mercoledì 3 luglio 2013

UltraMarathon 50km Pistoia Abetone (Pt) 30 Giugno 2013

Foto Pistoia Abetone 2013
Classifica Pistoia Abetone 2013
Sito Pistoia Abetone

Dai Racconti OrcoJoak, OrcoCamola, OrcoPaolo
... Inizia l'OrcoJoack

“Allora, vi ho portato in un bel posto o no?”.
  
È l’ultimo sabato di giugno e tre orchi, Camola, Paolo e Joack, sono partiti di buon’ora alla volta di Pistoia per la loro prima Pistoia-Abetone.
Nonostante le prime partenze di vacanzieri, il traffico è scorrevole e giungiamo facilmente a destinazione, ben idratati (*),  giusto per ora di pranzo, quando l’appetito inizia a farsi sentire.
Siamo in Toscana, giusto? E allora cosa c’è di meglio di una bella fiorentina? (sto parlando della bistecca, ovviamente…).
Così io e Andrea ci sbraniamo una bella bisteccona ben cotta innaffiandola con un fresco rosso della zona, mentre Paolo, ligio alle raccomandazioni di OgreDoctor, si limita ad un piatto di pasta e una birretta chiara.
Il pomeriggio libero da impegni ci permette di fare un bel giro turistico sulle colline intorno a Pistoia e così arriviamo a Vinci, paese natale di Leonardo (il genio).
“Allora, vi ho portato in un bel posto o no?”.
Vinci è un bellissimo paesino arroccato su una collina dalla quale si domina tutta la valle verso Firenze.
Tutto ricorda il grande Leonardo: il museo, le installazioni scultoree, la chiesetta, i negozi di souvenir.
Questa gita fuori programma è stata proprio una bella sorpresa che ci ha messo tutti di ottimo umore.

Lo sparo arriva puntuale alle 7 e30 ad annunciare la partenza della gara.
Nelle lunghe sere d’inverno abbiamo passato molto tempo ad elaborare la migliore strategia di gara: percorso, altimetria, pendenza, ritmo…
Alla fine abbiamo deciso unanimi: ognuno col suo passo, ci vediamo all’arrivo!

Il primo tratto di 4, 5 km è quasi in piano rispetto a ciò che ci aspetta dopo. Partiamo con un buon ritmo, adeguato al tipo di gara che abbiamo di fronte.
Arrivati alla frazione di Piazza inizia il primo strappo verso Le Piastre.
Si tratta di una salita tosta (di 9 km) con diversi tornanti che ci porta fino al 14mo kilometro e che facciamo di buona lena facendoci ben sperare per i kilometri che verranno.

