domenica 30 giugno 2013

SkyRace Biella Monte Camino (Bi) 30 Giugno 2013

Foto SkyRace Biella Monte Camino OrcoPinoR
Foto SkyRace Biella Monte Camino OrcoDavid
Classifica SkyRace Biella Monte Camino 2013
Sito Biella Monte Camino
Sito Gli Orchi Trailers ASD

Edizione 2012

Dal racconto dell'OrcoDavid
Duemila metri  di dislivello! Quattro parole che rimbombano ossessivamente nel mio cervello di trailer neofita e sovrappeso durante la vigilia della Biella - Monte Camino, che si è svolta domenica 30 giugno in territorio biellese appunto.
Sobillatore è stato l'OrcoPinoR che mi ha parlato di una gara bellissima, a cui aveva già partecipato e che intende ripetere nel 2013. Sarà, ma intanto a me quel mantra dei 2000 m. di dislivello mi si ripropone nel cervello come i peperoni usano fare nello stomaco. Almeno avessero imparato dai maghi del marketing, 'sti biellesi! Avete mai visto un qualsiasi oggetto costare cifra tonda nei supermercati? E' tutto un proliferare di 19.95; 29.99; 1.990 Euro. Tu così spendi  con molta più leggerezza e molti meno sensi di colpa. Ecco appunto, avessero detto che c'erano 1.990 m. di dislivello, uno partiva più sereno, vuoi mettere?
Nessun altro Orco  sarà oggi presente e Pino mi dice che la sua dolce metà ne approfitterebbe per fare una gita dalle parti di Oropa; quindi alle 5.40 parto con il mio diavoletto in testa che mi ripete: 2000 m. di dislivello, ma dove vuoi andare, ma lascia perdere, mi schiatti a metà, ti devono venire a raccogliere con il cucchiaino.
Per tenere a bada i fantasmi provo a studiarmi la tattica di gara. Finisco in fretta, David, vai piano all'inizio, a metà e poi rallenti alla fine!!! Almeno questo non mi riesce gran che difficile.
Alle 7.00 sono già alla partenza. E' appena arrivato il camion dell'organizzazione, sono il primo a ritirare pacco gara e pettorale, l'aria è ancora bella frizzante, ma la giornata promette bene, sole e caldo senza eccessi, evvai era ora! Almeno il meteo è dalla nostra.
Alla spicciolata cominciano ad arrivare gli altri partecipanti e dopo un po' fa capolino anche OrcoPinoR, con aria circospetta si aggira attorno ai tavoli dell'organizzazione ed in breve esclama “mi sento proprio in trasferta, non conosco nessuno”, tempo due minuti ed incontra un amico del Gio' Rivera di Almese.
Come sempre OrcoPinoR è armato di due cose: tranquillità e telefonomacchinafotograficapalmareagendadigitalegps. La prima serve a me per placare un po' le mie ansie (ma certo che ce la fai, cosa vuoi che siano 2000 m. D+...), la seconda per tutto il resto, tranne il caffè che infatti mi accompagna a prendere nel vicino bar.
Dopo un po' vediamo anche OrcoEleonora che ha deciso di partecipare all'ultimo momento ed infatti corre al banco delle iscrizioni. Si fanno presto le 8.30, è ora di partire! La partenza avviene un po'  in sordina su un viale di Biella ed è forse l'unica pecca di un organizzazione attenta e scrupolosa (percorso ben segnato e presidiato, ben otto ristori in 22 km, zaini con indumenti di ricambio portati all'arrivo, ottimo buffet in cima). Per la cronaca riesco a perdere OrcoPinoR in tre minuti netti...vai President, spicca il volo tra le montagne biellesi!!!
La prima parte, fino al Santuario di Oropa (700 D+ e 15Km circa; Santuario di Oropa) si svolge con pendenze per lo più corribili  su terreni misti: asfalto, strade sterrate, sentieri nel bosco ed una parte di tracciato di una vecchia ferrovia con tanto di passaggio in galleria illuminata da torce. Arrivati dietro il Santuario la musica cambia, si passano un paio di cappelle che fanno parte del complesso del sacro monte e ci si immerge in un bosco con pendenze via via più sostenute.


Usciti dal bosco si scorgono già le costruzioni di arrivo della funivia che parte da Oropa ed il vicino rifugio Savoia, ma come spesso capita in montagna, la strada per arrivarci sarà lunga e faticosa. Per me è il momento più duro, fa caldo, ho fatto già quasi la metà del dislivello ma altrettanto rimane da fare e mi sento in riserva. Fortunatamente un paio di ristori abbastanza ravvicinati sono di conforto e si può riprendere a marciare. Mi capita addirittura di aiutare un concorrente colpito da crampi (ho firmato i valori dell'Orco...), mi fermo e gli allungo dei sali e poi l'acqua che lo sventurato aveva solo nel camelbag; mi passano davanti una buona quindicina di persone, nel frattempo arriva il fratello del crampato. Lo lascio nelle sue mani e lo saluto, non percepisco in tutto questo tempo nemmeno un piccolissimo grazie. Ammetto che lì per lì ci sono rimasto male.
Vabbè, si ricomincia, raggiungo l'arrivo della funivia a quota 1850 m. mancano ancora 500 m.  di salita, che a quel punto non lascia più fiato. Si sale senza soluzione di continuità ed anche in questo caso si vede da molto sotto l'arrivo,  o meglio, l'arrivo della vecchia cestovia ed il rifugio Capanna Renata, l'arrivo vero e proprio è 20 maledettissimi metri sopra. Scavo tra le ultime energie rimaste e grazie ancora ad un provvidenziale ristoro, dopo  3h 45' “stimati” arrivo in Cima, dove OrcoPinoR, arrivato in 3h.12'  mi aspetta con tanto di macchina fotografica. Anche OrcoEleonora è naturalmente già arrivata. La soddisfazione è tanta, i fantasmi sono stati affrontati e battuti, so che non sarà sempre così, ma un po' di fiducia in più si è consolidata.
Per la cronaca la giornata prosegue con un buon buffet a base di panini e sangria. Poi la discesa, purtroppo non nella storica cestovia Monte Camino – Lago del Mucrone ma a piedi, fino al Rifugio Savoia, dove ci aspetta il momento più palloso della giornata: la lunga coda per prendere la funivia che ci riporta a  Oropa.
Da lì è già pronta la macchina di scorta guidata dalla moglie di Pino che mi scarrozzerà fino al piazzale dove ho lasciato la macchina (Grazie!).
Bella giornata di sport, natura e amicizia.
W la Montagna e W Gli Orchi!


sabato 29 giugno 2013

Gran Raid Queyras Guillestre(Francia) 29 Giugno 2013

Foto Gran Raid Queyras di OrcoGreg
Classifica Gran Raid Queyras 2013
Video Volontari Gran Raid Queyras di Akunamatata
Video partenza Gran Raid Queyras di Akunamatata
Sito Gran Raid Queyras
Sito Gli Orchi Trailers ASD


Intervista all'OrcoGreg
- Questo Gran Raid del Queyras anche se ridotto a 58 km  promette grandi emozioni e fantastici panorami, visto che si corre nel Parco Naturale del Queyras....come e' caduta la scelta su questo Trail? 
La segnalazione di questo nuovo trail la dobbiamo a Silver che mesi fa aveva lanciato l'idea di partecipare. Come orchi abbiamo aderito in parecchi: io, Raffaella, Steu, Silver, Marcello, Livio e poi amici vicini agli Orchi come Mauro, Franco, Sergio, Michele.Personalmente ho deciso di partecipare perchè è un Trail che si correva in zone che un pò conosco, avendo casa appena oltre il Colle dell'Agnello e poi perchè la distanza di 128 Km lo rendeva interessante e impegnativo.

