martedì 16 aprile 2013

Trail dei Gorrei Acqui Terme (Al) 14 Aprile 2013

Foto Trail dei Gorrei 2013 di OrcoGreg e OrcoMarvic
Classifica Trail dei Gorrei 2013
Edizione 2012
Edizione 2009

Sito Trail dei Gorrei
Sito Gli Orchi Trailers



Combattu souvent, Perdu parfois, Abbattu jamais
(scritto sulla canottiera di un concorrente francese alla 25°edizione del passatore)


Dal racconto dell'OgreDoctor

Pronti via...pochi minuti prima della 9.00 come sparato da un cannone mi lancio in questa ennesima sfida. Sensazione buone, le gambe girano a mille, nonostante i 35 km di allenamento con 1500 metri di dislivello fatti all'inizio della settimana con l’Orco Marcello. Mi sembra di andare come un treno.

I primi 10 km se ne vanno in poco meno di un ora, complice una bella e lunga discesa pochi km dopo la partenza. I posti mi sono famigliari, per aver corso il Gorrei nella versione corta nel 2011. Dentro di me penso, ora dovrei trovare il primo ristoro e in effetti arriva, puntuale, nello stesso posto di due anni prima. Verso il 17 km mi supera una fanciulla (Stefania Albanese ndr), che all’arrivo scoprirò essere arrivata seconda assoluta. Poco dopo il ristoro su una strada sterrata, una piccola distrazione per prendere un gel dallo zaino, e patapunfete!..una bella caduta che scolpisce per bene la mia fiancata destra (caviglia, ginocchio e gomito). Che dolore!…per fortuna ho salvato la faccia. Un altro trailer, tra lo spaventato e il divertito per l’acrobatico volo, mi chiede se va tutto bene…beh! proprio bene non va, ma non ho nulla di rotto, controllo di non sanguinare troppo e via verso il bivio del 18 km. Guardo il cardio e mi accorgo di averci messo poco più di 2 ore. Se avessi fatto la corta sarei arrivato in meno di tre ore al traguardo.
Entusiasta per come sta andando la gara, imbocco il bivio e mi avvio sulla parte di tracciato del lungo che non conosco e che si rivelerà il più bello. La natura che incontro è selvaggia, appena al risveglio dopo la stagione invernale con un accenno di fogliame a rendere gli alberi un po’ meno spettrali. La vista spazia in panorami sconfinati sulle colline vicine. Attraverso vallette, boschi e bellissime piccole frazioni.

La mente sgombra da pensieri…il cuore leggero…che meraviglia correre nella natura.

28 km, la svolta. Le gambe cominciano a dare segni di cedimento. In salita arranco, solo nei tratti in discesa e in piano riesco a mantenere un ritmo decente. Arriva la terza donna classificata, provo a starle dietro… niente da fare…al primo accenno di salita mi blocco e arranco nuovamente.
E bravo Ogredoctor, hai nuovamente corso con il cuore e non con la testa, come per una 20 km, a manetta…ma siamo solo a metà gara. Realizzo di aver drammaticamente sopravvalutato le mie possibilità.

Ora il flusso è al contrario, quelli che avevo passato inesorabilmente mi superano e sfilano via. Mi guardo indietro, da un momento all’altro mi aspetto di essere raggiunto dagli altri due orchi, compagni di avventura. Finalmente arrivano intorno al 32 km e li saluto come una benedizione, una vera manna dal cielo. Correre insieme è una altra cosa, un aiuto e un sostegno insostituibile. E non solo psicologico perché quando colpisco di punta una radice e il contraccolpo mi causa i crampi ad entrambi i polpacci, non posso fare altro che cadere con i due angeli custodi Orco Marcello e OrgoGreg, uno per gamba, che con pazienza provano a farmeli passare.

Mi chiedo cosa avrei fatto da solo…
40 km, forse ho bevuto troppo per il caldo, o ingurgitato troppi sali…nausea e male alla pancia da piegarmi in due. Provo a vomitare, ma non ho nulla nello stomaco e riesco solo ad avere dei conati. Mi fermo…ora sono più i tratti i cui cammino, di quelli in cui accenno a correre. All’ennesima salita mi assale lo sconforto, energie residue nulla, spia rossa fissa.

Gli altri due compari, si voltano a guardarmi e capiscono che non nè ho più, decidono di andare, Greg ha molto male al suo solito ginocchio e fermarsi ad aspettare diventerebbe un calvario anche per lui.

Vederli andare via è stata una mazzata, dentro di me si materializza l’idea dell’abbandono all’ultimo ristoro.

Ma che stai pensando, mi dico, mancano solo 6 km, non puoi abbandonare proprio ora.
Qualcosa scatta dentro, una leva inaspettata, ingurgito l’ultimo gel, l’ultima risorsa disponibile e miracolosamente riparto, ricomincio a correre. Ora il tracciato è un saliscendi continuo, ma le salite non sono più così proibitive. Cerco di riagganciare i miei due compagni. Arrivato all’ultima salita, sul prato che conduce al traguardo, li intravedo a non più di 500 metri, provo a salutarli, ma non mi sentono.
Arriveremo poco distanti l’uno dall’altro, contenti per una prestazione, dopo aver visto la posizione in classifica e il tempo finale, oggettivamente più che dignitosa.
Impressionante il tempo del vincitore e in generale il livello sempre più alto dei competitors che affollano queste gare.

Cosa dire di più…dopo 39 gare non ho ancora imparato a gestirmi; partenza a cannone e poi una grande remata fino alla fine. Giustamente come dice l'OrcoGreg, che di gare nè ha affrontate molte più di me e anche di molto più impegnative, non bisogna mai sottovalutare la distanza e 46 km con 2500 metri di dislivello, rappresentano sicuramente una prova di tutto rispetto.

Come farò quando dovrò affrontare i 119 km e 7200 della TDS?

Al di là della fatica condivisa con degli amici, dei posti stupendi che ho attraversato, dei visi felici degli altri corridori, dell'atmosfera di festa all'arrivo ieri mi sono addormentato con un pensiero letto su un libro di Trabucchi, che è diventato esperienza di vita:
E’  la nostra mente che fa la differenza. Tutte le metodologie più sofisticate di training possono allenare il nostro corpo. Essere in perfetta condizione fisica è certo fondamentale, ma sulla prestazione agonistica non incide per più del 20-25%. Quello che conta è la nostra mente.
Da dove sono arrivate quelle ultime risorse? Quali segreti cancelli ha aperto la mia testa per rimettermi a correre, quando mi sembrava di non averne proprio più? Possibile che un gel possa fare la differenza?
Quanto poco sappiamo di noi stessi e di come funzioniamo...

1 commento:

  1. in questo sta la grande diferenzatra i medici e gli ingegneri.
    I primi corrono con i visceri, i secondi con la testa.
    un anonimo trailer

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