno il posto di quasi tutte le gare di trail da adesso sino ad ottobre.
Detto fatto. Domenica mattina, anzi notte, sveglia alle due trenta, rapida colazione e via in macchina direzione Pont Valsavaranche. Arrivo che è ancora notte; il tempo di rilassarsi e dormicchiare qualche decina di minuti in modo da iniziare la salita con le prime luci dell’alba.
Alle sei e trenta parto dal parcheggio, il lungo tratto pianeggiante che conduce all’inizio del sentiero per il rifugio Vittorio Emanuele è ancora innevato e una perfetta battitura per le piste da fondo mi consente, correndo, di arrivare velocemente dove inizia la salita vera e propria.

Calzo gli sci e via. Il ritmo è subito discreto. Il sentiero ricoperto di neve ghiacciata molto dura richiede attenzione. Nel tratto più esposto sopra il canalone non indugio: tolti gli sci calzo i ramponi e proseguo così sino al vallone che precede il rifugio. Qui nuovo cambio di assetto. Messi gli sci proseguo ora su traccia molto veloce verso la morena e il ghiacciaio. Il rigelo è ottimale e in breve mi ritrovo a raggiungere i numerosi gruppi partiti direttamente dal rifugio.
La traccia sale ora con ripide inversioni sino a raggiungere la “schiena d’asino” punto di giunzione tra la salita normale e quella che proviene dal rifugio Chabod e che percorre gli ampi ghiacciai posti sotto la parete nord del Gran Paradiso. Siamo a 3800 metri di fronte solo più la Becca di Moncorvè  e a lato la ripida rampa glaciale che immette sul pendio sommitale. La presenza di ghiaccio vivo richiede un minimo di attenzione nel superamento di alcuni tratti, ma con i ramponi la sicurezza è totale e ci si può permettere anche una discreta andatura considerando l’altezza.

Alzo lo sguardo e la vetta sembra ormai lì, ma 1900 metri di dislivello e la quota ora nelle gambe si sentono tutti. Stringo i denti, duecento metri e arrivo alla terminale, ben chiusa, l’ultima ripida rampa e sono alle roccette che sostengono il castello granitico su cui è posta la statua della Madonnina che indentifica la vetta alpinistica (in realtà la vera vetta dista alcune decine di metri ed è raggiungibile con una delicata traversata molto affilata su cresta nevosa).
Un traffico cittadino, con corde che si intrecciano e zaini e picche che si incastrano danno più l’idea di essere in un negozio di materiale alpinistico che in vetta ad un 4000.
Poco male, mi metto in disparte su un gradinetto roccioso e mi rilasso qualche minuto, il tempo di scattare due fotografie, e mi preparo per la discesa in modo da precedere quasi del tutto gli skialper che sono sul percorso e potermi godere in solitudine gli ampi spazi di “farinella” ancora intonsa che ricoprono i pendii superiori del ghiacciaio..
Così mi lancio in discesa: cento, cinquecento, mille metri di discesa entusiasmante sino allo sbocco della morena sopra il rifugio.
Il dopo è un arrangiarsi tra neve indurita, crostosa e sfondosa a secondo del versante di esposizione; arrivo nel tratto finale  del sentiero proprio nel momento che l’elisoccorso sta operando per recuperare un “ciaspolatore” scivolato nel canalone a lato del sentiero. Con attenzione percorro gli ultimi tornanti sino alla pista di fondo che in breve mi riporta alla fine della breve ma intensa avventura odierna.

giovedì 3 aprile 2014

SciAlpinismo Chamonix (Francia) 25-28 Marzo 2014


Dal racconto dell'OgreExtreme
Fine agosto 2013. Sono a Chamonix per la TDS. Terminata la gara, trascorro un giorno a godermi l’atmosfera tipica e unica di questa località francese ai piedi del monte Bianco.
I pensieri volano già alla prossima stagione, chissà quando riuscirò a tornarci, anzi mentre passeggio per la via centrale ci penso bene: potessi prenderei casa qui.
La scusa valida per trascorrere a Chamonix alcuni giorni si presenta quando mio figlio Luca mi manifesta il desiderio di andare a fare qualche gita scialpinistica al di fuori delle solite vallate Torinesi. Niente di meglio che qualche classica sulle Aiguille Rouges o nel bacino dell’Argentiere o la famosa traversata della Vallèe Blanche magari con qualche divagazione sui bei pendii che conducono verso la Vierge o i Marbrèe.
Arriviamo a Chamonix il martedì; la giornata nonostante le previsioni pessime è meglio del previsto; il primo giorno ci regaliamo così una discesa classica, facile, di ambientamento. Saliamo al col du Belvedere sopra il Lac Blanc proprio di fronte al Dru, alla Verte, siamo nel settore orientale delle Aiguilles Rouges splendido balcone panoramico sul Bianco.