- Come avete gestito la logistica per arrivare a Guillestre, luogo della partenza?
Insieme a Marcello, Silver, Mauro, Raffa e Steu siamo partiti venerdì pomeriggio da Avigliana(To) e abbiamo raggiunto Monginevro(To), ospitati in una bellissima location a casa di Raffaella. Lì abbiamo cenato e dormito. Poi al mattino, dopo una buona colazione, alle 4.30 siamo partiti per Guillestre, dove alle 5.30 con la navetta abbiamo raggiunto il punto di partenza della gara a Aiguilles.Purtroppo all'ultimo Raffaella e Steu non hanno potuto aggregarsi alla comitiva, causa la partecipazione ad un funerale al sabato pomeriggio. Colgo ancora l'occasione per ringraziarli entrambi per la loro disponibilità ad ospitarci e per i cibi preparati.
- I Trail in Francia dicono siano spartani  l'accoglienza degli autoctoni e dell'organizzazione com'è stata? 
Tanto di cappello ai cugini francesi sia per l'accoglienza che per l'organizzazione, sebbene fosse una prima edizione sono stati impeccabili. Anche sul percorso assistenza adeguata e molti amanti della montagna che sia sui sentieri che nei paesini attraversati ci incoraggiavano facendo il tifo.

- Qualche personaggio tra i partenti che ti ha colpito particolarmente? 
Sinceramente non sono stato colpito da nessuno in particolare, tutti concorrenti molto "normali", nessuna primadonna, ma gente affabile e alla buona, veri interpreti dello spirito Trail.

- Avete preso accorgimenti particolari per il materiale? 
La riduzione della distanza ha reso non obbligatori i ramponcini, ma visto che i miei, procurati grazie a Livio, li ho ricevuti alla partenza, me li sono portati nello zaino per tutto il Trail. In effetti, a parte qualche lingua di neve, non servivano.
Per il resto, il solito materiale obbligatorio.  

- Con quale spirito sei partito, visto che il percorso e' stato ridotto da 128 a 58km? 
Inizialmente, come tutti gli altri Orchi, ero un pò dispiaciuto, la consideravano la gara più lunga dell'anno, ma poi  il desiderio di correre e farlo insieme ad altri amici ha prevalso. D'altronde le quantità di neve ancora presente sul tracciato lungo non garantivano la sicurezza dei partecipanti e su queste cose non bisogna mai rischiare.
- Raccontaci del percorso e di qualche peripezia che avete dovuto affrontare durante. 
Il tracciato è veramente bello, alterna tratti corribili a salite (in verità non molte) impegnative di 800-1000m in un sol colpo. La pulizia e la cura dei sentieri e dei sottoboschi sono un fiore all'occhiello di questo Parco e fa capire il tipo di persone che lo frequentano. 
A parte un bel volo in avanti, senza conseguenze, su un tratto in piano e facile, dove ho capito che non bisogna mai allentare la concentrazione e i ripetuti e dolorosi crampi di Marcello, non abbiamo avuto problemi. 

- Il post gara come lo hai trovato... cioe' ristoro, docce, premi... 
Arrivo in linea per me, Marcello, Sergio e un francese tra gli applausi dei presenti, neanche fossimo i primi- grandi i cugini.
Alle docce abbiamo rinunciato perchè altri concorrenti ci hanno segnalato che l'acqua era fredda.  Nessun problema, lavaggio arti nella bellissima fontana al traguardo, usata anche come frigo refrigerante per birre e bevande varie da parte degli organizzatori.
Il pasta party non era pasta ma una splendida e penso buona paella accompagnata da formaggio, dolce e birra a volontà. Io purtroppo non ho mangiato per i miei soliti problemi digestivi, che mi hanno provocato l'ennesimo vomito al temine della gara, dopo la sospirata birretta. 
La premiazione è stata un bel momento, anche perchè abbiamo avuto tre italiani sul podio. Gli amici Mauro e Michele e una ragazza tutti per la categoria di appartenenza. Poi al termine, estrazioni a sorte di viaggi in Corsica, di iscrizione al Raid del prossimo anno e gadget vari. Solita sfiga...nessuna vincita.

- Altri tuoi programmi dopo questo Trail del Queyras? 
Al momento non ho programmato niente, nessuna iscrizione. Preferisco allenarmi ma senza partecipare a gare.
Vedrò dopo agosto. Un pensiero però lo farò per la Morenic Trail, magari con altri Orchi .

Grazie per la disponibilità OrcoGreg


venerdì 28 giugno 2013

Gran Paradiso Trail & Granta Parey Tour Rhêmes-Notre-Dame (Ao) 22 Giugno 2013

Foto Gran Paradiso Trail
Sito Gran Paradiso Trail

Dal racconto dell'OgreDoctor
La valle di Rhemes è una splendida vallata dal fondo pianeggiante, tipicamente glaciale, che si rispecchia totalmente nel tipico paesaggio alpino. Nel comune di Rhêmes-Notre-Dame, in frazione Chanavey, si trova il centro visitatori dedicato al mondo degli uccelli ed in particolare al gipeto, l’avvoltoio scomparso sul nostro territorio a inizio secolo e reintrodotto in alcuni parchi alpini attraverso un progetto europeo.
L'alta valle si apre in uno scenario di morene e ghiacciai che scendono dalla Granta Parey e dalle altre vette della zona: il bianco dei seracchi dei ghiacciai di Lavassey, Fond e Tsantelèina contrasta con il verde dei vastissimi boschi sottostanti di abete rosso e larice. La zona è particolarmente interessante per la fauna, dalle marmotte, sempre all'erta verso ogni possibile pericolo, a stambecchi e camosci al pascolo sui prati di alta quota e ai numerosissimi uccelli dei boschi del fondovalle.

In questa splendida cornice sabato 22 giugno si sono disputate due gare, che per la situazione della neve in quota, nonostante l'aumento delle temperature degli ultimi giorni, non hanno potuto varcare il colle dell'Entrelor e scendere nella Valsavarenche: Il GranParadisoTrail: 47 km D+ 3200 e Il Granta Parey Tour che coincide per la prima parte con il Gran Paradiso trail di km 34 e D+2000.

La nostra avventura di Orchi (OgreDoctor e OrcoGiovanni) inizia la sera prima della partenza. Raggiungiamo la valle di Rhemes, dopo una frugale cena in famiglia, verso le 21.00 e qui incontriamo l'OrcoRobertoA che ci ragguaglia sulle ultime notizie dell'organizzazione. E' tardi e rimandiamo alla mattina successiva il ritiro del pacco gara (non troppo ricco, per la verità, considerando il prezzo dell'iscrizione: una maglietta, qualche gel e una borraccia in plastica)...sigh!
L'albergo scelto è il GrantaParey Hotel, scovato su internet con Booking.com che soddisfa in pieno le nostre aspettative. Una breve passeggiata verso il centro del paese per una birra e una chiaccherata con altri corridori e poi, dopo una rapida occhiata al materiale, si va a dormire.

L'indomani sarà una gara diversa dalle altre, in totale relax, senza l'ansia di dover fare a tutti i costi il tempo. Ho promesso al mio amico Giovanni, che mi ha iniziato al mondo del trail, di correre insieme e così abbiamo fatto dall'inizio alla fine, condividendo anche la decisione di ritirarci al 27 km a soli 4 km dal traguardo.

L'ultima salita sino alla stazione di arrivo dell'impianto sciistico di Chanavey, per ritornare a Rhemes era, in effetti, un po' indigesta, soprattutto per la scelta, infelice, di far transitare gli atleti nei pressi del traguardo per poi allontanarsi nuovamente per l'ultima parte. Una vera mazzata psicologica per molti, a giudicare dall'elevato numero di ritirati in entrambe le formule di gara.

La prima parte, è stata davvero bella, come solo i percorsi in alta montagna possono essere: due salite ripide, ma non lunghissime, inframezzate da traversi in parte su mulattiera e in parte su sentiero, che ci hanno condotto senza un minimo di noia fino al rifugio Benevolo, incorniciato dalle montagne del fondo valle, ancora in una veste invernale; la discesa dal rifugio, lunga e divertente. Siamo in quota (2400 mt) e la mancanza di allenamenti in altura un po' si fa sentire.

Un occhio al dislivello: un migliaio di metri! Non siamo che a metà della fatica! Presto il falso piano lascia il posto ad un'altra salita di almeno 500 D+ su un bel sentiero nel bosco.