Dopo Le Piastre la strada corre veloce lungo la valle del Reno per altri 4, 5 kilometri per poi ricominciare a salire verso il passo dell’Oppio.
Io e OrcoCamola procediamo insieme fino verso il 23mo kilometro, poi a me arriva la prima crisi. Dico ad Andrea: “vai, io procedo come posso”.
Paolo è appena più indietro. Al 26mo kilometro inizia una discesa verso la frazione San Marcello e poi La Lima ma non riesco ad approfittare di questo vantaggio perché la crisi, che pensavo temporanea, mi accompagnerà, a fasi alterne, fino al traguardo.
La Lima: che strano nome per un paesino. Mi fermo al ristoro, per respirare un po’, idratarmi e cercare le energie residue per lo strappo finale.
Un corridore mi chiede: “Come va? Dura?” Rispondo: “Per me è la prima volta, abbastanza bene, ma veramente dura”.
In tutta risposta: “ Bene, allora fatti il segno della croce, perché è da qui che comincia la gara!”
Come da qui? E i 33 kilometri fatti per arrivare fin qui e che mi hanno già prosciugato le energie?
Lui mi indica un grande muraglione molto più in alto e dice: “lo vedi quello? È un tornante. C’è ne sono 9 così”.
Il tratto dalla Lima all’Abetone è una lunga e FEROCE salita di 17 kilometri che non ti da nessuna tregua e soprattutto non ti lascia scuse: o soffri fino al traguardo o rinunci. Mi torna in mente il titolo di un libro che ho appena finito di leggere (Correre o morire).
Riparto quasi rassegnato e inizio ad arrancare. I dolori agli adduttori mi costringono ad alternare sempre più frequentemente tratti di corsa a tratti di cammino.
Pian piano i kilometri passano. Al kilometro  42,195 c’è il pallone della maratona. E pensare che fino all’ultima volta questo era stato il mio limite ultimo.
Arrivo ad un ristoro. Non so più cosa bere o mangiare per ritrovare un pò d’energia. Cerco dei sali ma il tavolo è pieno di bicchierini con liquidi di colore giallastro tutti uguali. Non volevo bere altra aranciata e allora chiedo: “Sali?”.
Mi risponde un volontario con tipico accento toscano indicando un bicchiere: “Si, si sali”.
“Po’ se ne vo’ ancora, su di li, te tu vedi come sali!” indicandomi il resto della salita per l’Abetone.
Non sapevo più se ridere o inc…..
Gli ultimi kilometri sono stati una vera sofferenza, inutile nasconderlo. Il paesaggio è magnifico, si passa attraverso grandi boschi di faggi e abeti
e la temperatura e fresca. Ciononostante la fatica è tremenda. E quando, dopo il 48mo kilometro la strada finalmente riduce la pendenza facendomi capire che si avvicinava la sommità del passo, più che la gioia ti prende quasi la rabbia: vorresti accelerare, recuperare qualche secondo, finire la gara all’attacco, ma… nulla, ogni richiamo cade nel vuoto, il fisico non risponde più.
Tagliato il traguardo finalmente la tensione si stempera, ma ci va un po’ prima di gioire per l’impresa appena conclusa.
Un pulmino mi porta alla piscina coperta per la doccia e ritrovo Andrea. Di li a poco arriva anche Paolo, anche lui provato.
Nell’autobus che ci riporta a Pistoia inevitabilmente si parla della gara appena conclusa, scambiando commenti e impressioni con gli altri runners, condividendo le fatiche e le difficoltà che ci hanno accomunato per tutta la gara.
E pian piano ritroviamo il sorriso certi che domani, quando la fatica sarà svanita, rimarrà la soddisfazione di avercela fatta ancora una volta.

 … Continua l'Orcocamola
E' vero ce l'abbiamo fatta ancora una volta e questa è una di quelle volte in cui le mie energie sono arrivate al lumicino.
Questa volta ho accusato il colpo ... ma è stata sola colpa mia.
Ad una gara così non si partecipa con leggerezza o se lo fai almeno devi farlo umilmente, senza pretese;
non come ho fatto io che penso di farcela sempre e comunque.
Ho avuto l'ennesima conferma che, almeno per me, la maratona è la gara più dura. Se poi alla maratona aggiungi 8 km e 1400 m di dislivello la fatica è servita.

I miei soci possono dire quello che vogliono ma per me sono stati grandi.
Paolo è partito con i suoi problemi di salute non completamente risolti. Che coraggio! Che capacità grande di soffrire! Può sembrare assurdo ma non lo è stato.
Sono stato a lungo preoccupato e vederlo all'arrivo con la faccia segnata dalla fatica e dall'emozione è stato proprio un regalo.
Eccolo il senso.
Ecco che un bel pianto liberatore ti toglie i panni di atleta e ti restituisce quelli di persona.

Che dire di Mario che dopo una settimana di antibiotici è partito con l'intenzione di dare il meglio di se.
Cosi ha fatto.
Se io avessi preso antibiotici li avrei usati come alibi per giustificare la fatica.
Abbiamo corso insieme per un bel tratto poi ci siamo persi.
Rivedo Mario all'arrivo: stanco come tutti ma con lo sguardo acceso, carico di energia.
Questo mi fa capire che la sua gara l'ha stra-vinta.

Diciamo che c'è sempre qualcosa da imparare dai tuoi amici.
C'è sempre qualcosa da imparare da una gara che, se sottovaluti, ti rivolta come un calzino. 
C'è quel senso di vuoto che ti fa arrabbiare e poi piangere
C'è la follia sentirti in vacanza anche mentre affronti una fatica immane.
C'è sempre la bellezza di partire il giorno prima della gara, e di andare a spasso per una bella città.

“Direi proprio di si OrcoJoack, ci hai portato proprio in un bel posto”.

....continua l'OrcoPAolo
se volete sapere com'è andata la mia Pistoia Abetone ve lo racconto di persona.
W gli Orchi


(*) per preparare al meglio il nostro fisico avevamo deciso di bere molta acqua durante il viaggio e arrivare alla gara ben idratati. Questo ci ha permesso di far visita a tutti i bagni degli autogrill che abbiamo incontrato.

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