La neve abbondante caduta nel week end precedente al nostro arrivo e la temperatura ancora relativamente fredda ci permette una sciata spettacolare,  e se il buongiorno si vede dal mattino!
Mercoledì mattina. Uno sguardo fugace dalla finestra, le nuvole che corrono veloci e velano il cielo. La cresta Midì-Plan è già avvolta nella tormenta. Le previsioni si sono avverate, la perturbazione è in arrivo.
Veloci ci prepariamo e alle otto e trenta siamo già nel parcheggio di Argentiere; il tempo qui sembra migliore, ma quanto durerà. Prendiamo una delle prime “benne” e in breve facciamo un salto all’insù di 2000 metri: siamo al Gran Montets.
Di qui rapida discesa e arriviamo sul piatto ghiacciaio di Argentiere.
Le nuvole arrivano, scappano, ritornano, ma il sole comunque è ben presente e il col du Chardonnet con il suo percorso facile e intuitivo ci permette di goderci appieno la salita sino ai 3300. Il tempo di arrivare e togliere le pelli e le nuvole sempre più dense, accompagnate da sferzate di vento gelide, portano i primi rovesci di neve.
La discesa si svolge così in un ambiente surreale. Le nuvole giocano con I pinnacoli rocciosi dell’aig du Chardonnet e dell’Argentiere e noi nella farina più soffice, sotto una leggera nevicata, scendiamo i 600 metri che ci riportano sul ghiacciaio. Ora non rimane che spingere in piano per attraversarlo e guadagnare la sponda destra idrografica del ghiacciaio che tra seracchi e morene conduce velocemente al lungo pistone che ci riporta al paese.

Mentre rientriamo a Chamonix una breve schiarita ci permette di vedere l’Aiguille du Midi punto di partenza della traversata del Bianco. Domani, tempo permettendo saliremo ai 3841 della vetta, anche questa volta comodamente con la funivia.
Il meteo dovrebbe consentirci di affrontare la discesa con tempo discreto almeno sino a mezzogiorno. Così velocemente giovedì mattina siamo in vetta alla Midì; scendiamo la cresta attrezzata e molto affollata che conduce al piano dove calzati gli sci  iniziamo su neve da sogno la nostra discesa sino sotto la Vierge e i Marbrèe sul Glacier du Geant. L’idea, a questo punto è quella di risalirlo con le pelli in modo da completare così con un tratto scialpinistico questa traversata e dopo scendere sino a Chamonix.
Il meteo sembra reggere, così velocemente cambiamo assetto e iniziamo la risalita. Purtroppo altrettanto velocemente il tempo peggiora; in quota dal versante Brenva arrivano nuvoloni minacciosi e in poco tempo anche la zona del Tacul - Dente del Gigante è nella nebbia.

A questo punto non ci resta che togliere le pelli e affrontare la lunga discesa che ci riporterà a Chamonix. Il percorso, anche dopo il ghiacciaio della Mer de Glace, è ancora quasi tutto innevato e solo due brevi tratti a piedi sulla strada di rientro su Chamonix ci obbligano a togliere gli sci.
Arriviamo comunque stanchi ma appagati. Rientrando al nostro residence il mio occhio cade sul vertical di Chamonix. Sono solo le 14 e 30 così ne approfitto, arrivo a casa e velocemente mi cambio: lascio gli scarponi e infilate le scarpette si parte a correre su per questo muro a tornanti stretti che conducono alla stazione intermedia del Brevent. La neve e il ghiaccio mi obbligano a fermarmi dopo 600 metri di dislivello, comunque sufficienti per farmi capire la durezza di questo percorso che quest’anno sarà prova del campionato del mondo di Kv.
Per l’ultimo giorno disponibile l’idea sarebbe stata quella di andare al col Crochues nel settore centrale dell’Aiguilles Rouges; purtroppo il gran caldo già in mattinata e il mancato rigelo della notte sotto i 2500 metri fanno si che dalle pareti laterali che portano al colle numerose colate di neve si siano staccate e altre pericolosamente incombano su di noi. Saliamo 200 metri e all’ennesima scarica di neve marcia dalla parete che ci sovrasta decidiamo che è meglio scendere chiudendo in bellezza i nostri  4 giorni con una bella sciata su pista sino alla Flegere.