La gara ora è un po' anonima, si percepisce, che il tracciato è stato un po' recuperato all'ultimo momento per cause di forza maggiore.
Discesa verso Chanavey e passaggio nei pressi del traguardo. Durante la discesa, buttiamo l'occhio alla salita lungo la pista di sci, un autentico muro, ma ormai non ci sono più le motivazioni per continuare... Sarà per un altra volta. E' stata comunque una bellissima giornata di trail.

Per essere una prima, bisogna ammettere che è stata organizzata con molta cura e attenzione per i particolari. Alla partenza era presente anche un big del mezzo fondo italiano, Gennaro Di Napoli, come ambasciatore della Puma, main sponsor della competizione.

Unico neo, la scelta del mese di giugno, un po' a rischio come stagione per le condizioni della neve in alta montagna, ma il calendario è talmente ricco di proposte che probabilmente è stata una scelta quasi obbligata per non entrare in conflitto con le altre manifestazioni del panorama valdostano.

Sul percorso lungo (47 km per 3200 metri positivi) miglior tempo per Franco Collè in 5h 31'  44" nonostante un errore di percorso sotto il vallone dell'Entrelor che gli è costato circa mezz'ora. Davide Cheraz è giunto secondo a 13', e Loris Vuillen terzo a quasi 20' da Collè. Raffella Miravalle ha vinto tra le donne in 6h 23' 47".  A 1h 03' Alessandra Perona, e ad altri 5' Carmela Vergura.

Per il percorso corto vittoria di Dennis Brunod in 3h 10' 43", quasi 24' in più per Luigi Cocito secondo classificato, altri 7' 30" per Marco Bethaz al terzo posto. Tra le donne del corto ha vinto Gessica Giusto in 4h 38' 22", tallonata a 2' 30" da Doore Anouk. Ad altri 10' 30" Alice Naudin.

W gli Orchi
 

mercoledì 26 giugno 2013

Arrampicata Torre Germana Spigolo Boccalatte Bardonecchia (To) 22 Giugno 2013

Foto Arrampicata Torre Germana Spigolo Boccalatte

- Via Spigolo Boccalatte -
G. Boccalatte - M.Piolti - M. Rivero 1935 / G. Gervasutti 1936
D+ 250 metri 5+ max / 4 oblig.
Note : roccia delicata nei tratti più facili
Lo spigolo sud-sud/ovest, alla Torre Germana è stato scalato nel lontano 1935, dalla eccezionale cordata, formata da : Gabriele Boccalatte, Mario Piolti, Michele Rivero, sicuramente tra i più forti arrampicatori del periodo. L’ anno successivo 1936, è la volta di un altro grande nome del passato, che ritocca l’ itinerario salendo direttamente sullo spigolo, anche il primo torrione; che successivamente prenderà il suo nome: Giusto Gervasutti.
Da allora “ La Germana “ è divenuta una grande classica, tra le scalate delle Alpi Occidentali, tanto che molti dei suoi appigli sono ora consumati dall’ uso.  (ALTOX GUIDE di ALTA MONTAGNA)
Dal Racconto dell’OrcoCapitano
Come tutte le genti di montagna ci si incammina alle prime luci del giorno. Mi aspetto qualche tiro di corda più del solito ma sono tranquillo. Arrivati in Valle Stretta (Bardonecchia) ci troviamo davanti a lei, la Torre Germana … e qui ammetto che mi è “bruciato un po’ il peperone!”.
La raggiungiamo sfidando la caduta di pietre su per una ripida e precaria pietraia.

Partiamo con 3 facili ma poco protetti tiri di corda, per poi calarci in doppia in un minuscola e aerea piazzola. Qui l’ascesa prosegue con 6 impegnativi tiri di 4° e 5° grado molto esposti.
Mentre assicuro il mio compagno penso a quei pionieri che negli anni 30 con canapponi legati a vita e scarponi si avventuravano su queste pareti mettendo in gioco la vita. Dopo lunghe fessure e impegnativi diedri si arriva in cima, dove sfidando la furia degli elementi, impera una graziosa Madonnina. Dopo uno sguardo al panorama mozzafiato, una stretta di mano e ascoltando il fragore delle scariche, scendiamo veloci per 2 doppie. Lentamente poi percorriamo il ripido canalone che ci riporta alla base della via.
Dal Racconto dell’OrcoCamola
Nell’autunno dello scorso anno con Umberto ho ripreso a praticare un po’ di arrampicata. Dopo aver rinnovato il materiale ci siamo riattaccati alla pietra. Personalmente fino al 2003 l’arrampicata è stata una delle attività che ho praticato maggiormente. Poi è subentrata la corsa.

In questi mesi ci siamo allenati sulle palestre della Val Susa (Caprie, Borgone, Rocca Parei) e qualche volta al chiuso presso La Sosta di Novaretto. Per farla breve “l’appetito vien mangiando” e alla fine ecco la prima cordata di Orchi alla Torre Germana. Umberto ha già detto tutto, io lo posso solo ringraziare perché mi ha sopportato durante gli allenamenti e lungo tutta la salita che abbiamo affrontato domenica.
Arrampicare in montagna ti regala tante emozioni positive ma paura e stress sono sempre in agguato: protezioni lunghe, ricerca della via ecc. Come dice Umberto 'ti brucia il peperone'. Ti senti "grande" e poco dopo una nullità. I compagni di cordata condividono tutto … personalmente non potevo avere un socio migliore.
W gli Orchi

martedì 25 giugno 2013

Bici bdc Giro del Sestriere Val Chisone e Valle Susa (To) 24 Giugno 2013

Foto Bici bdc Giro del Sestriere
Sito Gli Orchi Trailers ASD

Dal racconto dell'OrcoPinoR
Fare in bici da strada Il giro ad anello che passa al colle del Sestriere attraversando le Valli Chisone e di Susa, quante volte i ciclisti di tutte le età me ne hanno parlato:
- Mio suocero: "io il giro del Sestriere l'ho fatto 3 volte"
- OrcoCamola:"Io il giro del Sestriere l'ho fatto con OrcoTommy"
- Fabio: "Si, si io lo faccio tutti gli anni, ma va fatto a bumbazza... c'e' anche una ciclolonga organizzata dal Borgonuovo di Collegno"
- OrcoDavid: "Io ho fatto il giro del Sestriere con il gruppo di Rivalta"

Ed io li a soffrire per non averlo ancora nei miei personali trofei ... il giro era nel mirino e questo sentivo che era l'anno giusto. Per affrontarlo occorre essere preparati per la bici da strada, la specialissima.
Le gambe a noi trailers, che usiamo la bici come mezzo di allenamento, certo non ci mancano, il training con il mezzo a due ruote va fatto per benino per evitare spiacevoli sorprese quali per esempio le cotte (calo di zuccheri), problemi alle ginocchia, problemi meccanici.
Il giorno prescelto la festa di S.Giovanni patrono di Torino, il percorso da Alpignano, Susa, Sestriere, Pragelato, Pinerolo.
Ma il meteo quest'anno non concede niente a nessuno cosi che il mattino del trip, ci troviamo con l'OgreDoctor (unico superstite degli orchi invitati) a cambiare itinerario causa il vento.
Partiremo da Rivalta per procedere con Pinerolo, Pragelato, Sestriere, Susa, Rivalta.
Il Dio Eolo oggi 24 giugno 2013, ha deciso che la coppia di Orchi non potrà salire al colle del Sestriere.
Certo combattere contro un Dio  si rivelerà impresa ardua, ma si sa che agli Orchi piacciono le imprese titaniche e pare che fra i Titani vi fossero anche Gli Orchi Trailers.

Partenza alle 7.00 da Rivalta, con un veloce spostamento alla Pinerolo Cavallerizza già indaffarata nella sua quotidianità ma la sosta al bar Galup non ce la toglie nessuno anche se con un po' di apprensione lasciamo le bici fuori dal locale.L'occhio è sempre vigile a scrutare i mezzi per paura che qualche mariolo ci faccia lo scherzo di portarci via la mia Olympia e la Wilier dell'OgreDoctor.
Da Porte di Pinerolo, Eolo inizia la battaglia scatenandoci addosso forti raffiche di vento freddo, ci sono alleati le piccole cittadine della Val Chisone che in parte ne attenuano l'intensità.
Un barretta a Brandoneugna, una sosta a Meano, poi il vento si fa freddo e potente ed a malapena riusciamo a stare in sella .... proseguiamo convinti che in alta valle saremo protetti dalle montagne.
Ecco Fenestrelle, con il suo maestoso forte usato ahimè come prigione per i dissidenti di casa Savoia. Dove se ci entravi come prigioniero era certo che non ne uscivi vivo.
Prima di arrivare a Usseaux attraversiamo il mefitico tunnel, sarà lungo circa un chilometro, ma per chi sta in sella su una bici è orrendo tra rumore, buio, fetori.
Arriviamo in una Pragelato freddissima, Eolo ha deciso di combattere con armi pesanti: vento freddo e una leggera pioggerellina. Intende, Eolo, farci desistere alla salita al colle del Sestriere, ma niente di più sbagliato, i due Orchi procedono indefessi.
Al fine eccoci al Sestiere, temperatura a 8 / 10 gradi, la cittadina deserta, le piste da sci con un erba malata e avvelenata dall'innevamento artificiale con tanto di cartelli che vietano il pascolo agli animali...
Del sole neanche a parlarne, cerchiamo un bar che ci ristori, consumiamo velocemente il cibo e poi giù a rotta di collo verso Cesana e Oulx dove abbiamo pianificato la sosta caffè.
La discesa dal colle del Sestriere fatta con un freddo intenso, cosi che battevo i denti ma scendendo velocemente e pedalando in discesa il possibile, tutto passa in fretta.
Tenta ancora, il Dio Eolo, l'ultima arma finale, produrre il vento termico in risalita dalla Valle di Susa cosi da presentarcelo contro per tutto il tragitto di ritorno.
Ma infine vistosi sconfitto e stanco cede ai due Titani degli Orchi Trailers, il vento continua a spirare verso valle e ci da un aiuto considerevole in discesa dove sul rettilineo di Gravere il mio tachimetro segna 77 km/h (incredibile) ed in pianura sul tragitto Susa-->Rivalta dove ho visto punte dei 50 km/h.
Dal racconto dell'OgreDoctor

La vita è come una bicicletta con dieci velocità. La maggior parte di noi ha marce che non userà mai. (Linus, in Charles M. Schulz, Peanuts, 1950/2000)

E sì, la frase che ho scelto per l'incipit del racconto inquadra benissimo la sensazione del prima e del dopo questa splendida cavalcata condivisa con l'Orco Pino. I dubbi della vigilia di riuscire a portare a termine un giro di 175 km e 2000 metri di dislivello c'erano. Ma perchè non provare...in fondo l'allenamento c'è e la testa è pronta a soffrire!
Gli Orchi della vigilia dovevano essere tre ma l'OrcoDavid avvisa al mattino che per un forte mal di testa e causa forte vento in valle preferisce stare a casa. Il vento! Ci accompagnerà per tutta la gita, nemico in salità aumentando la fatica dell'incedere già lento per le mie scarsa qualità ciclistiche, alleato prezioso in discesa che ci spinge a oltre 70 km orari giù dal Sestriere e a medie impensabili (35-40 km/h) in piano, da Susa a Rivalta.
Partenza al solito, presto: 7 del mattino (sigh!). Questo significa sveglia alle 5.30 per colazione e per un rapido controllo al materiale e alla bici. Optiamo per il giro al contrario, per la presenza del vento in valle di Susa e decidiamo di salire passando da Pinerolo. Probabilmente un cambio di programma inutile, perchè il vento è presente anche in Val Chisone e in Val Troncea. Sarà, come già detto prima, un compagno fidato per tutto il giro.
Arriviamo velocissimi a Pinerolo dove ci concediamo una sosta per un caffè alla pasticceria Galup e rapidamente ci rimettiamo in marcia. I paesi si susseguono veloci ed ecco arrivare le prima salite. Vere e proprie rampe, in verità, non ne abbiamo incontrare, piuttosto un salire lento e costante.
A Fenestrelle sono 1000 mt di dislivello positivo. Mancano ancora 20 km e altri 1000 mt al colle del Sestriere! Un altra pausa a Pragelato per prendere acqua e mangiare qualcosa. Pino mi comunica, laconico, che la prossima pausa sarà il Colle del Sestriere. Altri 10 km di salita, mortacci!!!
La fatica si fa sentire, ma di mollare non se ne parla! Nonostante i miei nuovissimi pantaloni da ciclista "Xbionic", le chiappe mi fanno male lo stesso. L'OrcoPinoR, davanti come un faro guida, a menare la danza.
Ma alla fine appare il Sestriere: evviva, ci siamo riusciti e siamo arrivati nemmeno troppo devastati! Foto di rito alla rotonda con la bici rosa, memoria del passaggio del Giro d'Italia.

Cerchiamo un bar aperto in una Sestriere, città fantasma, desolata, dopo la stagione sciistica. Pochi sparuti turisti, complice una giornata, in verità, non troppo calda. Ci concediamo un panino (focaccia al lardo grossa come una pizza) e una birra media e poi via, prossima fermata Oulx per il caffè.
Discesa a bumbazza! sembriamo in sella ad una moto più che ad una bicicletta...che splendido mezzo, non immaginavo si potesse andare così e noi siamo solo dei principianti. Ci superiamo a vicenda come bambini. Per strada pochissime macchine; il parco giochi è tutto per noi!
In un batter di ciglia siamo a Oulx, caffè e via alla volta di Susa. Qualche salita subito dopo Salbertrand, ci ricorda che i chilometri sono ormai più di 100 e le ore in sella almeno 5. Scolliniamo a Gravere e via di nuovo come saette fino a Susa. Ci capita anche di passare una Punto sulle rampe di Susa!!!
Nuova sosta per fare acqua, l'ultima, da adesso fino a casa, sarà un trenino con il vento che ci spinge. Ora il caldo si fa sentire e il vento ha asciugato letteralmente il nostro organismo. La richiesta di liquidi si fa costante. Alla fine fra acqua e birra avremo bevuto almeno 3 litri.

In un'ora e mezza siamo a casa.

Abbiamo percorso gli ultimi 50 km alla velocità della luce!! Il cronometro si ferma sulle 7 ore e 58 minuti, 6 ore e 41 effettive alla media di 25,7 km orari.
Il colle del Sestriere...un'altra bellissima fotografia, indimenticabile, per l'album dei ricordi.

lunedì 24 giugno 2013

Escursione al Monte Soglio da Pian Audi(To) 22 Giugno 2013

Foto Escursione al Monte Soglio

“ Io non so pregare
non so cosa dire
non ho molto tempo.
E allora ?
Ecco, offro questo lume:
è un po' del mio tempo
un po' di me stesso
che lascio davanti a te,
Vergine Santa.
Questa fiamma che brilla
significa la mia preghiera
che in me continua
mentre me ne vado.”
( targa ai piedi della Madonnina
sulla cime del M.Soglio)

Dal racconto dell'OrcoSilver 
L'occasione era buona : condividere il cammino con delle persone “speciali” e contemporaneamente percorrere la parte superiore del Gir Lung del Trail del Monte Soglio che, le condizioni quasi invernali non mi avevano consentito di scoprire un mese fa, durante la gara.
Partenza da Pian Audi e tranquilla salita verso il rifugio Alpe Soglia. Da qui in breve raggiungiamo il colletto erboso prima dell'ultima rampa che ci porta in cima al Monte Soglio 1971 m. .
Ritorniamo sui nostri passi ridiscendendo al colletto. Iniziamo ora un lungo traverso che taglia i ripidi pendii sud dell'Uja di Corio e poi risale all'Alpe dell'Uja 1986 m. Proseguiamo superando alcuni tratti leggermente esposti fino a raggiungere il Colle della Croce d'Intror 1920 m. sotto la vetta dell'Angiolino. Iniziamo a scendere e raggiungiamo prima il Rifugio Peretti (in ristrutturazione) e poi l'alpeggio di Pian Frigerole 1781 m., dove il percorso attraversa una caratteristica stalla, fuoriuscendo dalla parte opposta. Da qui, senza storia, continuiamo fino alla frazione Brancot e a Pian Audi 870 m.
In definitiva circa 20 km per 1000/1200 metri di dislivello. 5 ore abbondanti chiaccherando.
Grazie Raffa, Steu e Matteo !!!

domenica 23 giugno 2013

Trail Autogestito della Balma Val Sangone (To) 22 Giugno 2013

Foto Trail autogestito della Balma

Con sò amis ingleis William Brochedon 
mèmber dla Royal Society,
Cavour a fa vàire escursion ansima j'Alpi, 
an sèrcanda le quaranta stra che 
a l'avrio portà Annibale an Italia
(cartello sul sentiero nr.415 per il rifugio della Balma)

Dal racconto dell'OrcoPinoR
Un Trail autogestito ecco quello che ci vuole per rendere omaggio al solstizio estivo.
Di ascendere sopra quota 2500 non se ne parla, è ancora presto, la neve quest'anno la fa da padrona tant'e' che alcune gare di Trail Running sono state tagliate dai percorsi in quota ancora innevati ;

- il Trail del monte Soglio per eccessiva neve sulla parte piu' alta ridotto a 43km
- Il Gran Raid du Queyras annullata la distanza di 128km e dirottati tutti sulla 58km per eccessivo innevamento
- la 1 edizione del Gran Paradiso Trail eliminati i colli più alti e prodotto un percorso piaciuto a pochi.

La scelta del MiniTrail, cade su un bel percorso in alta Val Sangone che partendo da Forno di Coazze Borgata Molè 900 slm ci porterà con un bel sentiero, il nr.415, al lago Sottano nel Vallone della Balma in circa 13km e 1200D+.
Parcheggiamo le macchine a Forno di Coazze borgata Molè a ridosso del Santuario della Madonna di Lourdes  e c'è da rimanere esterrefatti, dell'interno, al di là del muro di cinta che lo circonda.
Una storia di fede che ha tutto il mio massimo rispetto.
Il complesso è stato fortemente voluto da Don Giuseppe Viotti (deceduto nel 2008), che guarito da una malattia in quel di Lourdes, qui decise di dedicare e costruire (1950) un santuario alla Madonna con tanto di Grotta. E' sicuramente un luogo da visitare e mi riprometto di farlo con la famiglia.

Il percorso scelto per il Minitrail parte dalla Borgata Molè, abbandonata in parte dai suoi abitanti, ma per fortuna piano, piano qualche casolare sta per essere recuperato.
Vi risiedono anche alcuni pastori che qui allevano bovini e caprini da latte per produrre nei caseifici di Giaveno (To) quell'ottimo formaggio tipico della Val Sangone IL CEVRIN adatto ai palati che apprezzano i prodotti genuini e forti.
Con ben 10 Orchi, compreso l'acciaccato, fasciato e indistruttibile OrcoIng, lasciamo la borgata Molè alle 8.00 ed entriamo tramite il sentiero nr.415 nel territorio del Parco Orsiera-Rocciavrè che comprende la zona alpina dell'Orsiera Rocciavré, a cavallo tra le valli Susa, Chisone e Sangone.
Una area piuttosto vasta con splendida fauna e flora, e picchi come il Villano, la Cristalliera, L'orsiera, il Rocciavre' il Robinet tutte a quota superiore dei 2700 slm, un paradiso naturalistico.

Avverto gli Orchi : Signori siamo in zona Parco Naturale, muoviamoci in punta di piedi e non abbandoniamo i sentieri.
Il sentiero nr.415 è palinato di fresco di cartelli indicati uno pseudo Sentiero Cavour, difatti in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia in collaborazione con il Comune di Coazze, l'Ecomuseo dell'Alta Val Sangone, il Cai Coazze, il Parco Naturale Orsiera Rocciavré e il Consorzio del Cevrin di Coazze e con il patrocinio del Comitato Italia 150 nel 2012 hanno realizzato una serie di pannelli che narrano della frequentazione della Val Sangone da parte del Conte Camillo Benso di Cavour.
Credo che il marpione del conte Cavour utilizzasse la Val Sangone più per le battute di caccia a camosci e stambecchi ed alle belle donzelle con il Re Vittorio Emanuele, piuttosto che per fare escursioni alla ricerca della Via di Annibale.
Ma poi le avete viste le raffigurazioni dei suoi ritratti?; corpulento, rubizzo vi sembrava un tipico escursionista ricercatore alla De Sassure?
Il ritmo serrato del Minitrail è dettato manco a dirlo dell'Orcoing che ci porta in circa 1h15min al rifugio la Balma a quota 2000 slm gestito dal Cai Coazze, ed ha oltre ad una struttura molto ben tenuta, anche un locale invernale per gli escursionisti.
Il Rifugio possiede delle belle camerate pulite, dispensa buon cibo casalingo a prezzi tra i 15euro(soci Cai) ai 18euro(non soci). Ci ripromettiamo di fare una serata con gli Orchi per festeggiare un non-compleanno.

Dopo la piccola sosta al Rifugio, via di corsa per andare a vedere il Lago Sottano antistante, che con il lago Soprano sono due autentiche preziosità della Val Sangone. In 15 minuti siamo tutti al lago... che Orchi.
Il Laghetto è splendido ancora nella sua veste di prima estate con le lingue di neve e il monte Robinet 2700 slm  che lo sovrasta.
Le foto di rito non mancano mai, ma la temperatura intorno dai 10 gradi e il veloce annuvolarsi del cielo ci convincono ad una velocissima discesa verso Valle, tutti insieme.

sabato 22 giugno 2013

Escursione Aquila di Giaveno (To) 20 Giugno 2013

Foto Escursione Aquila di Giaveno

Dal racconto dell'OrcoIng
Sul campanile della Maddalena  campeggia vistosa la scritta:
ìINTEMPERIE LABENTEM FIDELIS

Si tratta di un campanile leggermente baroccheggiante che domina una chiesa che sicuramente ha avuto in un passato non troppo remoto ben altre pretese. Per molto tempo questo è stato il nucleo centrale  attorno al quale sono cresciute una moltitudine di frazioni molto abitate che hanno urbanizzato e colonizzato tutta la valle a monte di Pontepietra.
Ancora oggi infatti si contano a decine le frazioni, gli agglomerati che costellano tutta la zona, alcune in bella vista sulla strada che si arrampica verso Pra Fieul, la maggior parte nascoste  nelle pieghe del pendio in  piccolissime vallette,  o su  spiazzi strappati al bosco.
Trattandosi di una montagna relativamente a bassa quota e generalmente ben soleggiata, molte di esse sono ancora abitate, anche perché facilmente accessibili con la strada.
In questo senso la trasformazione sciistica dell’Alpe Colombino negli anni 70 ha avuto il grande pregio  di portare un certo  turismo fino alla Maddalena ed oltre,  rivitalizzando infatti tutta la zona destinata altrimenti ad uno spopolamento progressivo. Ed alla Maddalena fa ancora bella mostra di se  la scuola elementare,  sicuramente attiva fino agli anni 60, adesso  recuperata nelle più prosaiche vesti di rifugio escursionistico ed osteria, un modo certamente più consono alle moderne forme di un turismo pedestre decisamente più ecologico.
Anzi, a tal proposito, occorrerebbe  ricreare la piazza de La maddalena quale luogo di partenza per tutte le escursioni fino all’Aquila ed oltre, riassestando i vecchi sentieri che risalgono il monte , evitando la strada asfaltata e soprattutto limitando  il traffico motorizzato che si dirige fino all’Alpe Colombino.
Insomma una fruizione  dei vecchi sentieri che si arrampicano tra bellissimi boschi di castagno ed un approccio decisamente più naturale al monte.
In effetti era questa la mia idea originale per la gita di oggi, partenza da La Maddalena, risalita all’Alpe Colombino e Punta dell’Aquila.
Poi l’ora  un po’ tarda e soprattutto il tempo inclemente mi hanno ridimensionato ed è stato  naturale proseguire con la vettura fino al solito orrendo parcheggio  a quota 1240 mt.
Dicevamo del Campanile pretenzioso e della sua bella scritta che potrebbe essere interpretata come Colui che lavora fedelmente anche nelle intemperie.
Già, è un bel po’ di anni che ormai non mastico latino ma la frase mi prende e si attanaglia perfettamente alla circostanza. Tempo uggioso autunnale, pioggerellina finissima, nessuna anima viva al Condominio Colombino, ma la voglia di camminare è tanta  e poi oggi avevo assolutamente deciso di fare qualcosa.
Pedule,  zaino e mantella, mi porto appresso anche la mano ingessata appesa al collo, ricordo di una recente caduta, si parte decisamente di malavoglia.
Arrivo alla chiesetta di sommità a quota 2160 in una fitta nebbia e con la pioggia decisamente in aumento.

Fortunatamente anche la neve è quasi scomparsa, rimane una consistente lingua  sotto la punta. Ma all’arrivo trovo chiuso il bivacco ed anche il vano di anticamera che fungeva da  piccolo ricovero. Alla faccia degli Alpini a cui esso è dedicato, non mi rimane che prendere l’acqua e scappare il più velocemente possibile a valle.
Il ritorno è decisamente bagnato fino alla stazione di arrivo della seggiovia, dove faccio un po’ di archeologia industriale sul vecchio impianto di risalita.
Poi, la perturbazione  incombente  mi regala un  breve intermezzo di bel tempo tanto da arrivare asciutto  tra una bellissima fioritura di rododendri.

giovedì 20 giugno 2013

Bici bdc colle del Moncenisio (To) 19 Giugno 2013

Foto Bdc Alpignano Colle del Moncenisio

Da Roma a Parigi era bene tenere presente che il Moncenisio era "montagna asprissima dove si prendono gli uomini che portano le sedie".
Questi uomini, i Maroni, si arrampicano per le montagne come fossero state capre, senza curarsi del freddo né dei venti. Si poteva passare il Moncenisio solo d’estate e per salire e scendere dalla montagna erano necessari due uomini del paese che trasportassero i viandanti sulle sedie.....
(Itinerario d'Italia di Francesco Scotto edito nel 1761)

Dal racconto dell'OrcoPinoR
Era da tempo che sognavo la gita in bici da corsa da casa (Alpignano) al colle del Moncenisio in un sol fiato.
La storia del colle  e' legata necessariamente alla storia del Piemonte e dell'Italia vi sintetizzo in breve:

- I celti i primi abitanti (preistoria)
- Abitato dalle tribu' dei Segusi sotto il regno di re Cozio, anno 2500 a.c.
- Carlo Magno usa il Colle per entrare in Italia, all'abazia di Novalesa affida il figlio  Carlo Manno, 800 d.c.
- Napoleone usa il Colle per le campagne d'Italia e fa costruire la prima strada, 1800
- Costruzione delle fortificazioni del Malamot , anno1850
- Costruzione della ferrovia a sistema Fell poi abbandonata per il nuovo tunnel del Frejus, anno 1860
- il colle passa ai Francesi dopo il trattato della II Guerra Mondiale, anno 1947

Condivido il progetto della gita con tutti gli altri Orchi... ma solo uno ha l'ardire di accettarlo ... l'OrcoDavid.

Orograficamente Il colle separa le Alpi Cozie dalle Alpi Graie, il tragitto ci porterà a percorrere tutta la bassa Valle di Susa con la statale nr.24 fino a Borgone di Susa (To) per poi proseguire sulla statale nr.25 e procedere fino a Susa (To)  (40esimo chilometro).
Da Susa la statale nr.25 del Moncenisio in 27km ci porterà al punto massimo di elevazione 2100 slm al Plan delle Fontainette, il nostro obiettivo.

Per un totale A/R di 135km e 1800 di dislivello Positivo.
L'allenamento per procedere alla gita, non mi manca e affronteremo il tragitto step by step.
Per verificarne il percorso e rendermi conto della distanza, anche se ben conosciuta, la domenica antecedente costringo la mia dolce metà, ad un gita al Colle con la scusa di provare il nuovo ristorante Le Savoie nuovo di zecca poichè costruito nell'autunno 2012.
Le Savoie è stato trasformato da Stalla e formaggeria in un  tipico locale di montagna Savoiardo molto grazioso con belle vetrate sul lago.
In forse la partenza fino alla sera prima, sia per un problema idraulico in casa, sia per il meteo nuovamente incerto.
Per il meteo ringrazio S.Nimbus che insieme a S.Garmin, senza essere iconoclasta, ormai fanno parte dello speciale Pantheon de Gli Orchi Trailers ASD.
Inesorabile il mattino della gita... pioviggina, strade bagnate dall'acquazzone notturno e il cielo sull'alta Valle di Susa nero come un bicchiere di Guinness.
Io, ciclista della domenica,  parto con :lo zainetto, gomma di ricambio, panozzo, barrette, maglie di ricambio, giubbotto antipioggia, gambaletti, capellino, miniasciugamano, guanti invernali, coprizaino ect.... l'OrcoDavid nulla a parte un antipioggia e la C.I.

Partenza 7.30 a.m.
L'Idea di fare il trenino da Alpignano a Susa riesce solo a metà, essendo le strade bagnate, chi fa da battistrada solleva con la ruota posteriore fastidiosi schizzi d'acqua... oltre ad avere naturalmente bici meno stabili. Ma la mia Olympia e la Scott di OrcoDavid si comportano bene e alle 9.00 dopo 1 ora e  30 minuti siamo a Susa.
Ci riforniamo di acqua che mescoliamo con potenti sali, si da evitare svenimenti prima della salita che con i suoi 1600D+ ci terrorizza non poco.
Affrontiamo con calma le prime durissime rampe che da Susa portano in quel di Giaglione, a mio parere il pezzo più arduo.
Traffico sulla salita che porta al Moncenisio scarso, ci superano, in tutto, una ventina di Harley Davindson di ritorno dal mega raduno mondiale a Roma lo scorso weekend.
Le Harley ci sfrecciano a pochi centimetri, rombi assordanti di mostri costruiti oltreoceano, cavalcati da bikers Nord europei emuli di culture altrui.
Ecco le prime Gallerie della ferrovia Fell costruita a metà 1800 e poi abbandonata causa la costruzione del nuovo tunnel del Frejus, passiamo il bivio per il comune di Moncenisio e siamo quasi Barcenisio frazione facente parte del comune di Venaus.
Da Giaglione le rampe si fanno meno importanti e con passo fermo si procede bene.
A Barcenisio 1500 slm, sosta per una barretta e fare il carico di acqua ... la salita è ancora lunga macano 600D+ e circa 10km.
Tengo sotto i controllo i battiti con il cardiofrequenzimetro, la voglia di spingere c'e' ma devo sempre ricordarmi che ci attende anche la via del ritorno per cui meglio procedere con passo costante senza strafare ... poi magari al ritorno...
Ecco dalla piana di S.Nicolao le rampe della diga al fine, a vederle dal pianoro sembrano inaccessibili, ma costruite in stile militare con pendenze sempre abbordabili le passiamo senza difficoltà.
Alla dogana francese un camioncino della Gendarmerie, il pianoro antistante l'Albergo Malamot quel mostro che tutti conosciamo, ebbene andando a verificare sul web viene dichairato come :Dall'esterno, mostruoso, dentro si sta benissimo
Quindi l'apparenza inganna, sara' da provare... non oggi, il nostro obiettivo è l'inarrivabile plan delle Fontainette ... e la fame comincia ad arrivare, mangerei anche la guarnitura della mia Olympia... ma ormai siamo arrivati, ecco la piramide ed ecco il lago e spunta anche un timido sole che accompagnerà il nostro spuntino innaffiato con un bel mezzo litro di birra.
Il bar ristorante scelto e' il Savoie, di recente costruzione (autunno 2012).

Nuvole minacciose arrivano dalla Vanoise, non c'e' il tempo nè per il sole nè per godersi la quota, ci tuffiamo in discesa sulla strada che porta a Susa su ottimo asfalto grazie alla manutenzione fatta per il Giro D'Italia 2013 e il divertimento stile GardaLand è assicurato.
A Susa ancora un caffè ed un gelato poi ci sciroppiamo i 40km mancanti come due veri passisti, alle 15.00 eccoci ad Alpignano.

Il Moncenisio per oggi è domato abbiamo onorato i Maroni.

mercoledì 19 giugno 2013

Cima la Rosta Valle di Ribordone (To) 16 Giugno 2013


Dal racconto dell'OrcoDavid
Dopo la pregita nel vicino vallone di servino, ottimamente relazionata  dall'OrcoPinoR decido che è più saggio cambiare meta all'annuale escursione che da qualche anno mi trovo ad organizzare all'interno del gruppo escursionismo del CAI di Orbassano.
La scelta non è facile perchè il meteo da temperature in netta salita che consiglierebbero un innalzamento di quota, ma su, non molto in alto domina ancora su molti versanti la bianca regina delle montagne.
Decido allora di portare il gruppo nella vicina valle di Ribordone, piccola valle laterale all'inizio della valle Orco, sulla modesta ma panoramica Cima di Rosta (2173 m).
A sorpresa, mi trovo il giovedì sera con 21 iscritti, contro una media di 12-15 partecipanti massimo.
Riesco a coinvolgere anche OrcoGabri, così da rinfoltire la presenza Orca nella centenaria storia del sodalizio Alpino...
La partenza è come al solito molto mattiniera, io ed un piccolo gruppo di ribelli più goderecci imponiamo una sosta colazione a Rivarolo, ma alle 7.15 si  fatica a trovare un bar aperto. L'unico trovato viene assaltato da una quindicina di fameliche cavallette.
Ripresa la macchina in poco siamo oltre Pont, su una strada che passa in Ribordone city center e poi sale nel vallone fino al punto di partenza della nostra camminata che è il piazzale dove c'è il Santuario di Prascondù (1320 m. circa). Prima di arrivare al Santuario però ci intratteniamo un buon quarto d'ora dietro una simpatica mandria di mucche che stanno transumando verso l'alpeggio.
Il Santuario è un luogo di culto molto popolare nel Canavese, intitolato alla Madonna di Loreto.
La sua costruzione  è dovuta la fatto che, secondo la tradizione, il 27 agosto 1619 Giovannino Berrardi, un giovane di Ribordone che l'anno precedente aveva perso la parola, apparve la Madonna. Questa disse al giovane che per riacquistare la parola egli avrebbe dovuto compiere un pellegrinaggio a Loreto ottemperando ad un voto fatto in precedenza dal padre. Il pellegrinaggio venne completato e sulla strada del ritorno a Ribordone il ragazzo riacquistò effettivamente l'uso della voce nei pressi di un pilone votivo. I ribordonesi venuti a conoscenza del miracolo iniziarono la costruzione di una cappella presso il luogo dell'apparizione. Questo primo edificio di culto du distrutto da una valanga ed in seguito ricostruito in una posizione più sicura e nel 1659 venne solennemente consacrato. Seguirono poi numerosi ampliamenti e ristrutturazioni che portarono all'odierno complesso di edifici.
La principale ricorrenza che si celebra al santuario è quella dedicata al fatto miracoloso alla base della sua costruzione, che si celebra il 27 agosto. (fonte: wikipedia).

Lasciata l'auto partiamo percorrendo il sentiero 565 che, in maniera assai dolce, passando attraverso un paio di alpeggi ci porterà al colle di Crest. (2040 m). Anche qui, grazie ad una stagione un po' indietro, possiamo godere di una fioritura varia ed abbondante in un verde ancora molto vivo.
E' tutta un'altra storia rispetto alla gita di mercoledì, il sentiero è sempre evidente e ben segnato, di vipere per fortuna neanche l'ombra!
In compenso il caldo che avevano promesso è arrivato ed è già bello appiccicoso e umidiccio, tanto da far salire per queste valli di scarsa elevazione e vicine alle pianure, nuvolaglia innocua ma che impedisce di godere delle belle viste che altrimenti sarebbero a portata anche di questa  modesta elevazione. Anche perchè nel frattempo siamo arrivati quasi tutti in cima; dal colle esiste una simpatica variante che permette di raggiungere la cima per via di semplice cresta, ovviamente la prendiamo per aggiungere un minimo di verve all'escursione! (attenzione però perchè si presenta come un tappeto di simpatica erba olina, un vero scivolo naturale, soprattutto in autunno). Dopo la forto di rito, il ritorno al colle avviene per sentiero.
Al colle scatta una bella pausa panino e pennica, per poi riprendere il sentiero di discesa e soffermarci alla visità del Santuario che adesso è aperto, ristrutturato da poco, grazie all'impegno dei valligiani.
Escursione tranquilla (850 m. di dislivello circa) adatta all'inizio stagione o in autunno, anche inoltrato, da cui si può godere (nebbia permettendo) di un ampio panorama che comprende la conca della val Soana e le cime del Parco Nazionale del Gran paradiso.
Con una piccola variante, dal colle di Crest si può inoltre “collezionare” anche la vicina Punta del vallone (2430m.)
W la Montagna e W gli Orchi

martedì 18 giugno 2013

Bici + Escursione Caselette - Forno Alpi Graie - Rifugio Daviso (To) 15 Giugno 2013

Una Gita d'altri tempi Bicicletta da casellette( to)->Forno Alpi Graie (to) con l'aggiunta dell'escursione a piedi da Forno Alpi Graie (Val Grande) al rifugio Daviso

Dal racconto dell'OrcoPolare
Pianifichiamo da tempo la gita che vi stò per raccontare, approfittando dell’assenza di mogli e prole impegnate in un w.e. “pallavolistico” al mare.
Parto con il me amis Nevruz sabato mattina alle 8,30 circa da Caselette saltando in sella alla mia MTB cigolante; mi segue a ruota il Nevruz con una bella MTB marca Bianchi . Portiamo entrambi in spalla un pesante zaino da montagna con il cambio di vestiario necessario per trascorrere due giorni fuori casa ed affrontare le temperature montane. Non manca nel mio zaino il tipico alimento dello sportivo : salame, acciughe al verde e peperonata; il pane lo compreremo da Paolo e Luciana a Pialpetta; il vino è già stato portato dal Nevruz a casa sua a Forno Alpi Graie qualche settimana prima. Quello sarà il nostro campo base..
Partiamo con la mente libera, con la voglia di staccare dalla società un paio di giorni; non abbiamo l’ansia da prestazione ed il  peso del nostro carico neppure ci consentirebbe di fare di più. Facciamo prima breve sosta a Pessinetto di fronte al “Materassaio” ( esiste ancora … ) per dare un po’ di tregua alle nostre schiene, poi proseguiamo lentamente per la nostra meta. Breve sosta in farmacia a Cantoira, pane a Pialpetta ed ecco laggiù le cime della catena delle Alpi Graie che sovrastano Forno ancora imbiancate sempre più vicine. Ancora un ultimo sforzo e ci siamo … 3 h e 30 e 54 km percorsi . Ora non ci resta che sistemarci e rifocillarci; domani il Daviso ci attente .
E’ domenica mattina, le nuvole corrono veloci nel cielo sereno, la temperatura è buona ma si avverte una fastidiosa umidità . Prepariamo i nostri zaini e partiamo dalla piazzetta di Forno A.G. (1.219 mt) ; qui un cartello in legno ricorda le battaglie che hanno avuto come scenario queste valli, la resistenza partigiana e lo straripamento del fiume Stura che nel 1993 ricoprì di fango e detriti buona parte del paese.
Troviamo subito il cartello che indica il sentiero 315 per il Rif. Daviso ( 2.280 mt. ) per raggiungere il quale il C.A.I. segna 3 h . Il cartello dice che il rifugio è aperto . Qualcuno ha visto e sentito l’elicottero fare il rifornimento; la stagione è iniziata !
Partiamo, attraversiamo la Stura mediante il ponte ed imbocchiamo, sulla destra, un ampio sentiero pietroso che segue la destra orografica del fiume; qui si trovano dritte pareti rocciose qua e là attrezzate per le arrampicate . L’umidità è elevata ed il caldo afoso a tratti asfissiante. La prima parte del percorso sale parecchio, mai bruscamente ma non dà tregua; dopo circa 50 m’ di cammino siamo già a quota 1.700 m . Il Nevruz è ancora leggermente “scimmiato” dalla serata precedente ed è socievole come il nonno di Heidi… ma a tratti canta … Proseguiamo, attraversiamo uno dei numerosi torrenti gonfi d’acqua servendoci di ponticelli in ferro messi dal C.A.I., il paesaggio è fantastico; la natura esplode con il verde intenso dei pascoli che ora stiamo attraversando, il viola delle genziane ed il bianco/giallo delle margherite, ogni erba è in fiore. Ancora presenti a basse quote numerosi nevai a confermare che quest’anno la stagione è molto in ritardo, le cime attorno a noi sono ancora completamente innevate ma il caldo degli ultimo giorni ha alimentato un numero indefinibile di torrenti e rigagnoli che creano suggestive cascate d’acqua che ci accompagneranno praticamente per tutta la giornata . Aumentiamo un po’ il passo approfittando dei pianori e delle leggere pendenze negative che si susseguono, poi si attraversa un altro torrente con un bel ponte di inox e si sale su dritti in direzione della malga del Gias Milon ( 1.993 mt ); da li a poco attraverseremo un tratto ancora innevato in prossimità dell’Alpeggio Gran Pian (2.132 mt), che due persone che incontriamo dichiarano di non esseri fidate ad oltrepassare ( ci dicono : “ noi siamo TONNATI …” ( come i VITELLI ?? ). Noi avevamo i bastoncini quindi, nessun problema.
Siamo quasi arrivati … il contrasto tra il verde del terreno che calpestiamo ed il bianco delle cime di fronte a noi, il silenzio che ci circonda rotto dal solo  gorgogliare delle acque ci fa vivere dei momenti veramente unici .
Ad un tratto, a sorpresa, scorgiamo la punta di una bandiera tricolore , è il Rifugio … lesti affrettiamo il passo , faccio anche un brevissimo filmino, il sentiero sale abbastanza diritto ma oramai sono gli ultimi metri e l’adrenalina balza a mille … siamo arrivati ( 2h 15 – 6km 350 mt – Indigeni del luogo dicono che solo 4 persone l’hanno fatto di corsa sotto l’ora …) !!
Che spettacolo ! Ci accolgono i volontari del C.A.I. di Venaria offrendoci un bel tè caldo di benvenuto ( ci stava proprio bene … ), a 15-20 mt. da noi , proprio sotto al rifugio, un numeroso branco di stambecchi (forse più di 15), pascola indisturbato … attorno alte ed aguzze cime imbiancate tra le quali primeggia la Levanna Orientale con i suoi 3.555 mt, la Punta Martellot (3.452 mt) con ai suoi piedi l’omonimo ghiacciaio, la Punta Girard ( 3.262 mt ), più in basso il Col della Fea ( 2.595 mt )
Decidiamo di pranzare al rifugio con ottima polenta, salsiccia ed arrosto di maiale sapientemente cucinato dalle “Madamin” del C.A.I. di Venaria che ci accolgono come  figli ! Chiudiamo con un ottimo tiramisù e bagniamo il tutto un una buona barberuccia … Prendiamo il caffè sul terrazzino del rifugio, ci godiamo ancora il paesaggio per qualche attimo, si vedono i due laghetti della Gura poco sotto al rifugio, il tetto del rifugio Ferreri (2.230 mt.) da tempo abbandonato poi, intimoriti da una nuvola passeggera, decidiamo di scendere.
Ripercorriamo esattamente lo stesso sentiero seguito per la salita ed in circa 1 h 30 siamo nuovamente a Forno, un po’ stanchini ma soddisfatti . Veramente un gran bel posto !
La nostra gita è quasi giunta alla fine, ci resta ancora la “forza” di farci una grigliatina serale, pernottamento al fresco di Forno e ripartenza lunedì in bici con meta Caselette previa sosta in località Groscavallo alla “Cà di Martu” per un buon e ricco pranzo in perfetto stile piemontese …
E chi ci ammazza !!

W gli ORCHI

domenica 16 giugno 2013

Gran Balconata del Cervino ValTournenche(Ao) 16 Giugno 2013

Foto Gran Balconata del Cervino (OrcoCamola)

Dal racconto dell'OrcoCamola
Non ci sono gare in programma e la voglia di cambiare aria è tanta. Perchè non fare una capatina in Valle d'Aosta? Le previsioni meteo sono buone quindi perchè non proporre a gli Orchi un bel giro sulla Gran Balconata del Cervino della Valtournenche? Il sentiero percorre su entrambe i lati tutta la Valle del Cervino, i luoghi che attraversa sono incantevoli e il panorama che si gode è mozzafiato. Il Cervino la fa da padrone ma anche le borgate e le valli laterali che si attraversano non sono da meno e meritano la scoperta.
In questi mesi le levatacce, il freddo, l'acqua, la neve che ci siamo sciroppati alla gare fanno si che evitiamo accuratamente di partire presto. Oggi fa bello e si parte tardi : "alleluja!".
Comunque alle 10 siamo in Valtournenche località La Magdeleine luogo dal quale decidiamo di partire. La Gran Balconata del Cervino è segnata come sentiero n. 107 e, lungo la valle, lo si può iniziare un po' ovunque.
Oggi percorriamo il tratto che va da La Magdaleine a Cheneil e ritorno. Variazioni di percorso le decideremo sul momento in base alla neve che troveremo.
La giornata è stupenda e onde evitare scottature di impiastriamo ben bene di crema. Corriamo il primo tratto fino a Chamois e da qui decidiamo di salire in direzione Colle di Nana (2700slm) dal quale il colpo d'occhio sul Monte Rosa e notevole. Proseguiamo quindi per il Lago di Lod (2000 slm) e in breve raggiungiamo il Santuario di Clavalitè a 2500 m. Da qui la copertura nevosa è costante e non è possibile salire ancora con le scarpe da corsa.
Il Santuario è stato costruito nel 1970 ed è dedicato a San Domenico Savio. Il punto è una sorta di spartiacque tra Chamois e Cheneil ed è a dir poco panoramico. Foto in tutte le pose e poi giù verso Cheneil. Per scendere passiamo dal colle di Fontana Freida, il quale sulla destra adduce alla Conca di Cheneil. In questo tratto, girato a Nord, sprofondiamo nella neve fin sopra il ginocchio. Con un po' di fantasia nella ricerca del sentiero riusciamo a scendere e ad unirci al tratto dell'Alta via n 1 che percorre il fondo della valle fino alla frazione. Oggi fa bello, siamo partiti tardi ma i piedi a bagno li abbiamo ugualmente messi ...
A Cheneil il tempo si è fermato; non arrivano ne auto ne funivie, c'è un piccolo alberghetto, qualche baita ristrutturate e altre usate dai margari. Come dice Paolo : "Spettacolo di posto".
Siamo al giro di boa del nostro percorso. Riprendiamo il sentiero 107 e in poco meno di un ora siamo nuovamente a Chamois dove ci rifacciamo con birra e paninazzo con fontina. Prima che l'abbiocco si impossessi completamente di noi ripartiamo sul tratto di sentiero percorso la mattina che ci riporta a La Magdeleine.
Vediamo decollare un piccolo aereo da turismo su una pista-prato in discesa lunga 100 metri e correndo tra camminatori, passeggini, cani e bambini slegati in breve siamo nuovamente alla macchina. Il panino si è cementificato nello stomaco... però "che gita spettacolo!".
Gli Orchi Camola, Paolo e Joack.